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L’INTERVISTA
18 Settembre 2020
Ha 34 anni ma non ha nessuna voglia di rallentare o di smettere. Michele Gallaccio ha sempre segnato grappoli di gol e quest’anno potrà farlo con la maglia della Pro Calcio Tor Sapienza di mister Russo. Ecco la sua intervista integrale:
Buongiorno Michele, come mai hai deciso di accettare il progetto della Pro Calcio Tor Sapienza? Cosa ti ha convinto?
“I motivi sono tanti. In primis il rapporto che mi lega alla famiglia Armeni, poi ci sono anche tanti personaggi e tanti amici all'interno del club come Rossi, Cannizzo, Vaccari e tanti altri. E' un ambiente che ho sempre stimato da fuori e conoscendo tutti dal vivo sono arrivato appena mi è capitata l'occasione. Sapevo che c'era anche il mister con i direttori che non conoscevo personalmente ma mi è bastato poco per capire che si trattasse di gente seria. Il gruppo, i ragazzi con cui ho giocato per diversi anni con parecchi di loro, il blocco vecchio della Pro Calcio Tor Sapienza hanno fatto il resto e non ci ho pensato due volte".
Tu hai sempre segnato grappoli di gol e, nonostante l’età continui ad avanzare, non hai nessuna intenzione di fermarti: quale è il tuo segreto? Quali sono le 3 caratteristiche che, a tuo avviso, deve avere un attaccante?
“Nonostante io sia vecchio, l'unico modo per salvarmi è quello di buttare dentro la palla perchè se non segno muoio di fame (ride, ndr). Essendo un attaccante vivo per il gol, ogni anno cerco di migliorarmi, cerco di curare tanti piccoli dettagli come l'alimentazione e la vita al di fuori del campo. Più vai avanti con l'età e più devi fare sacrifici, nessuno ti regala niente, i giovani corrono e vanno veloce, se tu non stai al passo loro fai fatica nonostante l’esperienza. Caratteristiche di un attaccante ideale? La fame in area di rigore che è una delle componenti più importanti, lucidità e furbizia".
Cosa ti è mancato per restare ad alti livelli nel professionismo? Hai un rammarico rispetto al tuo passato o rifaresti tutto?
“Per restare ad alti livelli ci sono una serie di componenti come nella vita in generale: fortuna, posto giusto al momento giusto e carattere. Mi sono ritrovato al Chelsea a 16 anni a guadagnare 10 mila euro al mese, quasi non sapendo quello che mi stava accadendo. Pensavo di essere arrivato, visto lo stipendo e la squadra in cui giocavo, ma non era così. Nessuno ti regala niente, non mi è mai mancato nulla e quindi non ho mai avuto quella fame di arrivare. Questo mi ha penalizzato, poi sicuramente le scelte fatte non mi hanno aiutato, ho sbagliato tutto quello che potevo sbagliare a livello di scelte. Se tornassi indietro, con i se e con i ma qualcosa di diverso proverei a farlo ma non rimpiango nulla. Se sono quello che sono ora è anche conseguenza del passato".
Quali sono il calciatore, il tecnico ed il direttore che metteresti nel tuo podio personale?
“Come allenatori cito Di Loreto e Scaricamazza, come Direttori Moroncelli e Bianchi, come giocatori Sasà Cangiano ed Alfonsi”.
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