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L'UFFICIALITÀ
10 Settembre 2018
Rossi-Cina è fatta ©GazReg
Dopo la nostra indiscrezione di mercoledì 5 settembre, ecco l'ufficialità. Manca sempre meno all'inizio dell'avventura in Cina. Maurizio Rossi, pluriscudettato nel "Torneo delle Regioni" si prepara a riempire la valigia per misurarsi all'altro capo del mondo. Un bagaglio di esperienza da top coach, raggiunto mettendo sempre la cultura, la continua ricerca del miglioramento e la formazione al primo posto. Senza trascurare l'importanza delle relazioni interpersonali e il rispetto reciproco. L'ex Commissario Tecnico delle rappresentative del Lazio porterà con sé anche un grande rimpianto: quello di dover andare via rappresenta il fenomeno consolidato nell'ultimo decennio, l'emigrazione delle eccellenze, la fuga di cervelli e di allenatori. Un Paese incapace di tenersi stretto i talenti. E di farli sognare. Destinati altrove. Per ritrovarsi dove meritano e sono apprezzati. Nel loro posto nel mondo. Lontano da qui.
Roma, Lazio, Latina, Frosinone e Commissario Tecnico del Comitato Regionale. Ora la Cina: un mondo nuovo,quali prospettive si aspetta da questa nuova esperienza? "Mi piace scoprire nuove culture, nuovi posti. Sia dal punto di vista legato alle relazioni interpersonali che calcistico. Mettersi in discussione attraverso nuove situazioni è uno stimolo e questo è uno degli aspetti più belli. Mi aspetto di scoprire una cultura che ho sempre ammirato attraveso le letture, gli eventi che uno ha vissuto, conoscere questa cultura è un punto importante di arricchimento anche dal punto di vista professionale. Dal punto di vista tecnico ci sono i numeri per creare talenti. Nel posto dove vado ci sono otto milioni di persone: lavorare attraverso la quantità per scovare la qualità".
Ha chiesto informazioni sui centri sportivi e che tipo di ambiente pensa di trovare a Jianghan? "Ho un amico che allena la nazionale cinese di calcio a cinque e si allenano spesso a Jianghan e mi ha fatto una fotografia importante della realtà cinese. C'è un popolo che vuole emergere, ci sono molte discipline sportive dove sono arrivati all'apice. Popolo e nazione che vogliono crescere nel mondo del calcio, attraverso investimenti e il lavoro. Lo stesso governo sta facendo un progetto per svilupparlo in maniera determinante partendo dalla base".
Lascia la nostra Regione come l'allenatore dei record, il più vincente nel "Torneo delle Regioni". Il calcio giovanile laziale rispecchia ancora i suoi ideali? È migliorato o peggiorato nel corso degli anni? "Qualche cosa sta cambiando, non sono convinto che stia cambiando in meglio. La Regione offre delle situazioni vincenti, i giovanissimi sono stati campioni, il Tor Di Quinto arriva alle finali e le vince. Secondo me si potrebbe fare ancora di più e migliorare".
Quali sono state le criticità più evidenti? Da dove può invertire la tendenza la realtà calcistica del Lazio?
Partendo da lei, come si spiega questo fenomeno dell'emigrazione, una sorta di "fuga di allenatori"? "C'è un principio fondamentale a caratteri generale. In Italia la meritocrazia non esiste a nessun livello, tanti giovani laureati all'apice della loro evoluzione costretti ad andare via. La meritocrazia è latente e nel calcio questo aspetto si evidenzia ancora di più".
Il suo approdo in Cina, rappresenta l'esempio evidente della qualità dei nostri tecnici. Su quali aspetti devono lavorare gli allenatori moderni per raggiungere traguardi prestigiosi personali e di squadra? "Sicuramente devono lavorare sull'aspetto culturale, non fermarsi mai al sapere. Continuare la ricerca dell'oltre di quello che uno ha: investire sulla formazione, cercare attraverso la comunicazione nuovi stimoli e attraverso il confronto di non partire da una posizione predominante. L'umiltà è importantissima , non solo il sapere ma anche il saper fare".
Cosa vuole portare del calcio in Cina? "La mia esperienza sia come allenatore sia dal punto di vista umano, per me i rapporti interpersonali sono sempre stati alla base. L'aspetto umano lo metterò per primo nella valigia".
Tantissimi dicono che non ha raccolto quello che meritava. Spera che questa sfida possa rappresentare il punto di svolta di una carriera avara di soddisfazione per quanto dimostrato? "Mi sono sempre aspettato qualcosa che andava oltre quello che ho fatto. Nel mio piccolo ho fatto la storia del "Torneo delle Regioni" e mi aspettavo di più dal punto di vista federale. L'amaro in bocca ce l'ho, sicuramente qualcosa in più mi aspettavo, ma alla fine penso di essere stato fortunato, ottenendo quello che ho ottenuto".
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