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l'intervista
22 Novembre 2018
Flavio moscetti, dg dell'Atletico 2000
L'Atletico 2000 serra le fila e, dopo la pausa forzata dei campionati, si appresta a tornare in campo. “Siamo pronti – dichiara Flavio Moscetti, direttore generale del club – abbiamo qualche acciaccato nei vari gruppi ma non vediamo comunque l'ora di scendere in campo per proseguire nelle stagioni in cui, in linea di massima, stiamo facendo bene”. L'attenzione di Moscetti però si sposta sul recente stop alle competizioni: “E' stato giusto perchè era arrivato il momento in cui ci si doveva fermare a riflettere. Adesso però credo sia giunto il momento di cambiare davvero qualcosa per evitare che questa interruzione diventi uno spot fine a se stesso. Da domenica spero di trovare meno esaltazione sugli spalti o sulle panchine ma ne dubito fortemente”. Ma come invertire la rotta presa da un ambiente sempre più delicato? Il direttore lancia una provocazione: “Il problema è che bisognerebbe trovare il coraggio di cambiare e farlo dalle categorie dove si può ancora lavorare su quelli che sono i veri valori che deve avere una società sportiva. Ossia quelli di formare calciatori ma soprattutto insegnare ai ragazzi le regole che poi si troveranno nella vita come il rispetto, per gli avversari, per i compagni o per chiunque si trovino di fronte. Se continuiamo a mettere sempre e solo il risultato al centro di tutto, continueremo a creare nei ragazzi e di conseguenza nelle famiglie quello stress che nn c'entra niente con il vero significato dello sport”. Ma come agire concretamente per riformare il movimento? Moscetti non si nasconde ma anzi rilancia: “Abolirei qualsiasi tipo di classifica o categoria, almeno per quanto riguarda le fasce d'età più piccole sino ai Giovanissimi”. Pensiero forte ma motivato con precisione: “Questo perchè il nostro fine deve essere quello di costruire calciatori, giocatori che vivono e amano lo sport attraverso le regole. Ma come è possibile farlo se il mister, e di conseguenza la società, è costretta a rincorrere i tre punti per vincere un campionato di Pulcinella o scongiurare una retrocessione? Credo che tutto questo faccia perdere di vista quelli che sono gli obiettivi, anche sociali, che deve avere una società di calcio. Come diceva Cruijff, nel calcio le partite amichevoli non esistono. Questo per dire che l'impegno dei ragazzi deve sempre essere al massimo, al di là del fatto che poi ci si possa giocare la vittoria di un campionato. Senza classifiche o categorie le partite si giocherebbero comunque al massimo, perchè i tre punti non sono centrali per l'impegno dei ragazzi, ma eliminerebbero quello stress legato ad una possibile vittoria di un campionato o ad una retrocessione da scongiurare. Ecco perchè dico che le istituzioni, a fronte dell'importanza del fatto che i bambini facciano sport nella maniera più serena e positiva possibile, dovrebbero creare le condizioni giuste affinché la scuola calcio possa tornare ad essere un po' come le strade o le piazze di una volta, dove si giocava a calcio non per i tre punti ma semplicemente per la passione che si aveva per questo sport”.
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