l'intervista
Piero Gonini rompe il silenzio: "La Ba.Go.? Vi spiego tutto..."
L'intervista esclusiva al direttore generale del Savio: "Non sono un procuratore"
Aspettavamo questa intervista da parecchio tempo, siamo sinceri. Quest'estate abbiamo cominciato un vero e proprio percorso per raccontarvi di "strani trasferimenti" dal settore giovanile del Lazio al mondo dei professionisti. Nel corso di questo cammino l'argomento più dibattuto è stato chiaramente quello dei procuratori nel mondo dei dilettanti. L'utilità di questo ruolo, il modo in cui viene interpretato, ma soprattutto abbiamo "scoperto" gli spacciasogni, persone che chiedono soldi ai genitori dei ragazzi, utilizzano false speranze come leva per convincere le famiglie a versare una quota per regalare al figlio una chance nei professionisti. Ci avete scritto, anche in privato, sui campi abbiamo sentito gli spifferi, e spesso e volentieri saltava fuori un'agenzia, la Ba.Go. Group, e Piero Gonini, ex dirigente della Vigor Perconti e attuale direttore generale del Savio. Non è nostra intenzione giudicare nessuno, cerchiamo solo di fornire di ai nostri lettori tutti gli elementi utili affinchè ognuno possa trarre le proprie conclusioni. Ringraziamo anticipatamente Piero Gonini per questa intervista perchè siamo andati dritti al sodo, senza troppi giri di parole e il dg del Savio ha risposto alle nostre domande con molta gentilezza e disponibilità. Dalla Ba.Go., al rapporto con Maurizio Perconti, all'utilità delle agenzie di procura fino ad arrivare ai convitti. Buona lettura.
Piero, non mi sembra vero averti 'incastrato' con questa intervista. Non sei solito lasciare dichiarazioni alla stampa.
“Sì, solitamente mantengo un profilo basso, lavoro a fari spenti. Stavolta però è diverso, immagino sia arrivato il momento di chiarire alcune questioni”.
Sono qui proprio per questo motivo. Ho tante domande da farti e avremo modo di sviscerare ogni argomento. Direi di rompere subito il ghiaccio e ti chiedo: perché proprio il Savio?
“Sono arrivato qui dopo un ragionamento fatto con Fabrizio Stazi, Davide Capogrossi e il Presidente Paolo Fiorentini. Gli ultimi avvenimenti sportivi hanno visto Fabrizio passare al professionismo, per cui adesso qui mi divido il lavoro con Davide e il Presidente. Noi tre siamo lo staff: poche persone ma tanta voglia di fare bene. In maniera seria, onesta e pulita”.
Per voi questo è l'anno zero. Sei soddisfatto delle fondamenta che state gettando?
“Qui c'è un ambiente per cui si può lavorare davvero molto bene. Abbiamo uno staff tecnico di primo ordine e puntiamo parecchio sulla nostra scuola calcio. E non lo dico tanto per dire...”.
Sfatiamo il primo tabù: convitti. Il Savio ne ha?
“Assolutamente no. Abbiamo parlato con Capogrossi della questione. La decisione è stata proprio quella di rinunciare ai convitti perché qui ci sono davvero dei ragazzi e dei bambini molto preparati. Nella nostra attività di base contiamo più di 300 iscritti, ma oltre al numero c'è qualità. E questo conta tanto. Sto bene e sono contento della scelta fatta”.
Si dice che tu sia stato davvero vicino alla Tor Tre Teste...
“Dopo l'addio alla Vigor Perconti non volevo rimanere fermo, sono sincero, e sono stato contattato da tante società, anche solo per una consulenza o questioni extra calcistiche. Una volta scelto il Savio chiaramente ho interrotto ogni rapporto. Io lavoro solo per la mia società”.
E' la prima volta che rompi il silenzio dopo le tue dimissioni alla Vigor Perconti. Quali sono state le motivazioni alla base di questa scelta?
