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L'editoriale

Come i centri estivi hanno ribadito l'importanza dei club

Vi riproponiamo la riflessione riguardo le attività organizzate in questo periodo per i bambini: le società, ancora una volta, hanno dimostrato di essere aggregatori sociali di enorme importanza

03 Luglio 2020

Uno scatto del centro estivo dell'Elis

Uno scatto del centro estivo dell'Elis

Uno scatto del centro estivo dell'Elis

La vita è ricominciata per i bambini. Le società finalmente stanno riaprendo i battenti e i centri estivi, in questo senso, sono un motore che sta facendo una sua buona parte all'interno del complicato processo della ripartenza. Finalmente i giovani possono incontrarsi e relazionarsi fra loro come comunità e farlo all'interno degli impianti, sotto la vigilanza di istruttori e tutori. Possono farlo, anche se c'è da dire che i parchi e le piazze, come ve le abbiamo raccontate in queste settimane, restano in realtà alternative assai affascinanti per i piccoli: non sono mancate, purtroppo, testimonianze arrivate al nostro orecchio di bambini e ragazzi che dicono: "Ah, nel vostro centro estivo non posso giocare a calcio? Allora preferisco andare al parco con gli amici". C'è questa sorta di ricatto a cui le società devono sottostare, un ricatto che, si badi, non è frutto di una colpa dei bambini, è chiaro. La questione è che si resta inevitabilmente appesi alle tempistiche per quel che riguarda il via libera al contatto: senza questo semaforo verde, purtroppo, lo "sport sicuro" sarà sempre un passo indietro rispetto a quello svolto nelle "zone franche" di parchi e piazze. Ciononostante la risposta all'apertura dei centri è stata ottima. Lo spettro della paura è stato quasi del tutto schiacciato dalla voglia di sport, dalla voglia di stare insieme. Le famiglie questo lo hanno capito e stanno affidando i propri piccoli alle società: un trend incoraggiante pensando al futuro, allo sport che sarà a settembre, se tutto restasse, ci auguriamo, così com'è. Guardando all'oggi, guardando a quel che è certo e a quel che è stato per ora fatto, spicca la grande dignità restituita e riconosciuta ai club sportivi e a chi organizza i centri estivi. La dignità di chi fa qualcosa per il sociale. In un contesto in cui le responsabilità sono grandi, in cui il rischio che compaia un infetto rappresenterebbe danni difficili da calcolare per una società, a fronte di un guadagno che in moltissimi casi si configura come un mero pareggio dei costi per quanto riguarda l'allestimento, messa in moto e mantenimento dei centri estivi, diverse realtà hanno gettato nel cestino il concetto del gioco che vale o non vale la candela. Diverse realtà hanno richiamato a sé i bambini dalle case, ragazzi svuotati e intorpiditi da mesi di quarantena, offrendo loro una vera ripartenza. Una ripartenza più sociale, più umana, più culturale che sportiva in senso stretto verrebbe da dire: prima ancora del far riprendere i bambini a muoversi infatti, l'importanza maggiore dell'operato di queste realtà sembra essere stato l'aver restituito ai nostri ragazzi il concetto del guardarsi negli occhi senza monitor e schermi a intermediare, il concetto di parlarsi e non di chattare dalle proprie case, il concetto di correre insieme e non di videogiocare, il concetto di imparare un sacco di cose nuove e di scoprire nuove passioni direttamente, toccandole in prima persona, anziché affossarsi sul divano in attesa che tutto questo sia un lontano ricordo. E siamo certi che questi bambini, di ritorno a casa la sera, saranno certamente più pieni di qualcosa rispetto al giorno prima. 

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