Scuola calcio

Massimina, Catia Perigli: "Il bambino al primo posto"

Conosciamo l'istruttrice degli Esordienti del club di via Casal Lumbroso: competenza e passione al servizio dei suoi bambini

Il nostro viaggio all'interno del mondo della scuola calcio del Massimina inizia da una nostra eccellenza femminile: l'allenatrice Uefa A Catia Perigli, istruttrice degli Esordienti misti. Dopo aver lavorato nell'agonistica, Catia è approdata al Massimina lo scorso anno, per iniziare una nuova avventura con i più piccoli. “Sì, trascinata dall’entusiasmo del presidente e dei dirigenti, ho deciso di affrontare questa esperienza dando il meglio di me: alleno gli Esordienti 2007/2008 e sono molto contenta del lavoro finora svolto. La conferma della bontà di questo mi è stata data dall’entusiasmo dei ragazzi durante gli allenamenti e dalla società che crede in me, primo su tutti il responsabile Roberto Mattioli: la sua presenza è sempre fonte di nuovi stimoli, attingendo dal suo bagaglio professionale ho potuto ampliare le mie conoscenze sportive. Prima di allenare e studiare questo sport ero una giocatrice di calcio a cinque, e sono sempre stata considerata dalle mie compagne una sorta di allenatrice in campo: il passaggio per me dal rettangolo di gioco alla panchina è stato piuttosto naturale. Personalmente amo veder crescere i bambini e aiutarli in questo processo, per questo sono felice oggi di operare nella scuola calcio. Sono convinta che poiché il bambino durante questo periodo della sua vita riesce ad apprendere molto velocemente e in maniera assai vorace, è importante che chi decide di farsi carico della sua crescita lavori con competenza e desiderio di far apprendere ma non solo: deve anche conoscere cosa, come e quando far apprendere”. E proprio sulla competenza e qualità dei suoi istruttori il Massimina ha puntato tanto. “Sì penso che lo staff del Massimina sia stato selezionato con cura e di certo io stessa ci porterei un figlio a crescere. Trovo che in questa società i bambini non siano infatti considerati dei numeri, bensì parte integrante del progetto”. Sulla sua visione dello sport, Catia ci spiega che: “Lo sport per me ha una valenza straordinaria, permette di confrontarci, anche in modo aggressivo, ma con un'aggressività orientata, canalizzata - in questo senso è educativo - contro un avversario, stando sempre all'interno di certe regole, e in un tempo ben preciso, senza alcuna aggressività “negativa”, né prima, né dopo. Lo sport insegna a vincere e a perdere. Questo è un un fatto costante e ricorrente, nello sport c’è sempre un risultato chiaro, una ha vinto e una ha perso, le due squadre possono aver giocato bene tutte e due, ma una ha vinto e l’altra no. Accettare questo fin da giovanissimi è molto importante sotto il piano educativo e questo è il mio principale obiettivo, naturalmente abbinato alla crescita tecnica e atletica”. Avere la possibilità poi di essere allenati da un'allenatrice donna Uefa A è un'importante opportunità per i bambini: si va in questo modo ad annientare gli stereotipi di genere, educando i piccoli atleti all'eguaglianza nello sport come nella vita. “È vero, sono convinta che uno degli indicatori di disuguaglianza di genere nel mondo dello sport sia propri il rapporto allenatore-atleta. In Italia come all’estero, è frequente trovare un uomo ad allenare una squadra di donne, mentre l’opposto è molto più raro. Eppure numerosi studi illustrano i molteplici vantaggi dell’essere allenati da una donna: le donne sono per natura maestre, nutrici, tendono ad avere un buon equilibrio tra competizione e cooperazione, sono predisposte a fare da mentore. D’altra parte però le donne sono valutate come meno competenti nella strategia di gioco, anche se più abili nel migliorare il carattere degli atleti... non condivido questo punto, siamo anche grandi strateghe (sorride, ndr)”. In questo periodo di stop delle attività, Catia non può vedere purtroppo i suoi bambini, ma conserva tanti ricordi: “Ci sono tante immagini che non dimenticherò mai: i sorrisi e gli abbracci sinceri dei ragazzi a volte anche senza motivo, volt in cui mi hanno stretta a loro come se volessero ringraziarmi di averli fatti sentire importanti.Vedere i bambini che fanno di tutto per salutarti quando ti incontrano per strada per poi ritirarsi timidamente... sono cose bellissime, che ti restano dentro. Oggi, in questo momento di pausa forzata, ci vediamo con i ragazzi in videochat, è il massimo che possiamo fare”.

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