“Ho un grande rispetto per la famiglia Perconti e li ringrazio ancora oggi per la possibilità che mi hanno dato di lavorare in blaugrana. Sono andato via perché avevo bisogno di motivazioni diverse, mi piace mettermi in gioco e lavorare per qualcosa che mi appartiene. Quando ho capito che questi ingredienti sarebbero venuti meno ho deciso di cambiare”.
Ti sono mancati i giusti stimoli. La cronaca degli eventi però dice questo: tu dai le dimissioni, ti segue Cosimo Giannotta (poi tornato sui suoi passi) e poche ore dopo viene esonerato Luigi Miccio. E' un caso?
“Io posso parlare per me, poi ognuno è libero di prendere le scelte che desidera. Io ho capito di non poter più rappresentare il progetto blaugrana e sono andato via”.
Senza dubbio ognuno agisce in base alla propria coscienza. Eppure l'esonero di Miccio, in quel momento primo in classifica, ha destato tanto stupore...
“Sì, se non sbaglio era primo con dieci punti di vantaggio sulla seconda. Che dirti, è stata una scelta societaria. Io personalmente ho vissuto il momento successivo alle cose capitate a Luigi e credo che per lui sia stato un periodo piuttosto traumatico. Ora però si è rimesso in sesto”.
In che rapporto sei rimasto con Maurizio Perconti?
“Il mio lavoro con la Vigor nasce proprio dalla stima che avevo verso Maurizio. Per il resto spero di incontrarlo un giorno e parlare ancora di calcio come una volta. Adesso però non è ancora possibile, ci vuole un po' di tempo. Un po' come quando si separano moglie e marito” (ride, ndr).
Piero, le voci si rincorrono, lo sai. Si è discusso tanto del tuo addio alla Perconti e in molti hanno parlato di un conflitto di interessi tra l'agenzia che rappresenti, la Ba.Go. Group e il tuo ruolo all'interno della Vigor Perconti.
“Vi spiego il mio coinvolgimento nella Ba.Go.. Io ho prestato la mia opera di consulenza sportiva al Signor Giuseppe Basile, il quale lavorava con un'altra società. Mi ha chiesto un aiuto per costruire il sito e mi sono adoperato perché io faccio consulenza sportiva per tutti, ma questo non significa che io sia un procuratore, non è il mio mestiere. Parlo con i procuratori come è normale che sia ma sicuramente non pratico questo lavoro. Sono state dette molte inesattezze Io non rappresento questa società”.
C'è però una piccola incongruenza in quello che dici. Non sei parte della Ba.Go. eppure ci sono le tue iniziali nel nome di questa società.
“Non è così...”.
Quindi mi stai dicendo che Ba.Go. Group non vuol dire “Basile Gonini Group"?
“Assolutamente no. Significa 'Go', in inglese. Andrebbe letta insieme a Group come un gruppo che, come suggerisce la parola, 'parte', 'inizia'. A 60 anni non mi posso permettere di fare altri lavori, credimi. Quando sono stato fermo ho fatto consulenze per società professionistiche ma questo non fa di me un procuratore”.
Il signor Basile cosa ti ha chiesto quindi?
“Un aiuto per il sito. Lui voleva mettersi per conto suo dopo un'esperienza con un altro studio e io gli ho dato una mano. Aveva bisogno di capire come muoversi nell'ambito romano: schede tecniche, presentazioni, assorbimento delle problematiche delle famiglie, i tipi di tesseramenti. La Ba.Go. non è Piero Gonini, neanche esisto come figura giuridica all'interno di questa società. Chi vuole cercare di infangare il mio nome dovrebbe prima imparare a leggere. Ripeto, non sono un procuratore”.
Quindi non sai quanti ragazzi ha in procura la Ba.Go.?
“Non ne ho idea”.
E invece il Savio quanti giocatori ha di questa agenzia?
