l'intervista

Ladispoli, volti sereni dopo la battaglia: parola a Puccica e Fioravanti

Gabriele Tossio

In una Domenica mattina, tramite un miracolo impastato di devozione, è arrivata la benedizione divina. Squarci di sole incontaminato, hanno dipinto gli innocenti sorrisi rossoblu nella città eterna. Quella dell’Academy Ladispoli salvo, attraverso un play out lontano dalla terrazza di casa, è una storia d’amore e redenzione. L’unico peccato commesso, è stato quello di sfidare il mondo dei potenti, assaporarlo, viverlo, fino a vincerlo.  Bistrattato da tutti, l’Academy, ha creduto di portare la rattoppata barca in salvo; erano pulcini neri, ora sono cigni bianchi. “La storia l’abbiamo scritta noi, dimostrando che si può emergere anche con poche risorse. Il nostro percorso è un inno alla genuinità, ai sentimenti”. A parlare è una donna, una mamma, la presidentessa dell’Academy Ladispoli Sabrina Fioravanti. Lei ci ha sempre creduto fortemente nei suoi ragazzi. E, proprio come dovrebbe fare sempre una mamma, ha instillato in loro, il seme della fiducia a prescindere. Perché è così che si campa, credendo sempre in se stessi, pretendendo di petto le paure, senza schivarle “Anche nei momenti più tristi -narra la Fioravanti- nessuno si è mai realmente abbattuto. Se penso a quello che è stato affrontato con orgoglio e dignità, posso solo dire grazie ai ragazzi perché hanno recepito il messaggio, lanciato con insistenza da me, dal mio più fidato collaboratore, dal mister e, da tutti coloro che, hanno veramente creduto in qualcosa di impensabile da portare a compimento”. Il fidato collaboratore ne ha subite tante. Talvolta si è etichettati in un modo quando in realtà, il male è in chi punta il dito, in chi provoca perché semplicemente soffre nel non avere le capacità adatte per stare in un mondo in cui, tutti vorrebbero stare: il calcio. Quel famigerato collaboratore rimane, in questo tratteggio, nell’anonimato. Molti non appaiono ma determinano perché sanno e, lavorano, prolificamente in silenzio. La Fioravanti, mamma Fioravanti, la Mi Lady del Ladispoli, ha avuto in Lillo Puccica il pater familias ideale, per il suo fantasioso, bizzarro ed esageratamente criticato progetto. “La gioia che ho provato dopo il play out vinto -racconta un filo emozionato mister Puccica- è un sentimento che faccio fatica a contenere dentro di me. Sono felice per i ragazzi, per tutta la dirigenza e, in particolare per la presidentessa Fioravanti. Lei ha i suoi modi talvolta contrastanti con quello che in realtà è, ovvero una persona dolce, ricca d’amore per il suo Ladispoli. Con me è sempre stata eccezionale”. Puccica che, è l’artefice, l’attore principale, il cantautore di una melodia che, il mondo rossoblu canticchierà per sempre. “Prima della partita ho parlato ai ragazzi e gli ho detto di essere se stessi, che non dovevano dimostrare nulla ma solo fare ciò che, con tanta passione hanno portato avanti tutto l’anno. Non si sono mai abbattuti, anzi, dopo ogni sconfitta si sono sempre allenati con professionalità, con la gioia negli occhi di stupirsi: lo hanno effettivamente fatto”. Ladispoli ha amato se stessa. Derisa, maltrattata, infangata, a tratti deturpata. Lei, Ladispoli, ha subito, con dignità, da una terrazza diroccata; ha guardato il cielo e, col tempo, dipingendolo, si è presa il suo sogno, baciato, da paterna stella

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