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L'intervista

Protocollo, cinque presidenti esprimono la loro opinione

I numeri uno di Vigor Perconti, Tor Tre Teste, Lodigiani, Atletico 2000 e Ponte di Nona dicono la loro sulle linee guida della FIGC

19 Giugno 2020

I presidenti intervenuti ai nostri microfoni

I presidenti intervenuti ai nostri microfoni

I presidenti intervenuti ai nostri microfoni

Andate in archivio le prime due settimane "post protocollo" in Italia. Con le linee guida emanate dalla FIGC, figlie similissime di quelle per gli sport di squadra promulgate dall'ufficio sport della presidenza del Consiglio dei ministri del 18 maggio, la vita nelle società sportive è iniziata, pian piano, a ripartire. C'è chi ha fatto tornare i propri ragazzi a calcare il campo nei giorni scorsi, c'è chi lo farà proprio in questa settimana. Le reazioni al protocollo? Un moderato sollievo trattenuto da alcune perplessità. Dopo mesi di inattività, ma soprattutto dopo un lungo periodo di silenzio da parte delle istituzioni calcistiche e non solo sul versante Dilettanti, mentre intanto i parchi andavano riempendosi di ragazzi annoiati, finalmente qualcosa si è mosso. Non mancano certo le criticità all'interno di questo protocollo, evidenziate dagli stessi club che abbiamo ascoltato per l'occasione: società di Roma che stanno cercando di riavvicinarsi per quanto possibile a una normalità che sembra ancora molto lontana. "Almeno facciamo respirare a questi ragazzi un po' d'aria" commentano in coro i presidenti di Vigor Perconti, Tor Tre Teste, Lodigiani, Atletico 2000 e Ponte di Nona. "Personalmente sono diverse le cose che trovo esagerate in questo protocollo", commenta Maurizio Perconti, presidente della Vigor Perconti, "ma naturalmente rispetto quel che ci viene indicato, faremo del nostro meglio per allinearci ad esso. Noi abbiamo il vantaggio, rispetto ad altre società di avere tanti campi e strutture a disposizione, almeno... non tutti i club hanno questa possibilità. Trovo allucinante che su un campo grande ci possano entrare solo otto ragazzi per fare un allenamento... così è difficile lavorare". La Perconti si è spinta anche oltre le direttive in tema prevenzione: "Sì, nei primi tempi abbiamo acquistato tutto l'occorrente per operare sanificazioni in autonomia: le faremo spesso". Il presidente della Tor Tre Teste, Alessio Di Bisceglia, pone l'attenzione invece sull'essere ancora lontani dal traguardo. "Sì, il protocollo è un passo in avanti, ma il calcio è tutta un'altra cosa, l'impossibilità di avere un qualsiasi tipo di contatto fisico è molto limitante purtroppo. L'importante, comunque, è che si stia andando in quella direzione, mi aspetto novità rilevanti prima di fine mese da questo punto di vista, altrimenti è difficile fare calcio... si farebbe un'altra cosa". Nel protocollo della FIGC è stata rivista anche la figura del medico, introducendo la possibilità di nominare un delegato in sua vece sul posto. "Ma certo, ma quale professionista avrebbe potuto garantire un impegno di quel tipo? Con quale costo per la società? Una forzatura. E mentre aspettiamo un alleggerimento delle misure per gli allenamenti, resto in attesa personalmente di conoscere quali aiuti di tipo economico metterà sul tavolo la federazione e/o il governo per le società. C'è bisogno che arrivino investimenti a fondo perduto... per ora non è arrivato nulla". Un protocollo, questo della FIGC che crea disuguaglianze anche secondo Andrea Simonetti, presidente della Lodigiani. "Non è assolutamente di facile attuazione in generale, ancor di più applicandolo al mondo del calcio, uno sport che prevede il contatto come elemento fra più importanti, sia a livello di scuola calcio che di agonistica. Noi alla Lodigiani abbiamo grandi strutture, in grado di rispettare le dure linee previste per il distanziamento, ma sinceramente non so come faranno molti club che hanno spazi ben più limitati a disposizione. Devo essere sincero, leggendo questo protocollo della FIGC ho la sensazione che sia stato fatto da persone che hanno una notevole distanza dal campo da gioco, ne sono convintissimo. I nostri ragazzi sono e restano una delle categorie più penalizzate da questa emergenza, dimenticati da tutti. Credo che psicologicamente abbiano subìto dei danni, dobbiamo fare di più per loro". Alessio Di Curzio, presidente dell'Atletico 2000, critica invece le tempistiche del protocollo. "È uscito troppo tardi. Rischia di rimanere in vigore solamente per due settimane... spero che la Federazione sarà più veloce quando ci saranno i Dpcm che apriranno alle partite. Sono del parere che quando il governo dice qualcosa la Federazione, che deve essere di supporto alle società, debba uscire 48 ore dopo, in questo specifico caso il 20 maggio. In tutto questo periodo invece mi sembra che si sia pensato molto ai professionisti e poco a noi dilettanti". Mimmo Gaglio, presidente del Ponte di Nona, aveva invece pensato e presentato un'ipotesi di protocollo anticipatamente, che si è rivelata essere molto aderente a quello uscito la scorsa settimana. "Ci aspettavamo tutti un qualcosa del genere, noi come Ponte di Nona avevamo provato ad anticipare i tempi in un periodo in cui non arrivavano informazioni di alcun genere circa quel che avremmo dovuto fare, basandoci sulle linee guida del governo, eccezion fatta per quanto riguarda il medico, che era impossibile da sostenere". Sul tema delle responsabilità: "Trovo assurdo che un presidente debba rischiare così tanto, specialmente considerando quel che i ragazzi fanno al di fuori del centro sportivo, come per esempio quello che abbiamo visto tutti accade nei parchi. Penso che la strada dell'autocertificazione da consegnare all'ingresso in questo senso sia valida da percorrere, ma servirebbe qualche tutela in più per noi. Anche perché se uno ora deve iniziare a pensare a procurarsi piuttosto che un allenatore bravo un buon avvocato, sinceramente sarebbe meglio chiudere tutto e lasciar perdere". 

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