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l'intervista

Sporting Roma, Filanti: "Crescere grazie al calcio"

Il direttore si apre in una intervista che infonde valori umani ed esperienze di vita

21 Agosto 2017

Sporting Roma, Filanti: "Crescere grazie al calcio"

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Nel calcio, come nella vita, ci sono dei valori dai quali è impossibile presscindere. Forse il più importante e quello che li racchiude tutti è l'umanità. L'Accademia Sporting Roma, nella figura del Direttore Filanti tenta con cinismo e determinazione di infondere queste idee a partire dalla scuola calcio: "Conoscevo un frate - dice Filanti - Padre Davide Maria Turoldo, che in una sua intervista raccontava che quando chiedeva ai giovani cosa avessero voluto diventare, questi rispondevano: un pilota, un calciatore, un dottore, ma nessuno che rispondesse mai che voleva diventare un uomo. Io credo che, specialmente di questi tempi, abbiamo bisogno di una nuova umanità o meglio di un nuovo umanesimo, soprattutto nel difficile mondo del calcio, dove si rischia di non avere più valori". L'obiettivo è ambizioso, ma Filanti ha già portato avanti diverse iniziative verso questa direzione: "ho scritto diversi libri, tra cui due che raccontano il mondo del calcio “Genitori nel pallone” e “Il taccuino del mister”, inoltre ho all' attivo altri libri di racconti e raccolte di poesie. Tutto questo per sensibilizzare il mondo del pallone e non solo". Il Direttore non si definisce uno scrittore prestato al mondo del pallone, ma come una persona che vuole restituire quanto donatogli negli anni: "Provo a essere semplicemente un uomo che avendo ricevuti molti doni, nelle presenze che mi hanno formato nel corso degli anni, tende a restituirli. “La vita se non si dona marcisce” dice il Barone, il mio protagonista del “Taccuino del Mister”! " Infine una parentesi, neanche troppo breve, sulla sua nuova esperienza nella scuola calcio: "Nel passato  mese di giugno ho avuto l’opportunità di seguire alcuni tornei di bambini di scuola calcio, ospitati in due diverse società che vanno tra le maggiore e sono rimasto basito: genitori e mister che urlavano come ossessi, direttori che entravano in campo a fine partita urlando a loro volta, bambini che giocavano contratti, senza provare un solo gesto tecnico, un dribbling, un tunnel, una veronica, sempre e solo a due tocchi o addirittura di prima, tesi solo a tirare la palla in rete, a vincere. Uscivano dal campo, senza un sorriso, al di là di essere vincitori o vinti. Uno spettacolo deprimente. Così mi sono ricordato di quello che mi era capitato di osservare a Barcellona, durante uno stage in Spagna e ho proposto all’Accademia Sporting Roma, un nuovo modello di avvicinamento al calcio per i bambini, una Cantera , dove scavando con molta delicatezza, attraverso il divertimento, la coordinazione motoria, la tecnica individuale, con esercizi vari e gioiosi, il “gioco” del calcio riacquisti la fisionomia primitiva di “spettacolo”, ridiventando il gioco più bello del mondo.

 

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