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"Spacciasogni" nelle giovanili: ma di chi è davvero la colpa?

Mancanza di regolamenti, ma anche di cultura sportiva nel mondo dei dilettanti. Informarsi su chi si ha di fronte, ma anche soprattutto delle regole vigenti

14 Dicembre 2018

"Spacciasogni" nelle giovanili: ma di chi è davvero la colpa?

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In questi giorni qualcuno ci ha accusato di essere contro i procuratori sportivi. Niente di più falso. Siamo contro chi si dichiara un professionista senza averne i requisiti. Siamo contro chi sfrutta i sogni dei ragazzi per racimolare qualche centinaia di euro. Di chi, sui social network, si professa “uno dei pochi onesti in circolazione”, una frase che leggiamo spesso ma che a volte stona parecchio con la persona che la pronuncia. Siamo contro l'esaltazione di alcuni genitori, quello sì. E questa è una guerra difficile da vincere perché gli "Spacciasogni" fanno leva proprio sulla voglia di arrivare nei professionisti... del papà! Noi però non ci scoraggiamo. Avete condiviso in tantissimi questa iniziativa, anche molte società sportive, e questo è un grande punto di partenza. C'è bisogno di cultura sportiva nel mondo del calcio giovanile e noi come stampa abbiamo un compito importante: informare. Al di là del mero risultato sportivo, abbiamo un dovere nei confronti dei nostri lettori: diffondere, aggiornare, informare gli interessati sulle regole vigenti. Per alcuni di voi, tanti giudizi potrebbero risultare pesanti, ma a volte l'unica opzione è quella di raccontare le cose così come stanno. “Caro Procuratore” è la verità, nuda e cruda, e oggi abbiamo dato risposta a tanti quesiti ma soprattutto abbiamo capito che arriva un momento in cui avere un agente sportivo, una figura di fiducia, serve. Senza se e senza ma. Siamo sempre nei professionisti però, attenzione. Precisamente alla firma del giovane di serie. Avere al fianco un procuratore, nel percorso che porterà vostro figlio alla Primavera o addirittura in prima squadra è di grande utilità. Il genitore in questo caso non basta più. Serve preparazione, esperienza, qualcuno che, oltre a curare gli interessi del giocatore verso l'esterno, metta anche il ragazzo sul giusto binario qualora fosse vicino a cadere in tentazioni poco sane per la vita di una sportivo. Qui si vede la predisposizione al sacrificio del giovane, quella che gli avete ricordato prima di ogni allenamento, quella che probabilmente neanche capiva, quella che adesso fa la differenza tra l'arrivare e il rimanere un dilettante. La testa, genitori. La testa. Prima del procuratore, prima del mondo dei professionisti, dei benefit, dei soldi, delle sponsorizzazioni, insegnate ai vostri figli lo spirito di sacrificio. Perchè arriveranno tanti momenti difficili nella loro carriera e molti di loro non sono pronti ad affrontarli. Lo ripete spesso anche Minieri: per diventare professionisti non bastano solo i piedi. Ricordiamocelo sempre. 

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