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il caso
14 Ottobre 2016
Il bullismo irrompe nel calcio giovanile. Uno dei fenomeni più degradanti della nostra società, contro il quale sono state attuate dalle maggiori istituzioni campagne di lotta e sensibilizzazione (ultima in ordine di tempo la Scream Challenge(in basso il video con Leonardo Bonucci), alla quale stanno partecipando gli sportivi di tutto il mondo, tra cui molti calciatori di Serie A), si è manifestato in via Candiani, casa della Nuova Tor Tre Teste. Un fatto gravissimo, accertato dalla Procura Federale e accertato dalla nostra redazione pochi minuti fa, con il Comunicato Ufficiale n° 91 (clicca qui) diramato dal Cr Lazio. Una brutta storia, che coinvolge una delle società dilettantistiche più in vista del panorama nazionale.
I fatti Il tremendo episodio, emerso solo adesso, è avvenuto durante la stagione calcistica 2014/2015. La vittima (di cui non faremo il nome anche se tutti i protagonisti, come tesserati, sono citati nel Comunicato Ufficiale) è un giovane calciatore del 2003 che durante l'anno è stato, suo malgrado, oggetto da parte di sette compagni di squadra “in concorso tra loro, di atti di intemperanza e bullismo, taluni dei quali gravemente lesivi della sua dignità, quali la minzione sulle gambe durante la doccia e contestualmente, in alcune occasioni, l’avergli poggiato il pene su
una coscia”. Tutto questo veniva denunciato a staff tecnico e dirigenziale della Nuova Tor Tre Teste da parte del padre del giovane calciatore, ma a questo punto emerge un altro aspetto inquietante.
Nessuna sorveglianza Perché la Procura Federale ha accertato, anche tramite testimonianze di altri tesserati esterni alla vicenda, che il tecnico Paoloni “seppur a conoscenza della presenza nella squadra di elementi problematici, ha omesso di esercitare la necessaria vigilanza prima, durante e dopo gli allenamenti, in modo da prevenire i gravi episodi di cui sopra”. Anche Alessio Di Bisceglia è per la Procura “nella qualità di presidente della Tor Tre Teste, responsabile di violazione dell'art. 1 bis, comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva (violazione ai doveri di lealtà, correttezza e probità, ndr) in quanto a conoscenza dei fatti per le continue lamentele rivoltegli dal padre della vittima e ometteva qualsiasi attività di sorveglianza per il caso in argomento”. Nessun provvedimento da parte dei responsabili quindi, neanche minimo, nonostante le continue segnalazioni di un genitore che in più occasioni aveva espressamente denunciato la situazione a chi dovrebbe garantire l'ambiente più sereno possibile dove far crescere questi ragazzi, o almeno è questo che si aspettano i genitori. Inutile sottolineare come anche in tempi recentissimi, episodi del genere abbiano portato giovani poco più che bambini a commettere gesti estremi, evidentemente travolti dalle pressioni che situazioni come queste esercitano sulla loro psiche.
Patteggiamenti e punizioni troppo leggere Ma non finisce qui. Grazie alla Procura siamo arrivati a conoscenza di questo terribile episodio, vero, ma le sanzioni inflitte ci sembrano quantomeno irrisorie. Due giornate di squalifica ad uno dei bulli, una ad altri tre. Quattro mesi a Paoloni, mentre Alessio Di Bisceglia ha scelto la via del patteggiamento e lo scorso 11 agosto ecco la sentenza riportata dal Comunicato Ufficiale N. 44/AA (clicca qui)che recita testualmente: “rilevato che il Presidente Federale non ha formulato osservazioni in ordine all’accordo raggiunto dalle parti relativo all'applicazione della sanzione di 5 mesi di inibizione per il Sig. Alessio Di Bisceglia e di € 800,00 per la società G.S.D. Nuova Tor Tre Teste. Si rende noto l’accordo come sopra menzionato”. Pochino, non trovate?
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