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l'intervista
03 Novembre 2020
Erano i primi di marzo quando il Governo impose la prima sospensione di tutte le attività sportive su tutto il territorio nazionale. Uno stop inizialmente limitato a poche settimane ma che poi si è prolungato di mese in mese fino alla sospensione definitiva della stagione 2019/20, almeno per quanto riguardava i Dilettanti con invece le categorie professionistiche che, come noto, hanno chiuso la stagione sul campo seppur in estate inoltrata. Rallentata la pandemia, anche “noi” siamo finalmente ripartiti dopo quasi sette lunghissimi mesi di inattività. Una stagione, quella 2020-21, che nel cosiddetto calcio minore è ripresa tra mille difficoltà, con strascichi economici importanti per la maggior parte delle società rimaste in piedi. I nuovi protocolli, mirati anche all'adeguamento dei centri sportivi nel massimo rispetto delle normative anti Covid sono stati attuati al millimetro con massimo impegno da parte di tutti. Protocolli che sembravano poter reggere in chiave di una seconda, temibilissima ondata, che di fatto si è verificata. Usiamo la parola “sembravano” perché, nonostante siano stati espletati minuziosamente, il calcio dilettantistico è tornato a fermarsi o meglio, gli è stato imposto di fermarsi. E' di domenica 25 ottobre il nuovo DPCM che rimette ai box il nostro calcio e non soltanto lui, purtroppo. Ma è davvero la strada giusta da percorrere nonostante è stato dimostrato che all'interno dei nostri club il rischio di contagio è bassissimo? Senza poi calcolare le ripercussioni di natura sociale se, a causa del nuovo stop, i centri sportivi vedranno salutare moltissimi ragazzi. E se lo stop dovesse prolungarsi non possiamo non escludere l'ipotesi collasso del sistema ragionando più pessimisticamente. Insomma, fermarsi di nuovo non sembra far poter far bene al calcio dilettantistico, ma entriamo più dettagliatamente in merito alla questione con il presidente di una piazza storica come Fiumicino, Simone Munaretto, con il quale abbiamo analizzato a 360 gradi le possibili conseguenze di questa nuova interruzione.
Salve presidente, innanzitutto come giudichi questo nuovo stop da dirigente sportivo?
“Da presidente sono convinto che sia tutto completamente sbagliato. Se inizialmente si fa un DPCM in cui si comunica che lo sport dilettantistico può andare avanti, mentre dopo appena una settimana se ne fa un altro in cui si blocca tutto, allora vuol dire che non si sa e non si crede in ciò che si scrive. Purtroppo vedo tutta questa situazione, che ci riguarda da sportivi, come un grandissimo dramma. E poi quello che scrivono come dobbiamo interpretarlo? Non c'è chiarezza, soprattutto in momento come questo dove invece sarebbe la cosa più importante. Ma per ogni documento, per ogni circolare pubblicata nascono mille dubbi e domande in più. Così diventa impossibile anche organizzarsi e adeguarsi di conseguenza”.
A livello globale, invece, pensi che il Governo stia agendo bene?
“Posso dire che in tutti questi mesi, in cui sapevamo bene che ci sarebbe stata un'altra ondata di questa portata, ciò che è stato fatto sono soltanto i banchi a rotelle, che quando chiuderanno le scuole non serviranno neanche più quelli. Questo per far capire che oggettivamente non è stato fatto nulla di concreto per arginare il ritorno del virus. Bisognava incrementare i servizi sanitari, sia in personale che in macchinari, e non è stato fatto. Tutto questo è vergognoso, dovrebbero dimettersi tutti coloro che hanno potere decisionale nei nostri confronti. Il nostro popolo è stato finora sottomesso”.
In relazione ai protocolli sanitari, cambieresti qualcosa?
“Assolutamente, secondo me bisognerebbe cambiare il protocollo. Se in un gruppo squadra si riscontra la positività di un tesserato, allora sottoporrei tutto il gruppo a test attendibili e se il ragazzo è l'unico positivo isolerei soltanto lui, senza bloccare tutta la squadra. Non ha senso”.
