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l'intervista
16 Marzo 2020
Paruzza al conseguimento del Master
La carriera di Davide Paruzza, trequartista classe 1994 del Montespaccato Savoia, è stata fin qui costellata da grandi palcoscenici a livello professionistico e da piazze decisamente importanti, da gol spettacolari ma anche da qualche infortunio e una sorte non sempre favorevole. Di esperienze ne ha vissute moltissime nonostante la giovane età; non resta allora che ripercorrerne le principali insieme allo stesso giocatore.
Si parte dagli anni nella Roma. “Quando passai in giallorosso da giovanissimo - esordisce Paruzza - ho sempre visto in Alberto Aquilani un idolo e un modello da seguire. Cercavo di imitarlo in campo e avevo anche lo stesso taglio di capelli. E pensare che adesso, a distanza di anni, è qui vicino casa gestendo la Scuola Calcio della Spes Montesacro. Dei tempi alla Roma ricordo con affetto soprattutto l'amicizia con Valerio Verre, di cui ero il compagno di stanza, e quella con i fratelli Ricci, con i quali invece viaggiavo insieme”.
Poi il trasferimento a Verona. “Successivamente passai alla Primavera del Chievo disputando un'annata positiva sia a livello personale che di squadra. Segnai 6 gol tra cui una tripletta al Padova; in quell'occasione mi riportai il pallone a casa. Arrivammo fino alla Semifinale Scudetto e venimmo battuti dalla Lazio, che allora aveva una squadra fortissima. Quell'annata fu strepitosa e proprio per questo pensavo che da lì potesse iniziare una carriera sicuramente più fortunata. Ma così non andò. Il Chievo decise di girarmi in Serie C al Castiglione e non fu una stagione particolarmente felice, ebbi un brutto infortunio e retrocedemmo con una squadra giovanissima. A quel punto il Chievo non mi rinnovò il contratto e iniziai la carriera nei Dilettanti. Ricordo particolarmente l'esperienza al Terracina dove conobbi un mister favoloso come Fabio Celestini (ora in Serie A in Svizzera con il Lucerna ndr). Mi ha insegnato molto e mi ha fatto capire delle cose che magari altri tecnici non erano riusciti a fare. Lui stava un passo avanti a tutti. Di Terracina ricordo anche la splendida tifoseria ed anche se giocavamo a porte chiuse fuori lo stadio erano in 400 a sostenerci, mentre riguardo gli allenatori vorrei citare anche Lorenzo D'Anna e Paolo Nicolato ovviamente del Chievo, con quest'ultimo attuale tecnico dell'Under 21. Dopo Terracina andai ad Aprilia ed anche lì tutto sommato fu una buona stagione. Firmai sei gol tra cui uno che porterò sempre dentro di me. Quello contro il Taranto all'86' su punizione, vincemmo 1-0 ed arrivò dopo qualche giorno dalla scomparsa di un caro amico di famiglia, per me come uno zio. Dopo l'Aprilia restai incredibilmente senza squadra, in D non riuscii a trovare nessuna buona proposta e così decisi di scendere in Eccellenza. Tra tutti progetti scelsi quello dell'Audace Savoia dove conobbi il Presidente Monnanni. Mi convinse sia per l'idea di calcio sia per tutto ciò che c'era dietro. Non ero ancora diplomato e grazie all'Asilo ci sono riuscito, per poi svolgere il corso di Management dello Sport alla Luiss con tanto di Master successivo. All'Audace ho trascorso due anni inframezzati da una piccola parentesi alla Boreale, un ambiente che reputo come un'isola felice e che ricordo con piacere”.
Infine arriva il Monte Savoia. “Con le ultime due stagioni credo si stia chiudendo un cerchio. Parlo ovviamente del Montespaccato. L'anno scorso è stato di transizione e preparazione, mentre l'attuale, anche grazie alle scelte compiute dalla società a partire da mister Ferazzoli, è quello della nostra consacrazione. Da parte mia ho cercato sempre di dare il mio contributo anche se spesso stato alle prese con qualche problema fisico di troppo. Ora che ero rientrato è arrivato anche questo virus ma è giusto che ognuno di noi resti a casa per combatterlo il prima possibile. Con il Montespaccato non scorderò mai il gol contro l'Astrea dello scorso anno”.
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