l'iniziativa
Gazzetta Regionale con Roma Solidale per il progetto "Giovani in campo"
Parla Luca Cattolico, membro della Fondazione: "Vogliamo sposare anche noi il messaggio che da tante parti dice forte e chiaro: restiamo uniti, anche se distanti"
Trasformare un ostacolo apparentemente insormontabile in un’opportunità di crescita: è questa la parola d'ordine e la grande intuizione di "Giovani in campo", progetto promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Persona, Scuola e Comunità solidale e dal Dipartimento Politiche Sociali – Direzione Salute e Benessere, e realizzato dalla Fondazione Roma Solidale, che pur trovando sulla sua strada la grande emergenza Coronavirus, è ben lungi dal vedere ridimensionata la sua portata, tutt'altro. "Giovani in campo" è un progetto ambizioso che fin dalla sua elaborazione si è posto l'obiettivo, attraverso una serie di iniziative volte a favorire e a promuovere valori umani veicolati anche dallo sport, come l'inclusione e il riscatto sociale, l'uguaglianza e l'abbattimento di stereotipi, di fare "aggregazione e comunità" attraverso il calcio fra bambini e ragazzi, soprattutto quando vulnerabili e soggetti a situazioni di difficoltà e disagio a livello familiare e non solo.
"Giovani in campo" prevedeva la messa in pratica proprio in questo periodo di molteplici linee di intervento, prima delle restrizioni emanate dal Governo in seguito all'emergenza Coronavirus: dagli incontri nelle scuole - che avrebbero portato a un coinvolgimento diretto degli studenti, per mezzo di seminari e confronti, su temi quali il bullismo, il cyberbullismo, l'accoglienza e l'incontro fra culture diverse, il sessismo e la discriminazione di genere, lo sport per le persone con disabilità, l'esclusione e il rischio di isolamento - all'organizzazione di attività ludiche e sportive all'aperto, fino alla stesura, con la partecipazione di bambini, operatori e insegnanti di un "Codice etico del Calcio Solidale", e alla composizione di un “inno” da far risuonare sui campi in occasione dei meeting che sarebbero seguiti alla fase iniziale. E tutto questo non è che una sintesi di quello che sarebbe stato il progetto senza l'emergenza Coronavirus. Fortunatamente, però, "Giovani in campo" non è stato "sconfitto" dalla drammatica crisi. La Fondazione Roma Solidale ha infatti pensato di non fermarsi ma di rilanciare, rivedendo il programma per adattarlo alle contingenze attuali: come? Condividendo con l’Amministrazione capitolina l’idea di procrastinare i meeting sociali e sportivi quando sarà di nuovo possibile tornare a scuola e all’aria aperta, riformulando e adattando il programma alle esigenze di questo periodo anomalo di distanza sociale coatta, per aggiungere nuovi contenuti, nuove idee, arricchendo e rimodulando la struttura e la forma dell’intervento, con il lancio di una robusta campagna di comunicazione e sensibilizzazione. Le stesse scuole coinvolte nel progetto, per esempio, saranno chiamate a partecipare con idee, riflessioni e contributi, nell’ambito delle attività di didattica a distanza. Ma non solo: i target di "Giovani in campo" si espandono, coinvolgendo ora non solo i bambini e i giovani, ma, potenzialmente, chiunque, poiché, con le Scuole chiuse, il centro focale diviene la Casa e il Territorio. Un ampliamento vertiginoso delle iniziali prospettive figlio dell'emergenza e del dover fare di necessità virtù. Ed è qui che si uniscono con forza e convinzione le strade con la nostra testata: Gazzetta Regionale, da sempre in prima linea sul campo dei progetti volti al sociale (dall'ormai storico Talento&Tenacia al recente "L'altra metà del calcio" per citarne alcuni), è salita con entusiasmo a bordo di un'iniziativa valida e quanto mai preziosa e già in questi giorni, andando sulla nostra pagina Facebook, avrete modo di scoprire diversi contenuti interessanti che vi terranno compagnia in questi lunghi giorni, fra un sorriso e uno spunto di riflessione, facendovi conoscere e approfondire il mondo "Giovani in campo". Attraverso l'hashtag #ProntiATornareInCampo è nata infatti la campagna di comunicazione del progetto, che può puntare ora, grazie alla forza diffusiva dei social network, a veder espandersi il proprio bacino ben oltre quello originariamente previsto attraverso l'esclusivo contatto diretto e puntare, perché no, a entrare in ogni casa. Ne abbiamo parlato con Luca Cattolico, membro della Cabina di Regia della Fondazione Roma Solidale.
