Cerca

l'intervista

Francesco Cardinali e la maglia tatuata addosso. "Amo il Città di Anagni"

Il bomber ha festeggiato nel migliore dei modi il suo compleanno con una doppietta contro il Villalba

24 Gennaio 2023

Francesco Cardinali e la maglia tatuata addosso. "Amo il Città di Anagni"

Francesco Cardinali, bomber e capitano papalino (Foto ©Cassoni)

Ha compiuto 33 anni lo scorso sabato e domenica ha festeggiato anche la bella vittoria della sua squadra sul campo del Villalba giocando l’intero match con la sua immancabile fascia di capitano al braccio. Stiamo parlando di Francesco Cardinali, bomber del Città di Anagni, uno degli attaccanti più forti della nostra regione, un incubo per molti difensori.

Francesco, partiamo dalla gara di Villalba dove avete vinto e convinto: come giudichi la vostra prova? "E’ stata una vittoria meritata e il risultato ci va stretto. Abbiamo approcciato bene fin dal primo minuto, vincendo tutti i duelli in ogni zona del campo, giocando con la determinazione e voglia come deve fare una squadra che si trova nella nostra posizione di classifica. Già primo tempo abbiamo avuto due grandi occasioni, in una ci è stata annullata una rete a mio parere ingiustamente, poi nella ripresa siamo passati in vantaggio con D’Urso e abbiamo portato a casa questa vittoria fondamentale. Siamo al sesto risultato utile consecutivo, tre vittorie e tre pareggi, stiamo risalendo la classifica, ma il cammino è ancora lungo e non dobbiamo mollare un centimetro già da domenica prossima quando affronteremo il Gaeta che sarà arrabbiato per il pareggio casalingo con il Vicovaro".

Domenica la vittoria è stata ancora più speciale visto che sei tornato a giocare dal primo minuto dopo diverse giornate "E’ vero, venivo da quasi un mese di assenza nella formazione titolare per scelta tecnica. Ieri il mister mi ha schierato dal primo minuto e ho dato tutto quello che avevo per aiutare la squadra a centrare i tre punti. Stare fuori non fa piacere, ma non ho perso mai la voglia e la determinazione e penso di aver sfruttato bene questa chance. Credo che in questi momenti si debba dare di più e tramutare la delusione in maggiore convinzione nel momento in cui si scende in campo. Mi piacerebbe anche che questa mia esperienza possa servire come esempio per i più giovani che spesso alla prima sostituzione o alla prima panchina, si perdono d’animo".

Per capire cosa sei per questa squadra, basta vedere gli abbracci che ti hanno rivolto i compagni a fine gara. "Mi ha fatto chiaramente piacere ricevere il loro abbraccio e i loro attestati di stima, sono orgoglioso di essere capitano di questo gruppo ed essere un loro riferimento, a maggior ragione quest’anno che stiamo vivendo una stagione complicata".

I colori dell’Anagni sono una tua seconda pelle, non ha mai nascosto il tuo amore per questa squadra e per questa città: che effetto si prova a vederla in difficoltà? "Sono 8 anni che sono ad Anagni, amo questa città e questa squadra, reputo la società una famiglia, con molti dirigenti ci basta solo guardarci per capirci. E’ un periodo difficile specie per me che questi colori li ha nel sangue. Nella vita ho imparato che non si deve mai mollare fino alla fine, lottando su ogni pallone con il coltello tra i denti. Vorrei ringraziare anche la società che ha preso i giocatori giusti nella recente sessione di mercato anche se mi spiace per i compagni che sono andati via. A mio parere la squadra ora è pronta e determinata per giocarsi le sue carte per la salvezza, domenica scorsa lo abbiamo dimostrato: giocando sempre così credo possiamo tirarci fuori da questa situazione"

Facciamo un salto indietro nel tempo, torniamo ai tuoi 17 anni, al passaggio al Torino e quel maledetto infortunio che ti ha fatto svanire il sogno del professionismo: che sensazioni hai ora ripensando a tutto questo? "Ti confesso che ogni tanto ripenso a quello che sarebbe potuto essere e provo un po' di rabbia, ma al contempo sono contento della mia vita: ho una famiglia che adoro, gioco a calcio e mi diverto e non mi manca nulla. Sì, hai detto bene, a 17 anni il Torino mi prelevò in prestito dal Colleferro dove giocavo in prima squadra e stavo facendo benissimo nonostante fossi un ragazzino. Arrivare in maglia granata era un sogno di tanti ragazzi vista la qualità del settore giovanile. Allontanarsi da casa non è stato facile, ma dopo un mese ero perfettamente inserito in quell’ambiente e stavo facendo bene. In quella squadra c’erano bravi ragazzi e ottimi calciatori, uno su tutti Ogbonna che ha avuto una carriera eccezionale e ha giocato anche con la maglia azzurra. Purtroppo ebbi un infortunio quasi alla fine del campionato, pochi giorni prima del mio riscatto per il quale era quasi tutto fatto. Nel 2008, i tempi di recupero per la rottura del legamento erano lunghi e il Torino preferì non riscattarmi. Dopo la guarigione giocai in D a Frosinone, poi è nata la mia bimba e ho dato priorità alla famiglia e al lavoro".

Che ricordo hai di quel maledetto infortunio? "Penso sempre che non avrei dovuto provare a prendere quel maledetto cross (e sorride, ndr): era alto, forse troppo, mi sono tirato su col destro, provando a saltare in anticipo, poi, ricadendo, il ginocchio sinistro mi è andato in ipertensione e il legamento ha ceduto… con lui quel sogno! Ma oggi non ho rimpianti, sono orgoglioso della mia carriera e di quello che sono riuscito a fare nel calcio e nella vita, il mio gol più grande sono mia moglie, le mie bimbe e questa maglia che spero di indossare ancora a lungo".

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Gazzetta Regionale

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alle nostre newsletter

EDICOLA DIGITALE

Dalle altre sezioni