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l'intervista

Antonio Battistelli: "Questo non è più il calcio che mi ha fatto innamorare"

Il tecnico parla a 360° dell'esperienza a Ferentino, dell'idea progettuale e delle difficoltà che sono emerse e che hanno portato alla separazione con gli amaranto 

09 Novembre 2023

Battistelli

Antonio Battistelli (foto ©Pera)

Da pochi giorni si è conclusa la sua avventura sulla panchina del Ferentino. L'intervista completa a mister Antonio Battistelli che saluta il club amaranto e si toglie qualche sassolino in contrapposizione con la sua visione del calcio dilettantistico moderno.

Mister com'è maturata questa decisione?

"Siamo partiti in luglio a lavorare tutti i giorni insieme al direttore Daniele Lisi con un'idea ben precisa: una scommessa! Quella di dimostrare al calcio dilettantistico che con un progetto di crescita e costruzione, di scelta delle risorse umane con una linea giovane e costi contenuti, si sarebbe creato un modo più corretto e morale per fare calcio a questi livelli ma per il momento l'abbiamo persa. C'era la volontà di essere presi come modello di riferimento. Un obiettivo come altri per ridare fiducia e credibilità a questo ambiente che ormai ne ha perso".

Cosa non ha funzionato?

"La palestra, il serbatoio di uno sport che oggi viene deriso al livello nazionale e che prima era un vanto. I ragazzi non giocano più a calcio per strada non ve ne siete accorti? È una sconfitta" - aggiunge - "addetti ai lavori dicono che il livello dell'Eccellenza, nello specifico si alzato. In cosa? Magari nelle cifre spese e nei fattori stressanti ma nei contenuti? In cosa è migliorato il calcio dilettantistico negli ultimi 15 anni? In nulla, zero! Ah no, una cosa positiva dal mio punto di vista c'è ed è la tecnologia e la struttura mediatica che lo circonda da fare invidia alle Serie A. Ma questa evoluzione così ben curata e professionale non è parallela ai contenuti espressi dai protagonisti che sono superficiali e con pochi valori e rendono il calcio dilettante la satira della massima serie".

Tornando al Ferentino, come ha trascorso questi mesi?

"Abbiamo strutturato una squadra vigorosa giovane e con voglia di crescere, abbiamo dovuto fare i conti con un calendario che ci ha regalato nelle prime 6 giornate tutte le squadre costruite per vincere questo torneo: Colleferro, Terracina, Certosa, Anagni, Lodigiani. Tranne contro il Terracina abbiamo sempre meritato di uscire dal campo con i punti, grazie a prestazioni notevoli. In queste gare abbiamo pagato degli errori individuali che fanno parte della crescita oltre a disattenzioni dovute all'inesperienza. Questo associato a conduzioni arbitrali discutibili (6 gol annullati in 11 giornate con testimonianze video) ci hanno penalizzato e messi subito in fondo alla classifica per una prova di carattere a cui non eravamo pronti. Abbiamo avuto tra infortuni ed espulsioni sempre una rosa a disposizione limitata e parliamo di 6 assenze e questo vuoi o non vuoi  ci ha penalizzato fortemente - continua - adesso la squadra deve reagire assolutamente e abbiamo pensato di fare qualcosa di forte e visto che molti sono calciatori da me allenati e con cui esiste un rapporto oltre il calcio, l'unico scossone è il cambio alla guida tecnica, spero per il Ferentino in una reazione di orgoglio".

Cosa lascia mister?

"Spero di aver dato un contributo importante sotto l'aspetto umano e un apporto accrescitivo. Sotto il profilo tecnico non sono soddisfatto. Nella preparazione e nella prima parte di campionato ho perseguito le mie idee e difeso i miei principi a spada tratta ed era la linea giusta ed il motivo  per cui sono stato chiamato. Ad ottobre sono venuti a mancare i risultati ci siamo adeguati alla confusione che nei periodi negativi si solito si crea ed abbiano optato per il lavoro ed il silenzio che è la miglior cura quando le cose non vanno. Quando fai una programmazione puntando alla crescita, la devi mantenere con la consapevolezza che  occorre tempo per una metamorfosi e il tempo non è definibile non si può dire quanto. La strada più corta tra A e B in geometria è una linea  dritta ma la più bella è fatta di curve perché vedi più cose".

Una separazione condivisa quindi?

"Insieme al direttore Daniele Lisi, al presidente Antonio Ciuffarella e al vice presidente Vittorio Ficchi, che ringrazio per la fiducia, abbiamo valutato se continuare il lavoro o meno. Abbiamo deciso che i tempi erano ormai stretti e che la separazione fosse la soluzione migliore per ora".

Vorrebbe da subito una nuova panchina?

"Le dico la sincera verità, forse non è più il mondo che 40 anni fa mi ha fatto innamorare".

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