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l'intervista
Il direttore generale della Fonte Meravigliosa: "Succede da prima del Covid, scuola e sport non sono mai connessi, va cambiata mentalità"
20 Maggio 2021
Riccardo Neri, direttore generale del club gialloblù (Foto ©Fonte Meravigliosa)
La Fonte Meravigliosa è una realtà in crescita nel calcio romano, che vanta due squadre Allievi Regionali, due Giovanissimi Elite ed una Juniores Elite. La filosofia dei gialloblù è fondata sul lavoro, e ciò si è visto anche durante la pandemia, perché mentre molti hanno diminuito le sedute d’allenamento, la Fonte le ha aumentate, per garantire ai propri ragazzi continuità e progressi anche a distanza. Riccardo Neri, il direttore generale della società, ci ha parlato di questo tipo di gestione: !Abbiamo avuto la conferma di quasi tutti i nostri tesserati, ed è una bella cosa perché non ci siamo mai abbattuti ed abbiamo anche aumentato le sedute di allenamento lavorando su ogni dettaglio, i genitori erano contenti perché vedevano i ragazzi uscire sudati dalle stanze, ed ora che abbiamo potuto pian piano riaprire sono tutti ancora più contenti. La gestione dell’ultimo anno è stata complicata, e le mie critiche sono indirizzate più sul piano nazionale, credo che ci sia poca cura del settore sportivo giovanile, anche prima del Covid, i ragazzi si allenano sempre meno e scuola e sport non sono mai connessi tra loro, i giovani in altri paesi si allenano anche 3 ore al giorno non perché hanno più passione, ma perché ne hanno la possibilità. Noi cerchiamo di farli lavorare anche fuori dal campo, integrando l’allenamento che già fanno con noi, e la prova che in questo senso abbiamo una marcia in più sono i ragazzi di squadre professionistiche ci scrivono per fare dei percorsi di allenamento personalizzato con noi. Qui alla Fonte Meravigliosa investiamo sul lavoro e non abbiamo lasciato i ragazzi abbandonati a loro stessi, bensì abbiamo continuato a lavorare duro, e sia la crescita della scuola calcio che la collaborazione con un club importante che prossimamente annunceremo, sono i risultati del nostro operato. Per quanto riguarda l’integrazione tra Juniores e prima squadra, anche su questo sono abbastanza soddisfatto: l’anno scorso sono stati inseriti molti 2002 e 2003 in prima squadra, ed ora abbiamo anche un 2004 e un 2005. La prima squadra non è un punto d’arrivo per loro, ma è importante per farli crescere, qui non paghiamo per avere il giocatore, ma investiamo sui tecnici, sulla formazione e sul loro slancio nel mondo del calcio una volta cresciuti". Secondo Neri quindi, la pandemia non ha creato nuovi problemi, ma ha solamente svelato quelli già esistenti: "Il sistema nazionale si deve interrogare sul perché di tanti abbandoni allo sport, le Under 13 e 18 possono pure essere utili, ma finché non si cambierà la mentalità dei settori giovanili non si crescerà mai. Ora escono fuori campioni scandinavi perché loro hanno delle strutture e una mentalità precisa, e ci saranno problemi anche oltre la pandemia per questo: non dobbiamo copiare dall’estero, ma bisogna far collaborare le strutture sportive con le scuole, restituire importanza al movimento sportivo, lavorare bene durante la settimana sia a scuola che in allenamento e meritarsi la gioia della domenica. Per ore di attività svolte siamo indietro, la pandemia ha scoperto i problemi nascosti da anni. Non ci manca la passione, ma finché non si impara a strutturare i ragazzi come atleti non si andrà avanti, e se c’è un ministro dello sport che non conosce lo sport la vedo molto dura". Infine, il DG si è espresso in maniera critica sul comunicato che riguarda la possibilità di giocare le amichevoli: "In Italia si delegano molte decisioni, poche volte ci si prende le dirette responsabilità, e forse anche per questo, il comunicato sembra in parte una presa in giro. La cosa che mi dispiace è che ci sono due pesi e due misure, il futsal e la pallavolo sono ripartiti e il calcio giovanile no, serve un programma serio per tutti, non è stato fatto nulla affinché il calcio venisse tutelato, la Federazione si poteva muovere meglio e rimanere più vicino alle piccole realtà. Per la cronaca, qui non c’è stato nessun focolaio, ma nessuno si è voluto prendere la responsabilità per noi, e siamo stati abbandonati per lungo tempo dalle Istituzioni".
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