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l'intervista
Il tecnico torna sulla sua separazione con i rossoneri delle ultime ore
08 Luglio 2022
Gian Luigi Staffa (Foto ©Pera)
Staffa via da Colleferro non è un temporale estivo che squarcia in due Caronte ma una consolidata realtà.
Tra il noto tecnico romano ed il sodalizio diretto da Giorgio Coviello finisce, anzitempo, in fase di costruzione, un rapporto che vedeva, sulla carta e nei proclami, il Colleferro virare dritto verso un campionato di vertice, nel plausibile girone B dell’Eccellenza che verrà.
"Tra me ed il Colleferro -racconta Gianluigi Staffa- la storia intrapresa è stata veramente importante. Mi era stata chiesta la salvezza e tra mille peripezie l’abbiamo raggiunta in maniera anche abbastanza epica, per usare un eufemismo". Poi, Coviello ed il suo entourage, hanno saggiamente rilanciato in alto, puntando su Staffa per un campionato, come accennato, da vertice. "Le intenzioni erano e restano queste. Io però intendevo costruire un certo tipo di squadra ed ho avuto sentore dalla proprietà di poterlo fare essenzialmente con le mie idee. Le cose stavano andando bene devo dirlo ma poi, col direttore sportivo, abbiamo avuto vedute diametralmente opposte in riferimento a determinati profili da "assoldare alla nobile causa" ed è così che alla fine, per il bene del Colleferro, a cui tengo molto che, si è deciso di non proseguire nel rapporto puramente professionale tra me ed il club rossonero". Nessuna polemica da parte di Staffa ma solo un atto di onesta coscienza nei confronti di un club che ha bisogno di serenità per compiere il grande salto da un campionato pericolante ad uno di alto livello. "Non è nel mio stile destabilizzare un ambiente calcistico tra l’altro dal profilo importante come è appunto Colleferro. Colleferro poi mi ha dato l’opportunità di rimettermi in gioco anche se, devo ammettere che l’ho sfruttata molto bene. Adesso non mi resta che ringraziare la proprietà, la piazza nel suo insieme, i calciatori ed ovviamente i tifosi per cui nutro grande stima e affetto: ai rossoneri auguro il meglio. Nel mio futuro vedo un club magari che mi lasci lavorare sostanzialmente con le idee che ho; non pretendo di fare solo di testa mia perché se c’è un direttore va naturalmente rispettato. In campo però i giocatori li metto io e se devo competere per il primo posto devo sentirmi sicuro di poter mettere sul terreno di gioco l’undici migliore possibile in base a come vedo io il calcio. Auguro al Colleferro di evolvere, la piazza merita il meglio".
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