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l'editoriale

Il sistema Calcio ha fallito: troppe pressioni sui ragazzi

Dai sedicenni con i crampi alla rissa di Pavona. Il mondo del calcio giovanile ha bisogno di un grande rinnovamento

03 Maggio 2016

Un'immagine dal match di Pavona

Un'immagine dal match di Pavona

Un'immagine dal match di Pavona

Mi sono sempre chiesto: come fanno dei ragazzi di 15, 16 anni ad avere i crampi dopo un'ora di gioco? Eppure, quando ancora calcavo i campi, ricordo che la partita del week end quasi non bastava a sfamare la voglia di calcio. Dopo l'impegno di campionato mi ritrovavo spesso con gli amici per imbastire una partitina in parrocchia... Almeno una "tedesca"! Oggi la risposta è abbastanza semplice e non risiede nella differente tolleranza allo sforzo fisico quanto nella provante pressione psicologica che questi giovani atleti sono costretti a sopportare. Il sistema calcio, nelle condizioni attuali, è evidentemente fallimentare. Ha avuto il poco gratificante merito di esasperare il senso della vittoria e del risultato nel mondo del calcio giovanile dilettantistico, acuendo la tensione che, ovvietà, può poi sfociare in violenza. La rissa tra Albalonga e Pro Calcio Tor Sapienza (scene angoscianti), è l'ennesima "pagina nera" dell'ennesima stagione travagliata. E in tutto questo ci si chiede: cosa viene fatto concretamente dalle istituzioni? Pressoché niente. L'unica certezza, stavolta eviteremo, è che se provassimo a trovare risposte dai “Soloni del calcio” (per dirla alla De Laurentiis) incapperemmo nel tristissimo "scarica barile". Eviteremo perché non serve mettersi alla ricerca dell'italianissimo capro espiatorio, è necessario prendere atto di una situazione drastica a cui, chi ama lo sport, vuole urgentemente porre rimedio. Ha fallito la formula dei campionati così intesa: Elite, Regionali, Provinciali. Ha fallito la Coppa Disciplina (sai quanto gliene frega a un ragazzo dei 100 punti quando, privo di lucidità mentale al termine del match, vede svanire l'obiettivo che a "tutti i costi deve fare suo”). Oggigiorno sembra più semplice per una squadra di Serie A accettare un anno di rifondazione in B, piuttosto che per una dilettante del Lazio dare l'addio all'Elite. Stomacato da genitori che parlano di club che vogliono a tutti i costi il proprio figlio per l'Elite, mi chiedo perché a questi ragazzi non venga detta semplicemente la verità, ossia che la stragrande maggioranza di loro non farà mai il calciatore professionista ma avrà la grande fortuna di potersi divertire giocando a calcio, nel tentativo arduo di costruirsi un futuro in questo decadente paese. Ogni volta che tornavo sui campi per le finali, invidiavo i ragazzi perché l'agonismo rende ancora più divertente la sfida, ma ora tutto sembra meno che si divertano. Il sistema ha fallito e hanno fallito tutte le sue componenti. Facciamocene una ragione perché solo prendendoci tutti le proprie responsabilità possiamo sperare di cambiare qualcosa e tornare a far sì che lo sport sia una festa. Quella festa e quello spettacolo cui ho assistito al campo Roma, per il match tra Pro Appio e Luditur di Seconda Categoria. Si parlava di “rissa annunciata” e invece, a parte un paio di petardi di un certo rilievo, tra canti, balli, sfottò e fair play dei 22 in campo, ha vinto il calcio, ha vinto l'emozione dello sport. I complimenti a entrambe le tifoserie (da far invidia a quelle di Lega Pro), da parte di un giornalista che tutto vuol fare meno che il "terrorista", preoccupato che a emergere sia la verità.

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