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l'intervista
08 Maggio 2020
Pensare a chi è in difficoltà è come una missione per Carlo Sorbara. Inclusione, solidarietà, partecipazione, senso della comunità. Tutti ingredienti che il direttore sportivo ha sempre voluto mettere in ogni suo progetto. Non a caso Sorbara ha deciso di sposare senza esitare “Giovani in Campo”, il progetto promosso dalla Fondazione Roma Solidale il cui scopo è quello di portare nelle case degli italiani il calcio solidale. Abbiamo voluto ascoltare quindi le sensazioni di Carlo Sorbara in questo periodo così delicato.
Direttore lei è ritenuto uno dei principali artefici del calcio integrato a Roma. Nella sua carriera l'inclusione sociale è sempre stata un punto focale della sua attività ce lo può confermare?
“Contento ed orgoglioso di questa considerazione. Certo di strada ne abbiamo fatta tanta, soprattutto perché oggi all’interno di diverse realtà calcistiche si trovano con una certa frequenza e 'normalità' progetti rivolti al calcio inclusivo, e di questo ne posso essere solo che felice e soddisfatto, perché l’ambiente ormai è sensibile a questa tematica. Far allenare il proprio figlio con un ragazzo diversamente abile arricchisce ancor di più la seduta perchè questi ragazzi sono per tutti noi un valore aggiunto”.
Dodicieventi, rigonfiamo il pallone, è un progetto al quale tiene molto. Ci può illustrare di che cosa si tratta e come sta crescescendo con il passare del tempo?
“L’A.S.D. Dodicieventi Sport nasce a fine Novembre del 2018, per essere attiva a tutti gli effetti con il primo progetto 'Rigonfiamo il pallone' ad Ottobre 2019. Persegue esclusivamente fini sociali attraverso l'esercizio e la promozione di attività sportive dilettantistiche volte a promuovere il benessere psicofisico dell’individuo, il potenziamento delle abilità sportive, cognitive e relazionali, l’integrazione e l’inclusione dell’individuo, l’evoluzione della personalità e la crescita della persona attraverso la pratica di attività sportive individuali e di squadra per ragazzi e ragazze diversamente abili e normodotati in tutte le sue forme. Il progetto 'Rigonfiamo il Pallone' nasce dall’esperienza vissuta in termini pratici e gestionali da parte mia, presso la società sportiva Totti Soccer School, attraverso il Progetto 'Diamo un calcio alla disabilità', dove ne sono stato ideatore, a Maggio 2005, insieme alla Dott.ssa Enrica Nisi, che colgo l’occasione di ringraziare per avermi fatto conoscere a fondo questa 'tematica', e dove ho lavorato e maturato esperienza come Direttore Generale per oltre dieci anni, sino a Febbraio 2019. Con questo progetto l’associazione, vuole proporre un tipo di attività che negli ultimi anni si è molto sviluppata, nel mondo del sociale e dello Sport, purtroppo però con poche possibilità di crescita ed espansione, per motivi non solo economici ma anche di supporto gestionale e professionale oltre che per mancanza di un sistema vero e proprio di “rete” tra i vari enti interessati. La volontà dell'Associazione è quella di poter proporre un attività sportiva basata in questo progetto specifico, sulla pratica del Calcio attraverso cui oltre ad imparare una disciplina sportiva, si darà modo ai partecipanti, ad oggi principalmente bambini e ragazzi con disturbo dello spettro autistico, e sindrome di asperger, di affrontare e di superare tutte quelle paure e "barriere" culturali che si presentano nella quotidianità dei ragazzi diversamente abili e anche delle famiglie stesse e di tutte quelle persone a loro vicine”.
Cosa ne pensi dell'iniziativa “Giovani in campo” della Fondazione Roma Solidale?
“Già dal 2015 ho compartecipato insieme alla Fondazione al primissimo progetto come fondatore del movimento del Calcio Solidale , quindi posso essene solo che orgoglioso di essere stato coinvolto da Gioia Belardinelli e da Luca Cattolico. Inoltre vanno i miei più cari complimenti a tutto il gruppo di lavoro, per essere riusciti tutti insieme ed in tempi così stretti a riformulare il format del Progetto, dal campo ai social, #ProntiATornareInCampo e quindi a fare una campagna promozionale di forte impatto e questo sicuramente ci aiuterà a sensibilizzare maggiormente le persone e quindi i cittadini sulle tematiche a noi molto care: aggregazione, inclusione, uguaglianza, cercando di conseguire i medesimi obiettivi. Certo che il giorno che potremmo anche giocare sul campo questa 'straordinaria partita' speriamo di poterlo fare dal vivo insieme a tutti gli 'uomini social' che ci hanno accompagnato sino ad ora”.
Parliamo un po' di calcio. Lei ha avuto un'esperienza decennale all'interno della Totti Soccer School, è un uomo di campo e in tanti si chiedono che ne sarà del calcio dilettante. Se considerare chiusa questa stagione, se pensare già alla prossima. Lei che ne pensa?
“Consentitemi la doverosa osservazione: anche prima abbiamo parlato di calcio. Forse oggi il calcio, quello che conta, come si dice inconsciamente, a mio avviso deve contare molto meno di quello che è, perché altrimenti dimostriamo di non aver capito ancora nulla, perché la salute è la prima cosa di fronte a tutto e a tutti. In questi mesi il Covid-19 ci ha messo tutti a dura prova, ma allo stesso tempo ci ha messo soprattutto tutti allo stesso livello di uguaglianza: professionisti e dilettanti, normodotati e diversamente abili. Intanto penserei a sistemare il 'sistemabile' per far sì che quando si potrà riprendere lo si potrà fare con la massima sicurezza; se non potranno essere pronti i professionisti, figuriamoci i dilettanti. Ci vuole cautela e dunque penserei direttamente alla prossima stagione”.
Secondo lei promozioni e retrocessioni dovrebbero valere nell'eventualità in cui chiudessero definitivamente la stagione?
“Assolutamente no, sarebbe tutto falsato. Io ripartirei da capo, come se l’attuale stagione sportiva non fosse mai partita, anche perché in tutti i campionati una partita, un minuto, anche l'ultimo secondo del recupero può risultare decisivo per qualasiasi verdetto”.
Tempistiche per il rientro in campo: Secondo lei settembre potrebbe essere il mese giusto per riniziare le attività sportive?
“Anche qui andrei cauto. Certo il tempo per lavorare c’è ma chi ha le competenze per farlo ci deve dare le giuste e soprattutto chiare disposizioni per poter agire. Io penserei dapprima all’istruzione scolastica, anch’essa molto penalizzata ed incerta. Per cui cercherei prima di partire nel collettivo con la scuola e poi magari ritorniamo pian piano a fare sport di gruppo. Io non vedo l’ora di accompagnare mano nella mano i ragazzi del Progetto e tornare tutti insieme ad allenarci, ma dobbiamo farlo in un ambiente sano e privo di rischi”,
Il discorso scuola calcio merita una parentesi a sé: come lo si spiega ad un bambino il distanziamento sociale?
“Voglio parlare non solo da addetto ai lavori, ma anche e soprattutto da genitore di una bambina in procinto di compiere 12 anni. I bambini sono molto intelligenti e sensibili, a volte anche più di quello che un adulto possa immaginare. La situazione attuale rimarrà nella storia e sta a noi adulti far capire loro che da questa situazione si può imparare: di fronte ad gni cosa ci sono dei valori. Gli stessi che nell’attuale società a volte non vengono posti in primo piano”.
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