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Intervista
11 Marzo 2019
Ziantoni, Fiorentini, Scibetta e Diego Cavaliere
Annunciandolo in trasmissione, il nostro Simone Scibetta lo ha raccontato come “Il Capo dei Capi”. Paragone forte ma che tutto sommato può starci. In fondo è il Presidente della società più vincente del Lazio. Con buona pace di Massimo Testa…
Paolo Fiorentini è così. Prendere o lasciare. Diretto, tranchant, senza mezze misure. E fortuna che la sua frase d’esordio è stata: “Ho lavorato con l’ingegner Viola quasi 15 anni. Mi piace parlare il Violese…” Avrà utilizzato questa diplomazia anche nell’ultimo concitato mese in sede? “Non sono uno stinco di santo – specifica Fiorentini – e sicuramente nemmeno una persona di facile gestione. Ma sono serio, onesto, perbene, professionale e professionista. In più amo la società che ho cresciuto e che spero di portare ancora a grandi successi, se la salute me lo permetterà”. Sì ma cosa è successo con Capogrossi e Gonini? “Ho 78 anni ma non sono ancora rincoglionito – si infervora il patron – mi ero già accorto che c’era qualcosa che non quadrava ma ho fatto finta di niente. Il 17 febbraio mi hanno garantito che non avevano trattative con altre società, il 18 hanno cambiato versione, il 19 erano dimissionari, il 20 già all’Accademia. Sono stati davvero bravi a riaccasarsi immediatamente. Che poi il mio progetto iniziale era un altro”. Quale? “Volevo tornare a lavorare con Fabrizio Stazi: avevo pensato ad una cosa con lui ed ero veramente contento di poterla realizzare. Lui è stato un figlioccio per me. Gli avrei messo in mano tutta la società col passare del tempo. Fabrizio in pubblico dice che per lui sono come un padre. Mi vuole bene. Le parole contano poco se non sono seguite dai fatti”. Espressioni malinconiche ma grintose. Leggermente diverse rispetto rendimento di alcune squadre del Savio, leggi Allievi, da sempre il fiore all’occhiello della società romana. “In estate abbiamo lavorato bene – spiega Fiorentini – poi però il gruppo non si è fuso: ci sono stati problemi tra i vecchi e i nuovi. E i risultati sono lì a dimostrarlo”. Ora si sono liberate due poltrone importantissime: chi le occuperà? “Per il ruolo di ds ho scelto Marco Canestro: è un ragazzo cresciuto da noi e che quindi conosce l’ambiente. Poi ha fatto esperienze importanti alla Roma e al Torino. Il dg non ci serve”.
E a Massimo Testa che dice che il suo Tor di Quinto è il club più vincente del Lazio, cosa rispondiamo? “Gli dico sempre che tanto gli voglio bene come persona, tanto lo detesto come dirigente. Le chiacchiere stanno a zero: la Juniores non è settore giovanile. Quindi il Savio, per i titoli conquistati con Allievi e Giovanissimi, è il club più titolato della regione. E forse anche d’Italia”.
La sigla della Pantera Rosa è inequivocabile: arriva il momento del "gioco della torre". Tra Rubinacci e Guglielmo, Fiorentini chi butta giù? “Nessuno dei due: entrambi hanno dato un’impronta importante al Savio. Alessandro è cresciuto con me e ora è alla Roma ma se dovesse fare nuove esperienze sicuramente tornerà da noi. Eros fu una mia intuizione: lo presi dopo l’addio di Carboni ed è diventato Campione d’Italia. Se potessi li riprenderei entrambi”. E tra Perconti e Di Bisceglia? “Ho discusso con tutti e due ma non posso dimenticare quante volte Antonio mi è stato vicino. Con Maurizio, invece, non c’è un buon rapporto: abbiamo idee diverse su come gestire le società. Non posso scegliere: li tengo sulla torre con me”. Stazi o Stigi? “Al 200% Fabrizio. Non ha più chances per tornare al Savio. In più sta benissimo dove sta”. L’ultimo confronto, il più duro: tra Gonini e Capogrossi chi va giù dalla torre? “Gonini e spero anche si faccia male. Capogrossi sta in bilico ma ancora si può salvare. Mio padre mi diceva sempre: “Chi è causa del suo male pianga se stesso”. Le scelte sono state mie per cui non posso prendermela con altri. Però so anche che “chi fa male, male aspetti”.
Fortuna che parlava il Violese…
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