E questo ricadrebbe anche sul numero delle gare rinviate.
“E' proprio questo il punto. Purtroppo è stato affrontato tutto in maniera spropositata. Innanzitutto il numero di tamponi è troppo elevato, è come se c'è una ricerca esasperata di tutti gli asintomatici. La gente chiaramente è anche spaventata, ma se in un gruppo il positivo è soltanto uno basterebbe isolarlo senza far fermare l'intera squadra. Per questo andrebbero rivisti i protocolli in merito, calcolando anche che più di qualcuno in questa situazione se ne approfitta facendo rinviare partite senza senso”.
Con questo nuovo stop credi che a rimetterci saranno le società?
“Parto dal presupposto che la nostra è una società che ha un bilancio annuale tra i 300.000 e i 400.000 euro. Dopo la sospensione di marzo siamo ripartiti con circa 180.000 euro in meno rispetto allo scorso anno compiendo inoltre delle scelte importanti. Ho dovuto tagliare diverse spese, come ad esempio sulla comunicazione, sul vestiario, sul personale e sull'impianto. E' vero che ci hanno agevolato nell'iscrizione, e di questo va dato merito alla Federazione, ma siamo riusciti a rimanere in piedi per miracolo prospettando comunque di riuscire a terminare la stagione. Ma questa nuova interruzione mi fa pensare che dovremo fare ulteriori valutazioni importanti, soprattutto se dovesse essere prolungata oltre il 24 novembre. Ad oggi abbiamo perso già il 20% degli iscritti nella Scuola Calcio, se tutto il movimento si ferma ancora cosa succede? Purtroppo il futuro adesso è incalcolabile, ma stando fermi diventerà tutto più difficile. Penso che più di qualche società rischierà di sparire, come già accaduto negli ultimi mesi in seguito al primo lungo stop”.
Cosa ti preoccupa maggiormente in questo senso?
“Una società sportiva ha un valore inestimabile per il tessuto sociale. Se queste vengono meno non c'è più nulla per i ragazzi e la società viene spinta in contesti e ambienti negativi. Credo che lo sport sia passione prima di tutto, ma se dobbiamo stare fermi, ripartiamo e ci rifermiamo, la voglia prima o poi diminuisce fino a sparire. Così facendo i ragazzi si disamorano per lo sport e questo mi spaventa, anche più del blocco delle aziende o di altre attività. Se a dicembre non ripartiremo temo che tantissimi ragazzi si perderanno e questo, oltre ad essere un danno sportivo perché non c'è più crescita e non c'è ricambio generazionale, e non è un caso se i giovani talenti oggi fanno fatica ad emergere ed affermarsi, è un grandissimo danno per la società. Far sparire un tessuto sociale del genere è gravissimo, questo mi preoccupa più di ogni altra cosa. Senza sport i ragazzi saranno per forza di cose orientati verso altri interessi, che purtroppo spesse volte li conducono ad una vita pericolosa, per sé e per gli altri. Quindi, bisogna fare molta attenzione, non concedere loro la possibilità di divertirsi in centri sportivi controllati e dove si rischierebbe di meno di contagiarsi è inaccettabile”.
Per il Fiumicino come intendi procedere?
“Ormai qui in zona sono rimasto da solo, tante realtà sono scomparse. Finora sono andato avanti per la passione per una piazza gloriosa, ma senza nessun aiuto di tipo economico o morale da parte del Comune. Vedremo se adesso ci sarà più interesse con questa situazione ma come detto, se lo stop dovesse prolungarsi oltre il termine previsto, non posso fare ad oggi delle valutazioni precise e ripeto, quest'anno siamo riusciti a rimanere in piedi per un pelo, non so cosa potremo fare a seguito di una sospensione troppo significativa. Mi auguro che questo non avvenga”.
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