“Tre, se non erro, ma questi ragazzi devono dimostrare il proprio valore sul campo. E' un discorso molto chiaro, che viene fatto a tutti i procuratori dei ragazzi che prendiamo, ci sono tanti altri giocatori della Ba.Go. in altre società, non solo nella nostra. Noi non facciamo favoritismi. E ci tengo a sottolineare che qui tutti pagano il kit...”.
Ti chiedo scusa, ma non credo di aver capito molto bene la differenza tra un procuratore e un consulente.
“Il consulente aiuta l'atleta a trovare una collocazione, una possibilità, presentando il giocatore. Il procuratore, invece, interviene nel momento della firma del contratto”.
Quindi un procuratore nel settore giovanile dilettante come guadagna?
“Io credo che un procuratore debba guadagnare un compenso nel momento in cui il suo assistito firmi il suo primo contratto da professionista. Penso che funzioni così, io non faccio procure per cui non saprei con precisione”.
Perché fai consulenze dunque? Cosa te ne viene?
“Lo faccio per un motivo semplice: questo settore ha bisogno di figure competenti. Spesso dirigenti prendono giocatori senza averli mai visti, senza conoscere la situazione della famiglia. Per me queste sono cose molto importanti”.
Nelle tue consulenze, quindi, non hai mai percepito una ricompensa?
“Lo nego in maniera categorica”.
Torniamo per un attimo al Savio. C'è chi dice che anche qui vengano fatti dei favoritismi su determinati giocatori provenienti da una determinata agenzia. Che rapporto c'è tra la società e la Ba.Go.?
“Il rapporto c'è perché io sono amico di Giuseppe Basile. Lui così come altri procuratori o consulenti. Se c'è un giocatore valido che posso contattare tramite un consulente lo faccio”.
Piero, se ne leggono tante sui social. Alcuni dicono che ogni ragazzo tesserato dal Savio, automaticamente diventi anche un nuovo 'giocatore' della Ba.Go...
(ride ndr) “Non è così. Ripeto, noi qui abbiamo tre giocatori della Ba.Go., basta. E sottolineo che loro non usufruiscono di aiuti o favoritismi. Il Savio ci ha permesso di avere un numero di atleti pronti per il nostro progetto. Noi abbiamo preso pochissimi calciatori nuovi dopo il nostro arrivo”.
Come ti spieghi tutte queste accuse verso la Ba.Go.?
“Sinceramente non saprei. Io non mi sento accusato proprio perché non rappresento questa agenzia”.
Se siamo qui è proprio perché ormai la tua figura è associata costantemente all'agenzia di Basile. Perché si è arrivati a tutto questo?
“Non te lo so dire, credimi”.
Tu come Direttore Generale del Savio credi che il nostro settore giovanile abbia davvero bisogno di agenzie di consulenza per dei ragazzi di 14 o 15 anni?
“Assolutamente sì. La verità è che ci sono parecchie famiglie che non sanno cosa stanno firmando, che non sanno a cosa vanno incontro. E' qui che entra in gioco il consulente, una figura che a livello legale capisca di cosa si stia parlando. Quando si parla di firme, di vincoli, bisogna andarci cauti”.
Senza però ricevere un compenso...
“Chiaramente. Non è proprio proponibile una cosa del genere”.
Eppure succede a livello di settore giovanile dilettante.
“Io non credo. Almeno nella mia carriera professionale non mi è mai capitato di fare o vedere cose simili. Io non so neanche come è fatta una procura. Poi se così dovesse essere io non credo che i genitori abbiano una pistola puntata alla testa. Evidentemente il progetto illustrato è di loro interesse”.
Piero, siamo in chiusura. Nel ringraziarti per questa intervista, voglio chiudere con un'ultima domanda. Se tornassi indietro cambieresti qualcosa nel tuo percorso professionale?
(Gonini ci pensa a lungo). “Se tornassi indietro andrei via prima dalla Vigor Perconti. E' brutto da dire, forse non mi sarei dovuto presentare a luglio. Ho fatto io un errore di valutazione, pensando di poter continuare ad avere determinate condizioni. Il percorso alla Vigor era già ampiamente chiuso”.