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01 Novembre 2020
Luca Pancalli è uomo di sport, innamorato dello sport. Atleta di prima fascia nel recente passato, presidente del Comitato Paralimpico Italiano oggi. Nel mezzo tantissimi incarichi ricoperti, ma sempre con gli stessi obiettivi: migliorare il movimento e aiutare i giovani a crescere assimilando i valori che solamente questo settore è in grado di trasmettere nella loro interezza. E come uomo di sport, oltre che come numero uno del CIP, Luca Pancalli è preoccupato da questa nuova sospensione dell’attività dilettantistica, molto spesso “unico strumento di integrazione e benessere” per alcuni dei giovani tesserati.
Presidente, entriamo subito nel merito: da massimo esponente del CIP, ma anche da uomo sportivo, come ha preso lo stop degli sport di contatto dilettantistici?
"La prima preoccupazione è stata da cittadino e da padre di famiglia. Le notizie relative all’andamento della curva epidemiologica della pandemia di COVID-19 sono state un vero e proprio shock. Da uomo di sport invece il pensiero ricorrente, inquesti mesi di emergenza, è stato quello di prestare la massima attenzione a tutte quelle realtà che costituiscono l’ossatura del movimento sportivo nazionale che, in questa crisi, rischiano di pagare un prezzo altissimo. La priorità del Paese deve restare la salute pubblica. In occasione dei confronti legati agli ultimi due DPCM mi sono permesso tuttavia di rilevare che le società sportive vanno trattate alla stregua delle altre attività imprenditoriali con l’aggiunta che chi opera nello sport oltre a incidere sul PIL del Paese produce anche cultura, socialità e rappresenta un pezzo di welfare nazionale”.
L'intervista completa sarà disponibile nell'edizione di lunedi 2 novembre in edicola ed online
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