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l'intervista

Grifone, Trotto: “Il portiere? Si allena il doppio di un giocatore”

Lavoro specifico, schede personali e monitoraggio costante negli anni. Il preparatore svela i segreti degli estremi difensori rossoblu

27 Aprile 2018

Ugo Trotto, preparatore dei portieri del Grifone Monteverde

Ugo Trotto, preparatore dei portieri del Grifone Monteverde

Ugo Trotto, preparatore dei portieri del Grifone Monteverde

Nel corso degli anni il calcio è cambiato e, di riflesso, anche il ruolo del portiere ha subito un evoluzione costante. Lo sanno bene al Grifone Monteverde dove, da ormai cinque anni, Ugo Trotto allena e cresce gli estremi difensori rossoblu. Un lavoro quasi maniacale che si sviluppa nel corso di tutta la settimana, e basato su allenamenti specifici, schede personali per ogni ragazzo e un monitoraggio costante negli anni. “Il portiere si allena il doppio rispetto ad un giocatore di movimento – dichiara Trotto – un tiro può arrivare al primo minuto come al 90' ma lui deve farsi trovare sempre pronto, non solo nelle parate ma anche nella gestione della difesa e nello stare in campo perchè è sempre più un giocatore a tutti gli effetti visto che spesso e volentieri gli si chiede di far partire direttamente il contropiede lanciando la punta verso la porta avversaria”. Non più quindi il numero 1 come estremo difensore, o almeno non solo: “Io sono in campo tutta la settimana e due giorni sono dedicati proprio alla capacità di giocare il pallone con i piedi. In generale, è un lavoro continuo e che iniziamo sin dalla scuola calcio, basti pensare che il nostro portiere più piccolo è addirittura un classe 2011. Ovviamente il lavoro è strutturato a seconda delle caratteristiche di ogni ragazzo e dell'età. Negli anni partiamo con la porta da calcetto, poi passiamo a quella da calciotto per finire con quella regolamentare a 11. Tre fasi di lavoro che sfruttiamo in maniera perfetta grazie alle strutture che abbiamo a disposizione, contiamo una scuola portieri che annovera 45 ragazzi a dimostrazione di quanto il Grifone Monteverde abbia puntato sulla propria scuola portieri e di come abbia capito l'importanza che questo ruolo ricopre all'interno di un settore giovanile”. Soprattutto nel settore giovanile, il ruolo del portiere è però esposto a critiche ben più di qualsiasi altro evidenziando come il rapporto con l'errore, fisiologico, sia però un problema non sempre di facile soluzione: “I ragazzi non sono computer e quindi l'errore ci può stare. Ovviamente lavoriamo affinché non avvengano abituandolo ad avere intensità, sopportazione della fatica e soprattutto tenuta mentale. L'intensità d'allenamento è importante perchè è proprio così che lo si allena a gestire situazioni in cui l'errore è più facile che si presenti. Mettendolo sotto pressione lo si costringe in un certo senso all'errore, che però impara così a gestire e a recuperare”.

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