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l'intervista

Capogrossi rompe il silenzio: "Adesso vi racconto tutto"

Il direttore sportivo dell'Accademia Calcio Roma racconta la sua nuova avventura con il club della famiglia Mariscoli, chiarendo alcune vicissitudini del passato

31 Luglio 2019

Davide Capogrossi all'Academy Sport Center

Davide Capogrossi all'Academy Sport Center

Negli ultimi mesi non si sono fatti né sentire né vedere. Piero Gonini e Davide Capogrossi dopo l'addio turbolento al Savio sono ripartiti da Roma Nord, sposando il progetto dell'Accademia Calcio Roma della famiglia Mariscoli. L'obiettivo? Far calmare le acque e spegnere le polemiche. Almeno fino ad oggi, giorno in cui il direttore sportivo Capogrossi ha deciso di rompere il silenzio raccontando, per filo e per segno, tutto quello che è successo: dall'addio dal club di via Norma, al rapporto con Paolo Fiorentini e al futuro con il club di via di Settebagni.

Davide Capogrossi all'Academy Sport Center

Davide, sono stati mesi di silenzio da parte della società e adesso siamo qui per fare un bel punto sulla situazione. Innanzitutto ti chiedo com'è stato l'impatto con questo nuovo club.

“Sono passati cinque mesi dal nostro arrivo. La società la conoscevo solo dall'esterno chiaramente e ho trovato un certo sistema di lavoro e gestione. Abbastanza lontano, in realtà, da quello che abbiamo in mente io e Piero Gonini. Il primo mese ce lo siamo presi per analizzare e osservare quello che avevamo intorno, anche a livello di risorse umane. Non è stato facile, ci siamo trovati di fronte situazioni un po' critiche, in particolar modo alla gestione dell'Under 17 che quando siamo arrivati era invischiata nel play out e ciò ha rallentato tante operazioni”.


Ti vedo piuttosto sereno per cui possiamo dire che il peggio è passato?

“Si, assolutamente. E' stata dura, non lo nascondo, ma abbiamo ristrutturato il club ottimamente sia a livello dirigenziale che per quanto riguarda i vari gruppi dell'agonistica”.


Per quanto riguarda l'organigramma dirigenziale di potrebbe quasi dire che avete fatto tabula rasa.

“Era inevitabile. Troppi lavoravano seguendo ancora le linee guida della vecchia gestione ed è giusto cambiare nel momento in cui si ha una visione diversa”.


Il tuo impatto con la famiglia Mariscoli?

“Direi ottimo. Noi siamo abituati nel calcio dilettantistico a vedere il presidente come padre padrone. Qui invece si respira un'aria molto più distesa, famigliare per l'appunto. Loro sono molto gentili, ci tengono tanto alla gestione dell'impianto e mi trovo davvero molto bene qui”.


Hai deciso di proseguire il tuo lavoro insieme a Piero Gonini, diventato una figura importante per te.

“Io purtroppo tendo a legarmi affettivamente alle persone e nel mondo del lavoro questo non bisognerebbe mai farlo, ma quelle poche persone con cui ho un rapporto stretto nel mondo del calcio sono diventati anche dei miei amici. Io e Piero abbiamo molte idee in comune e non nego che sto crescendo molto vicino a lui: parliamo sicuramente di uno dei migliori direttori sportivi della nostra regione”.

Davide Capogrossi e Piero Gonini

Il vostro rapporto è iniziato al Savio, esperienza finita non proprio benissimo. Cosa è successo?

“Al Savio non c'erano i presupposti per continuare a lavorare. Io penso che il contesto sia fondamentale in questo tipo di lavoro. Non c'era armonia tra le varie parti del club e quindi abbiamo preso questa decisione. Ho scelto l'Accademia perchè qui possiamo fare un lavoro autonomo, assumendoci chiaramente le responsabilità per ciò che otterremo. Leggendo le varie notizie sul Savio sono felice di vedere che il club ha venduto se non sbaglio 14 giocatori al professionismo, segno che il nostro lavoro è stato comunque positivo”.


Secondo alcune voci, Fiorentini ti avrebbe tenuto anche per questa stagione. Senza Gonini chiaramente.

“Era giunta anche a me questa informazione, ma i matrimoni si continuano in due e io non mi sentivo sereno. Ringrazio Fiorentini perchè al di là degli screzi, lui e solo lui mi ha dato l'opportunità di entrare in questo mondo. Senza Paolo probabilmente sarei ancora in giro per campi a vedere partite per passione”.


Ora entriamo un po' più nel dettaglio nel mondo Accademia. Per quanto riguarda la costruzione dei gruppi avete lavorato a fari spenti.

“Sì, un po' in controtendenza rispetto a quello che avevamo fatto al Savio lo scorso anno. Abbiamo fatto delle riflessioni insieme a Piero e forse ultimamente si tende troppo ad esaltare il singolo. Siccome c'erano tante voci, anche sul nostro conto, abbiamo preferito lavorare a fari spenti per gestire al meglio questa piccola rivoluzione che abbiamo fatto all'interno delle rose”.


Sono arrivati tanti giocatori, ma altrettanti sono andati via. Avete ricevuto parecchi “attacchi” dalle altre società?

“Sono andati via non solo giocatori che non avevamo riconfermato. Non lo nascondo, almeno 7-8 ragazzi per noi importanti hanno deciso di lasciare l'Accademia per società che sulla carta in questo momento hanno più nome. Ci sta, fa parte del gioco, e mi dispiace perché avrei voluto far vedere loro il nostro progetto. Però non è un problema, faccio loro un in bocca al lupo. Noi abbiamo sostituito tutti al meglio”.

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Parco allenatori?

“Abbiamo scelto allenatori che conoscevamo personalmente, che hanno lavorato con noi al Savio ovvero Scaringella e Paci. Confermatissimi Massimi e Pigrucci, quest'ultimo importante per noi anche per quanto riguarda la direzione tecnica della scuola calcio. Abbiamo inserito la figura di Uras, il quale a mio giudizio ha compiuto un piccolo miracolo lo scorso anno al Sansa. Tutti loro hanno un cosa in comune: la fame. E questo mi fa molto piacere”.


Completa la frase: l'Accademia alzerà un trofeo entro...?

(ride ndr) “Tre anni. Statisticamente credo ci voglia un triennio per iniziare a raccogliere i frutti del proprio lavoro. Però devo dire che abbiamo preso tanti giocatori importanti e non vedo perchè non puntare fin da subito a vincere qualcosa”.


Gli acquisti non ce li vuoi dare, ma almeno ce lo dici il gruppo più forte?

“Se dovessi puntare un euro dico Under 15 e Under 16”.


Scommessa accettata!

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