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l'intervista
03 Novembre 2020
Il mondo dei Dilettanti è tornato nuovamente ai box. L’ultimo DPCM ha sospeso fino al 24 novembre tutte le attività dall’Eccellenza in giù, comprese tutte le categorie giovanili. Ancora una volta a pagare è lo sport, le società e tantissimi ragazzi che per almeno un mese non potranno allenarsi se non individualmente nel rispetto delle normative sanitarie. Giusto fermare un intero settore che a fatica si era rimesso in piedi dopo il lungo periodo di lockdown? Perché, dati alla mano, deve ancora bloccarsi un movimento che già ha pagato a caro prezzo un conto salatissimo anche se all’interno dei club sportivi il diffondersi dei contagi è quasi pari a zero? Stavolta come si ricomincia? Tutti interrogativi, questi, ai quali non possiamo rispondere con esattezza allo stato attuale. L’unica cosa che sembra certa è che così va ad aggravarsi una situazione precaria di suo e che rischia di compromettere tantissimi sacrifici e non solo. Una beffa vera e propria per tutte quelle società che hanno speso, e non poco, per adeguarsi alle nuove normative per garantire comunque il normale svolgimento delle proprie attività a fronte di una crisi imprevista e dura da assorbire. Forse è arrivato il momento di alzare la voce e di riflettere sulle ripercussioni, incalcolabili, che il nuovo stop porterà all’intero movimento dilettantistico e giovanile. Ne abbiamo discusso con il difensore dell’Unipomezia Andrea Casciotti, che sta affrontando il problema anche parallelamente essendo un insegnante di educazione fisica all’Istituto San Bendetto a Pomezia. Parola a lui.
Ciao Andrea, qual è il tuo pensiero sulla sospensione dei campionati dilettantistici?
“Trovo questa decisione decisamente assurda. Non capisco come possano mettere in difficoltà una categoria, nel nostro caso l’Eccellenza, senza nessun motivo. Purtroppo siamo considerati ultimi nel movimento calcistico nazionale, non vedo perché Serie C e Serie D possano andare avanti mentre a scendere deve bloccarsi tutto. Trovo ancora più assurda questa distinzione a livello nazionale nonostante ci siano moltissime società, come ad esempio la nostra, attrezzate per fronteggiare al meglio la pandemia. Sinceramente non capisco il motivo di questo nuovo stop, così si danneggiano soltanto i club e noi giocatori, sia chi lo fa per pura passione ma soprattutto chi con questo sport ci vive. Non credo sia giusto chiudere tutto come hanno appena fatto. Mi sembra di vivere in un film, è un qualcosa di surreale”.
Ti sei dato qualche spiegazione?
“Senza mezzi termini credo che siamo visti come gli untori della situazione quando invece i dati, come evidenziato nel vostro speciale, dicono altro. Purtroppo siamo le vittime sacrificali di tutto il sistema e non è assolutamente giusto”.
Ed anche sui protocolli ci sarebbe qualcosa da dire...
“Certo, ad oggi non esiste un protocollo chiaro. La conseguenza è che molte società ci marciano, basta vedere quanti rinvii ci sono stati nelle ultime settimane, sicuramente non sono tutti regolari. Capisco che se in una squadra ci sono dieci positivi è giusto fermarla in toto, ma se in un gruppo si riscontrano uno-due o tre contagiati non ha senso mettere in quarantena l’intera squadra se gli altri membri risultano ovviamente negativi”.
Mentre sui DPCM è tutto chiaro?
“Assolutamente no. Per ogni documento che viene emanato restano sempre moltissimi dubbi. Inizialmente avevamo capito che potevamo allenarci, poi è uscita la circolare che vietava ogni tipo di allenamento mentre soltanto dal vostro articolo si è chiarito che si può fare attività fisica nei centri sportivi a livello individuale. Perciò vedo tutto come un grande punto interrogativo. Invece di farci rasserenare ci trasmettono ancora più incertezza, e questo alla lunga genera timore”.
Che conseguenze ti aspetti dopo la nuova chiusura?
“Veniamo da una scottatura che ancora si sente dopo il lockdown di marzo, perciò non possiamo non essere in ansia e vivere una situazione del genere con tanta paura per il futuro. Tutta questa incertezza non ci fa bene e non fa altro che generare ulteriore tensione. Mi auguro che il tutto possa risolversi al più presto iniziando da un non prolungamento dello stop oltre il 24 novembre, altrimenti le conseguenze saranno ancor più gravi di quelle dell’ultima chiusura, di questo ne sono certo”.
Te che insegni alle Superiori, che riscontri stai avendo dai ragazzi?
“Sono molto rammaricati, chiaramente mancando lo sport gli viene meno qualche libertà che reputo fondamentale. C’è sicuramente un qualcosa di diverso nell’affrontare le giornate e questo in loro si avverte. Lo sport è salute, è il bello e il bene dei ragazzi. E’ l’unica cosa veramente buona che possano fare. Proprio per questo, reputo la sospensione come la sconfitta più grande per il Paese. A questo punto mi auguro che questa sia stata l’unica strada percorribile, altrimenti sarebbe un vero e proprio fallimento per tutti”.
Tornando alla scuola, anche voi state adottando la didattica a distanza?
“Sì, ormai siamo quasi al 100%”.
E immagino non sia semplice insegnare educazione fisica in questo modo...
“Esattamente, non è semplice anche perché non possiamo ovviamente svolgere esercizi fisici vedendoci con i ragazzi soltanto dietro ad uno schermo. Proprio per questo stiamo lavorando soprattutto sulla parte teorica trattando tematiche di natura strettamente attuale”.
Sei d’accordo con questo metodo?
“Per quanto riguarda la scuola sì. Sono pienamente d’accordo nel fare didattica a distanza, perché si limitano i contatti in un luogo chiuso come può essere la scuola stessa, oppure nei mezzi di trasporto che utilizzano molti dei ragazzi per arrivarci. Ribadisco invece di non essere d’accordo con lo stop del calcio dilettantistico e giovanile, così si danneggiano club e ragazzi, su questo non c’è alcun dubbio”.
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