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Scuola calcio
30 Aprile 2020
Gianni Pizzimenti
Continua il nostro viaggio all'interno del mondo della scuola calcio del Massimina: questa settimana abbiamo parlato con Gianni Pizzimenti, tecnico dei piccoli leoncini classe 2010. Questo è stato il primo anno per l'istruttore qui, al Massimina: una stagione che, nonostante la brusca interruzione per motivi tristemente noti a tutti, ha dato numerose soddisfazioni al nuovo tecnico. “Sono rimasto molto contento, devo dire, ho trovato al Massimina l'ambiente di cui il direttore Roberto Mattioli mi aveva parlato: sano, tranquillo, familiare, con ambiziosi progetti di crescita e, cosa non da meno, popolato da persone competenti e sempre pronte a darti una mano quando c'è bisogno. Componenti queste, che non si trovano in tutte le società. Ma ho constatato anche con piacere di come ci si comporti qui nei confronti degli stessi bambini, mettendoli sempre a proprio agio, senza nessuna pressione. Da noi i piccoli vengono educati non solo sotto l'aspetto tecnico, ma anche comportamentale, sia nei confronti del gruppo che dello stesso avversario”. Mister Pizzimenti proviene dal mondo dell'agonistica, una realtà molto diversa da quella dell'attività di base. “Inizialmente avevo un poco di timore nel calarmi in questa realtà nuova per me: mister Mattioli in questo è stato molto importante, mi ha incoraggiato, supportandomi costantemente con i suoi consigli. Oggi guardo alla scuola calcio con affetto, mi ci trovo molto bene”. Quest'anno poi è stata presa una decisione importante per il bene dei piccoli atleti. “Sì, essendo il gruppo piuttosto numeroso abbiamo ritenuto opportuno dividerlo in due squadre da gennaio, grazie all'aiuto di mister Mazzucco. In questo modo, avendo due gruppi da otto, tutti i nostri bambini hanno avuto un giusto minutaggio a disposizione nelle varie partite. In questo sport più si gioca più si migliora e i benefici di questa scelta non si sono fatti attendere”. In questo periodo mister Pizzimenti non può vedere di persona, naturalmente i suoi bambini. “Mi mancano tanto, davvero. Anche se in campo mi fanno sgolare e spesso ne combinano di tutti i colori (ride, ndr). Questo blocco mi ha tolto una parte di me. Ho tanta nostalgia della vivacità dei miei ragazzi, delle loro espressioni, del modo in cui mi guardano e si avvicinano per ricevere un abbraccio o un complimento dopo che hanno segnato un goal o fatto qualcosa di bello. Ogni tanto ci vediamo insieme ai loro genitori in video ma naturalmente non è la stessa cosa”.
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