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Scuola calcio
17 Gennaio 2020
Il gruppo dei 2011
Davide Costantino è uno degli istruttori della scuola calcio della Jem's: insegnare calcio è la sua passione e i 2011 che allena, potendo contare sulla sua professionalità e pazienza, strano facendo veramente passi da gigante nel corso di questa stagione. Lo abbiamo conosciuto meglio.
Davide come nasce il tuo rapporto con la Jem's?
“Il mio legame con la Jem’s nasce dalla mia innata voglia di mettermi in gioco, ero alla ricerca di un’opportunità di crescita sia professionale che personale e che assecondasse la mia grande passione, il calcio. L’opportunità si è materializzata ad Agosto quando un mio caro amico mi ha riferito di una società sportiva che era alla ricerca di figure come la mia. Devo dire che per me è stato un colpo di fulmine, sin dalla prima chiacchierata informale con il presidente Gianluca Caruso ho trovato la giusta motivazione, la loro propensione verso gli allievi e non verso il risultato mi ha fatto capire che ci fosse sintonia d’intenti. Successivamente e a pochi giorni dalla presentazione, ho avuto il colloquio con il direttore tecnico Maurizio Pertusi, che mi ha illustrato le modalità con le quali la società approcciava agli allenamenti, così come alle gare. Per me c’è stato un feeling immediato con il loro modus operandi e le sensazioni positive trasmesse sia dal presidente che dal direttore tecnico mi hanno convinto del tutto a sposare il loro progetto. Oggi dopo cinque mesi di permanenza nel club devo dire che le mie aspettative sono state, non solo rispettate, ma anche a larghi tratti superate”.
Cosa significa per te insegnare calcio ai bambini e cosa ti piace di più di quello che fai?
“C’è molta, moltissima differenza tra insegnare il calcio ad un ragazzo di 16 anni o ad un bambino di 8. Amo insegnare ai ragazzi giovani, sono menti aperte e coscienze in erba ed il mio lavoro non si limita solo ad istruirli sulle tecniche calcistiche, ma soprattutto a dare un lato umano, ludico e comportamentale senza tralasciare tecnica e sano agonismo. Per fare un esempio, a quest’età i ragazzi sono quasi imprevedibili, c’è chi piange per aver sbagliato un passaggio o chi in modo diametralmente opposto esulta spropositatamente dopo aver fatto un goal. Sono queste le sfaccettature del mio lavoro in cui mi piace pensare di fare la differenza, in allenamento insegno loro non solo come posizionare il piede predominante prima di un tiro, insegno loro soprattutto a relazionarsi con il gioco del calcio vivendolo come deve essere vissuto, come un gioco! Adoro relazionarmi con ognuno di loro poiché ognuno è diverso dall’altro e se vuoi ottenere una crescita devi saper cambiare approccio a seconda del ragazzo con cui ti relazioni.”
Quest'anno stai allenando i classe 2011: cosa puoi dire al proposito del tuo gruppo?
“la mia squadra è composta da 10 ragazzi, di cui 7 sono alla loro primissima esperienza con questo sport, il mio approccio iniziale è votato alla creazione del gruppo anche in considerazione che prima di arrivare alla Jem’s non si conoscevano. In modo molto graduale abbiamo iniziato ad inserire la tecnica, per cui conduzione della palla, dribbling, protezione della palla e ricezione. Proseguiremo con degli obbiettivi tecnici di maggior spessore nei mesi a venire ad esempio, come calciare per trasmettere, trasmissione senza comunque mai perdere di vista il grande divertimento che questo sport porta. I miglioramenti anche se difformi tra ragazzo e ragazzo sono evidenti, ma è ancora presto per poter fare un vero e proprio bilancio”.
Qual è stato, sinora, il ricordo più bello di questa stagione?
“Per me un bel momento di soddisfazione è stato durante l’iniziativa intrapresa dalla società, un torneo interno natalizio, nel quale tutte le leve 2011 sono state rimescolate ed hanno disputato gare tra di loro. E’ stato bello assistere alla facilità di integrazione che vi è stata tra le diverse squadre e come i ragazzi pur giocando con compagni diversi abbiano comunque messo in pratica quanto fatto durante gli allenamenti”.
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