L'evento

Sport e disabilità: l'esempio in casa Don Bosco Nuovo Salario

Intervista ai genitori del piccolo Christian e alla responsabile Daniela Rippa che confermano come la società sia un centro davvero rivolto al sociale

Spesso si parla dello sport come strumento di integrazione, aggregazione e socializzazione. Abbiamo voluto raccontarvi questa storia particolare del piccolo Christian portierino del Don Bosco Nuovo Salario e del supporto che gli danno i genitori Andrea e Marzia e tutta la società. Di seguito l’intervista al papà Andrea che ci racconta la sua esperienza attraverso la passione di suo figlio per il calcio, il Don Bosco e il ruolo del portiere.

Una domanda diretta: quanto ha inciso e quanto oggi incide la pratica sportiva nella vita di suo figlio? "Per un bambino la cui vita è scandita dalle terapie riabilitative, oltre che dagli impegni scolastici, sicuramente un momento di svago come l' attività sportiva rappresenta una valvola di sfogo molto importante che in alcuni casi annulla il gap con gli altri bambini"

Da genitori, il primo giorno di Scuola Calcio avevate qualche particolare paura, timore o ansia? "Sicuramente ci siamo avvicinati con qualche perplessità quando lo abbiamo iscritto, ma relativa solamente alla piccola età di Christian ( 4 anni e mezzo ). L' ambiente era da me conosciuto visto la mia partecipazione passata alla vita sportiva del Pas Don Bosco e da questo punto di vista la scelta è stata mirata. Conoscendo con il passare dei giorni Daniela e i mister di quel momento, le nostre perplessità sono sparite e abbiamo visto nascere in Christian la passione per il ruolo del portiere, anche superando il brutto momento del suo piccolo primo grande infortunio".



Si parla spesso di valori che lo sport trasmette o dovrebbe trasmettere, lei quale crede possano essere questi valori guardando l'esperienza diretta di suo figlio? "I valori che il calcio dovrebbe trasmettere sono legati ai concetti di lealtà, della sportività e della fratellanza e sicuramente sono le basi che in questi anni tutte le figure che ruotano intorno a mio figlio stanno portando avanti. Certo non è facile avere a che fare in alcuni momenti con un bambino con un problema di sordità, ma credetemi che spesso se non guardi le orecchie di Christian non ti rendi conto del problema e lo tratti come un bambino normale". 

L'ambiente in cui uno si muove e vive conta moltissimo. Che ambiente avete trovato al Don Bosco Nuovo Salario?

"Come già detto in precedenza conoscevo il Don Bosco visto il mio passato calcistico e dopo tanti anni, pur con persone diverse ho ritrovato quella famiglia che guarda ai propri figli come una mamma e un papà dovrebbero fare con ogni figlio; tutti insieme si lavora per uno scopo: far crescere ottimi “ometti” prima che calciatori.


Per concludere, sappiamo che vostro figlio ha una passione sfrenata per il calcio e per il ruolo del portiereCosa credete abbia imparato sino ad oggi dal giocare a calcio e vivere in una squadra? "Ormai sono quattro anni che Christian ha scelto di fare il portiere e devo dire che dopo qualche remora iniziale oggi siamo contentissimi di questa sua scelta. Questo ruolo lo fa sentire importante e in alcuni casi è servito anche a lui per integrarsi all' interno della squadra. Dal giocare a calcio sicuramente ha imparato che non bisogna mai arrendersi e che anche una sconfitta può essere bella se vissuta senza pressioni; per quanto riguarda lo spirito di squadra, sicuramente dopo tanti anni,pur cambiando molti compagni, rappresenta una figura importante all' interno e assieme a molti suoi amici di squadra hanno creato un bel gruppo che va al di là del calcio. Ormai la diversità di Christian non viene più notata e questo sicuramente è grazie al lavoro che lui stesso fa ogni giorno e al lavoro che tutti noi al Don Bosco facciamo insieme"



Per concludere l’intervista abbiamo intercettato anche Daniela Rippa, la Responsabile del Settore Calcio del Don Bosco Nuovo Salario, alla quale abbiamo chiesto un parere sul piccolo Christian: “Per quel che ci riguarda avere Christian nella nostra Società è solo un valore aggiunto. Partecipe, simpatico, giocherellone, non sta zitto un secondo (e per uno che non proferiva parola è già questo un gran risultato!). Ha mostrato a tutti che con la volontà è possibile arrivare e fare tutto. Anche dopo il grave infortunio che aveva avuto il primo anno, ha ripreso con caparbietà gli allenamenti, mai timoroso di buttarsi pur di parare un tiro. Lo ricordo ancora a casa, ingessato ma con il borsone del Don Bosco vicino e la tuta da allenamento indosso! Abbiamo imparato tutti a comunicare con lui, anche se non sappiamo il linguaggio dei segni è lui che si organizza e ci mette nelle condizioni di capire....Le parti sono invertite, lui colma le nostre lacune. Il nostro portierone è un vero maestro di vita.”


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