il caso

Pistolesi: "Vedo direttori che fino a ieri facevano i custodi..."

Storico bomber dei nostri Dilettanti e già dirigente di Morolo, Arce, Sora e Palestrina: "Concordo con Fabio Lucidi, preferisco stare fermo piuttosto che scendere a compromessi. Le figure professionali hanno lasciato posto a persone senza competenze, ma con lo sponsor"

Se fai il nome di Francesco Pistolesi ti viene subito in mente il prototipo dell’attaccante modello, quello che per serietà e professionalità ti dà più del 100% in ogni sua partita o allenamento. Ciò che lo ha portato a recitare un ruolo da protagonista in diverse piazze importanti come ad esempio quella di Sora, che lo lanciò giovanissimo nel calcio professionistico. Da lì in poi la costante di Pistolesi è stata sempre quella di fare al meglio il proprio mestiere, quello del bomber, segnando valanghe di gol nei nostri campionati. Quello del campo è un ricordo che resta ancora presente, di un passato glorioso e che da sei anni a questa parte però non gli appartiene più. Svestiti i panni da giocatore, Pistolesi ha iniziato infatti a lavorare come direttore sportivo ottenendo nella sua giovane carriera già ottimi risultati, dalle salvezze miracolose con il Morolo fino a sfiorare i play off con Sora e Palestrina, la sua ultima esperienza. Ad oggi, però, il dirigente resta sul mercato pur ricevendo diverse chiamate, ma contesti e dinamiche lo hanno spinto a rifiutare. Come dichiarato pochi giorni fa da mister Fabio Lucidi, anche Pistolesi non scende a banali compromessi. Mai come negli ultimi anni è cambiato il modo di interpretare il calcio dilettantistico. I principi di pura meritocrazia fanno ormai parte di un movimento che di fatto esiste soltanto in alcuni casi. Oggi si preferiscono magari i soldi alle conoscenze e alle competenze tecniche e sul campo, si stringono accordi per mera amicizia anziché andare alla ricerca di profili qualificati e che conoscono bene la materia prima. Il caso degli allenatori – sponsor riecheggia ormai di stagione in stagione con il discorso che si può tranquillamente allargare anche al ramo dei direttori sportivi. Lasciamo spazio alla visione in merito di Francesco Pistolesi.


Il calcio dilettantistico è cambiato. Questo a scapito della meritocrazia?

“Oggi mancano in primis delle figure professionali – esordisce il diesse -. E questo a tutti i livelli, dai settori giovanili fino ad arrivare nelle prime squadre. Il rispetto dei ruoli viene meno e vigono invece delle “regole” come ad esempio portare in panchina un allenatore che ha l’amico con lo sponsor e così via. C’è poca meritocrazia”.


Sei d’accordo dunque con quanto affermato da mister Lucidi.

“Lucidi è un allenatore top e che non ha nulla a che vedere con l’Eccellenza. È la controprova di quanto appena detto, un tecnico come lui ad oggi si trova a casa mentre in giro ci sono tanti allenatori messi così, per altri motivi. E poi ci lamentiamo che in Italia non emergono ragazzi validi, proprio perché alla base molto spesso non ci sono tecnici qualificati e preparati”.


Anche te quindi, a certe condizioni, preferisci restare fermo.

“Sono sei anni che faccio il direttore sportivo e mai sono sceso a compromessi, anche rifiutando società importanti. Sono dell’idea che i giocatori vadano scelti per il valore tecnico e non per altro, per amicizia o perché li porta un allenatore. Come detto, bisogna prima di tutto rispettare i ruoli partendo dal presidente che ha il compito di scegliere il direttore sportivo che a sua volta decide il mister. Con Adicosp (associazione direttori e collaboratori sportivi ndr) ci stiamo battendo proprio per ottenere la figura del ds in Serie D, in Eccellenza e in Promozione, e le società devono selezionare soltanto profili validi e certificati. Oggi vedo direttori che fino a ieri facevano i custodi… Questo non vuol dire che chi ha il patentino sia più bravo di chi non lo ha, ma significa soprattutto dare una linea professionale”.


Da quando hai smesso di giocare hai avuto comunque sempre l’opportunità di fare il direttore sportivo.

“Appena terminato di giocare ho preso subito il patentino a Coverciano. Alla base del mio lavoro c’è una preparazione e fortunatamente ho sempre trovato contesti seri e professionali. In tutte le mie esperienze da direttore ci sono sempre stati i giusti presupposti, tant’è che mi sono lasciato in buoni rapporti con tutti”.


Rispetto a quando giocavi cosa è cambiato?

“Ho avuto la fortuna di giocare nei professionisti e poi nei dilettanti. Nei prof c’era comunque una linea guida ben definita, ma in quegli anni anche nelle categorie minori le società erano ben strutturate e ogni figura rispettava il proprio ruolo. Cosa che invece oggi spesso non accade”.


Quindi non c’è più una gerarchia?

“In molti casi assolutamente no. È in primis il presidente che deve rispettare il proprio ruolo e a scendere tutte le altre figure dirigenziali. Oggi ci sono direttori sportivi che si prostituiscono per fare questo lavoro promettendo mari e monti quando invece non ne hanno né il diritto, né le capacità. Il calcio è tutta un’altra cosa. Nel mio caso, ho avuto chiamate da presidenti che volevano scegliere gli orari di allenamento o ad esempio il parco giocatori. Società che mettono dentro persone di fiducia per fare alla fine gli interessi propri, scavalcando quella che dovrebbe essere invece la figura del direttore sportivo. Perciò ho preferito rifiutare e restare fermo”.


Cosa andrebbe cambiato?

“Oggi vedo cose clamorose. Tutti i settori giovanili che presentano ragazzini, come classe 2006-2007 e persone che fanno mercato in categorie dove invece dovrebbe prevalere il divertimento. Figure che nella vita fanno tutt’altro e che chiamano i genitori e gli stessi ragazzi per promettergli chissà che cosa. La colpa credo sia anche dei genitori che oggi come oggi si esaltano sui social. Tutte queste persone le farei squalificare e metterei al contrario figure competenti e professionali con dei contratti veri e propri. Bisogna avere coraggio, una logica e lavorare secondo quelle che sono proprie idee senza scendere a nessun tipo di compromesso”.


Cosa ti aspetti per il futuro?

“Personalmente voglio fare il direttore come lavoro ma voglio farlo seriamente, non come il 90% delle persone che purtroppo ci sono oggi in circolazione”.

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