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l'inchiesta
18 Giugno 2018
Davide Capogrossi
L'inchiesta sul Calciomercato 2.0 va avanti e fa tappa a Via Norma, sede del Savio di Paolo Fiorentini. Abbiamo voluto ascoltare le opinioni e le sensazioni di Davide Capogrossi, direttore sportivo che ha appena iniziato la sua avventura nel club blues. Giovane, ma con le idee già molto chiare: “E' un sistema marcio in cui a tante persone fa comodo che sia così – commenta il ds del Savio - Quello di cui parlate sono cose che accadono e che si ripercuotono inevitabilmente sui bambini i quali, crescendo in questo tipo di sistema, si abituano a pensare e ad agire nella maniera sbagliata”. Cosa fare quindi? “Ripartire dai giovani – continua - Sono felice di vedere nuove figure nelle società, in Federazione. Una denuncia singola non serve a nulla, questa inchiesta può essere come un'ottima base di partenza. Ci deve essere una presa di coscienza da parte della Federazione, delle famiglie, anche da noi addetti ai lavori, sempre a caccia della vittoria. Spesso i ragazzi vengono considerati dei semplici numeri e questa è la cosa più grave. Dobbiamo capire che questo è anche controproducente per noi. Fare rose di 30/35 ragazzi e poi tagliere ad Agosto. Prendere i giocatori tanto per toglierli agli altri e destabilizzare il mercato. Andare anche fuori Roma per convincere un calciatore sul quale neanche si è troppo convinti. Tutto da rivedere” Davide Capogrossi continua: “Io non mi nascondo, voglio lavorare con dei ragazzi che vengono anche da lontano. Ma lo faccio soltanto se sono convinto del loro potenziale, stilando quello che diventerà poi un vero e proprio percorso di crescita”.
Il dirigente di via Norma non si nasconde: “Qui nessuno è un santo, ognuno fa il suo lavoro, in maniera anche cinica. Prendere un giocatore in maniera leale fa parte del gioco. L'importante però è capire il proprio obiettivo: il mio è quello di crescere atleti e poi giocatori, pronti dal punto di vista non solo fisico, ma anche etico. Avete dato un nome perfetto a questa inchiesta. Si sta superando il limite: rimborsi, lavori ai genitori, numeri telefonici venduti. E la lista è lunga...”. Abbiamo chiesto a Davide Capogrossi se esista un epicentro del “Calciomercato 2.0”: “Probabilmente sì – aggiunge – Ci sono un paio di società che hanno superato un po' i limiti della decenza e della tolleranza. Mi dispiace però vedere dichiarazioni di alcuni dirigenti. Ho avuto la sensazione che qualcuno stia usando questa inchiesta per portare acqua al proprio mulino...”. Il direttore sportivo di via Norma conclude: “Se scoprissi che la mia società opera nella maniera sbagliata? Sarei pronto a ripartire da un nuovo progetto. Sono al Savio perché qui c'è un programma pulito e trasparente con a capo un Presidente come Paolo Fiorentini, attaccato a questi colori e ai suoi giocatori. Bisogna investire, ma solo sulle risorse e sui tecnici. Da noi si parla di calcio: non c'è altro qui dentro”.
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