Le amare contingenze attuali hanno portato a una radicale revisione dei vostri programmi iniziali: ritiene che possa nascere da questo impedimento l'opportunità di rendere ancor più ambizioso, nella struttura e nei risultati attesi, il vostro progetto?
"Il Calcio Solidale nasce dall’idea di valorizzare il gioco del calcio come strumento di inclusione e narrazione: giocare a calcio diviene in sostanza l’occasione per parlare di sessismo, di razzismo, di bullismo in un modo semplice, comprensibile a tutte e a tutti. In questo senso non esiste un solo modo di “fare calcio solidale”, ciò che conta è l’obiettivo. L’emergenza da COVID-19 ha stravolto la vita di tutti precludendoci, in questa fase, la facoltà di correre dietro a un pallone su un campo da gioco; tuttavia possiamo raccontare altre storie. E’ ciò che stiamo provando a realizzare con la campagna di comunicazione #ProntiATornareInCampo: coinvolgere bambini, ragazze, genitori, educatori e docenti con l’idea che è proprio questo il momento di “ripassare” certi valori, allenando la testa, il corpo ed il cuore".
Per ovvi motivi avete dovuto rimandare la fase "pratica" dell'iniziativa a settembre: cosa ci può dire a tal proposito? Avete intenzione di confermare le iniziative originariamente pensate o saranno introdotte ulteriori novità?
"Stiamo lavorando di concerto con l’Amministrazione per garantire continuità agli interventi, superando la logica delle iniziative “spot”, con un coinvolgimento della Scuola, degli Operatori sportivi e sociali, insieme alle famiglie, per creare un circuito di attività e riflessione che provi ad allargare lo sguardo, programmando nel medio – lungo periodo. Ciò che non siamo in grado di praticare adesso, torneremo a farlo tra poco, tutti insieme, bambine e bambini, italiani e non, abili e meno abili".
Le restrizioni attualmente vigenti stanno insegnando a tutti noi a non dare per scontato il valore dei rapporti umani e dello stare insieme, grande tematica presa in esame dal progetto "Giovani in campo": il fenomeno attuale della quarantena, unitamente alla campagna di comunicazione può a suo parere preparare ancor meglio il terreno alle iniziative che porterete nelle scuole e non solo?
"Con la campagna ci siamo uniti anche noi al messaggio che da tante parti dice forte e chiaro: restiamo uniti, anche se distanti. Ma in realtà, con le prime risposte che stiamo ricevendo, il messaggio che sta rimbalzando in rete suona ancora più forte: emerge la passione e la straordinaria disponibilità a cimentarsi su questo campo, il desiderio di stare insieme superando barriere che, mai come in questo caso, non sono solo simboliche. Il Calcio Solidale, con i suoi valori e le sue pratiche includenti, non potrà che crescere. E tornare a raccontare le sue storie: nella testa e nel cuore ne porto sempre almeno un paio, che spiegano senza altre parole cosa potrà ancora essere “il calcio nel sociale”. Innanzitutto la presentazione della Rete del Calcio Solidale, il 17 aprile 2015, presso la Sala Conferenze allo Stadio Olimpico: 500 persone assiepate, l’una diversa dall’altra, che poi si riversano sul prato dell’Olimpico. Bambine e bambini, genitori e insegnanti, persone con disabilità, ragazzini rom, migranti, operatori sportivi ed educatori, tutti a correre sotto le curve con gli occhi pieni di meraviglia. E poi altra storia, quando, in un meeting sul campo della Liberi Nantes, lo scorso anno, ho visto Ibrahim Saidy, rifugiato del Gambia, divenire idolo assoluto dei bambini presenti sugli spalti, solo perché bravo a giocare a calcio: non dimenticherò l’immagine di Ibrahim, alla fine della partita, richiamato sotto la gradinata e abbracciato da tutti, decine di bambini con Ibrahim al centro, felice, incredulo. Il Calcio è una storia meravigliosa. Una storia più grande e più bella di quelle che vediamo raccontate nelle partite in TV".