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L'intervista
Il giovane direttore sportivo fa il punto a 360 gradi in casa amarantoceleste
26 Gennaio 2024
Mattia Di Loreto (foto ©SSA Rieti)
Classifiche alla mano, Mattia Di Loreto, solo ventotto anni, pare sia il direttore sportivo più giovane d’Italia dopo Andrea Ferretti (27 anni), della Feralpisalò (serie B). Ferretti, ha contribuito a portare la Feralpi dalla C alla B, addirittura; Di Loreto, ex Sambenedettese, ha un campionato di Promozione, fresco, vinto con l’Amatrice in bacheca: punta al bis con la SSA Rieti, quest’anno. "Sì -racconta Mattia Di Loreto- sarebbe fantastico. C’è tanto entusiasmo a Rieti. La squadra è forte, crediamo di poter scrivere tutti insieme una pagina importante di questo illustre e amato, da tutti noi, club". Un gruppo già forte quello amarantoceleste, rimodulato a Dicembre, in maniera a dir poco regale... "Abbiamo perso Donatangelo, per sua scelta. Sono andati via Monaco di Monaco, Covarelli, Sciarra e Pezzotti. Ma a Rieti abbiamo portato Bertino dal Giulianova, Boubacar dall’Atletico Ascoli, Ratalin dal Policoro, Coppola dalla Vastese, Aversa dal Latina, ma soprattutto siamo riusciti a strappare alla serie D due pezzi veramente da novanta come Sarritzu e Alessandro; insieme a Rossi e Giovannini, formano una batteria di attaccanti sensazionali per la categoria". Ora poi, senza nulla togliere a chi c’era prima, siede sulla vostra panchina un top come Aldo Gardini. "Sicuramente è stata fatta una scelta in linea con con i criteri che, come club ambizioso, ci siamo imposti di perseguire tenacemente, da un certo punto della stagione in poi; Gardini per noi è un valore aggiunto; ha sempre fatto solo serie D". Tutto procede per riportare il Rieti nei professionisti, nel medio termine, insomma. "È l’obiettivo tracciato senza indugio dalla proprietà: cerchiamo di ottenerlo. Ce la stiamo mettendo tutta, direi". Intanto va vinto un campionato di Eccellenza che ha un tasso di difficoltà elevatissimo. "Proprio così. Ne siamo consapevoli, proprio per questo abbiamo provato ad alzare la cosiddetta asticella sotto ogni aspetto. Nel girone A c’è grande competitività, questo rende il torneo bellissimo ma al contempo indecifrabile, soprattutto per quanto concerne la lotta ai primi due posti". Cosa ti ha spinto ad intraprendere la carriera da direttore sportivo ? "Ho tanta passione per questo lavoro. Per me stare al Rieti è un autentico privilegio ma non mi pongo limiti. Il mio obiettivo è crescere, salire, migliorare a 360 gradi, la qualità della mia vita professionale". Per un giovane emergere in Italia non è affatto facile. "Però -conclude Mattia Di Loreto- se uno si impegna, se lavora sodo, nulla è precluso. Bisogna coltivare con grande cura i propri sogni, le proprie aspettative; questo è il punto di partenza principale e fondamentale".
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