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L'intervista
15 Febbraio 2019
Mattia Bartolomei
E' al primo anno con i colori dell'Empire addosso, ma Mattia Bartolomei è entrato pienamente in sintonia con l'ambiente biancoverde. Un ruolo delicato il suo, quello di formare giovani portieri, dalla scuola calcio all'agonistica. “Io cerco principalmente di far entrare nella testa di ogni singolo ragazzo quale sia l'atteggiamento da avere per essere un buon portiere. Questo ruolo bisogna sentirselo dentro. Per essere portieri bisogna avere determinate caratteristiche, che non si trovano, devono essere innate. Poi cerco di farli divertire quando sono piccoli, mettendo nell'allenamento tanto gioco. Mentre con i ragazzi più grandi faccio capire che il “divertimento” è la parata, ossia il risultato del lavoro. Si lavora poi tanto sulla tecnica di base e sul situazionale, in modo da essere pronti sempre. Il portiere è l'unico ruolo che in uno sport di squadra è solo. L'unico che può usare le mani, l'unico che non corre sul campo. Chi dice che il portiere sia matto, risponde che essere matti significa mettere la testa dove nessuno la metterebbe, andare a chiudere quelle situazioni pericolose in cui magari si prende una pallonata in faccia ed esserne contenti di prenderla. Io ho cominciato a giocare a calcio e mi sono ritrovato ad essere portiere per libera scelta, dopo una domanda del mio mister di allora visto che il portiere non c'era. Da lì mi sono innamorato di questo ruolo. Un ragazzo si sente portiere, è una scelta inconsapevole. Si vede dagli occhi un bambino che è appassionato del ruolo, e magari non ha voglia di andare a fare gol come la maggior parte dei compagni. Qui all'Empire stiamo crescendo dei nuovi portieri e sono molto contento. Mi piace come si lavora qui. Io punto prima a farli diventare atleti e delle brave persone in campo, poi ad essere dei bravi portieri”.
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