scuola calcio

ELIS, parla Marcucci: "I bambini devono potersi esprimere liberamente"

ufficio stampa

ELIS e Fabio Marcucci è un binomio che sa di novità visto che per l’istruttore è appena il primo anno all’interno della società. Con un passato all’Accademia Sporting Roma, nella scorsa estate Marcucci viene chiamato alla corte del presidente Marco Stomeo per allenare ed istruire il gruppo degli esordienti 2011, un gruppo abbastanza numeroso, composto esattamente trentacinque bambini. Proprio per questo si è deciso di dividerlo: oltre a Mauro Balducci nello staff è presente Ruggero Bua, questo per favorire la gestione e la crescita di tutti i ragazzi. Società ed ambiente. Il mondo ELIS è un mondo familiare, socievole e sempre pronto ad accogliere tutti. I presupposti per lavorare bene ci sono e Marcucci commenta così i primi mesi all’interno del club: "Sono cinque mesi che sono all’ELIS e devi dire che mi trovo benissimo. Mi hanno affidato i ragazzi del 2011 che divido con Ruggero Bua quindi, vista la divisione, possiamo dire che personalmente ho circa quindici bambini. Appena arrivato mi sono sentito subito a mio agio, questa è una società serena che ti lascia lavorare liberamente. Con il presidente Marco Stomeo ed il responsabile della scuola calcio Mauro Balducci ho instaurato sin da subito un buon rapporto, sono delle persone molto corrette e per me questo significa tanto. In primi mi hanno chiesto di lavorare e sviluppare l'aspetto motorio e tecnico. Alla base di tutti gli allenamenti però c’è sempre il divertimento, elemento fondamentale che non deve mai mancare". Il gruppo. Nonostante sia il primo anno, Marcucci ha instaurato subito un buon feeling con i ragazzi: "Loro sono fantastici, ogni volta che c’è l’allenamento non vedo l’ora di andare al campo. Essendo molto giovane - 23 anni - mi sento come se fossi il loro fratello maggiore. Ci alleniamo tre volte alla settimana più la partita e sono sempre felice di passare del tempo con loro. Grazie ad un determinato programma di allenamento che ci rilascia la società riguardo i metodi da applicare, riusiamo a lavorare molto bene, anche se io poi cerco sempre di metterci una mia impronta. Il gruppo calcisticamente parlando è valido, ci sono elementi che riescono ad esprimersi al meglio e di questo ne sono molto orgoglioso, anche se a Natale abbiamo fatto un torneo all'Atletico 2000, con squadre di alto livello, che non è andato proprio benissimo". Entriamo in campo. Marcucci, nonostante la giovane età, dimostra di metterci tanta passione e impegno in questo lavoro e, parlando dell’allenamento che svolge con i suoi ragazzi, si sofferma in particolar modo sulle metodologie che applica e sulla libertà che lascia al bambino: "Il mio punto chiave è la fantasia. Bisogna lasciare il bambino la giusta libertà e la creatività di cui ha bisogno. Tutti i bambini, chi più in evidenza e chi invece più in maniera nascosta, possiedono creatività e fantasia. Proprio per questo è fondamentale non mettergli alcun tipo di pressione, altrimenti non rendono come potrebbero. Il bambino va messo in un contesto di serenità e di tranquillità, bisogna farlo sbagliare perché è importante anche quello. Così facendo, cerco di abituarli ad avere una vera e propria intelligenza calcistica, in modo tale che, quando acquisteranno maggiore consapevolezza, sapranno prendere le giuste decisioni in maniera autonoma. Nei campi da calcio, vedo allenatori che comandano i propri ragazzi come se avessero un joystick e questo lo trovo sbagliato. A questa età non bisogna imporre degli schemi, ma lasciarli liberi. Poi è ovvio che in partita può capitare di dare qualche consiglio tattico più specifico, ma la cosa deve finire lì. Se non stimoliamo la fantasia del bambino, il nostro lavoro è fallito". 

 

 

Obiettivi

Parlando di obiettivi sia a livello personale che di club, Marcucci non nasconde che in futuro gli piacerebbe allenare una squadra agonistica: “La società non punta alla vittoria e di conseguenza non importa il risultato in campo, ma vuole che i ragazzi affrontino la gara con decisione e che rispettino sempre l’avversario. Il nostro obiettivo è quello di far crescere il bambino in un contesto tranquillo, facendogli tirare fuori il meglio, sia a livello comportamentale che calcistico. L’obiettivo personale, invece, è provare un giorno ad allenare una squadra a livello agonistico. Mi piacerebbe mettermi alla prova e se l’occasione dovesse arrivare a fine anno, vorrei coglierla”.

 

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