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l'editoriale

Ancora razzismo nelle giovanili: le denunce arrivate alla nostra redazione

11 Aprile 2022

Ancora razzismo nelle giovanili: le denunce arrivate alla nostra redazione

Foto (©Cappuccitti)

Due denunce come due pugni nello stomaco. Due episodi di razzismo raccontati alla nostra redazione da una mamma e da un allenatore. Nelle loro parole nessuna rabbia, solo frustrazione e la sorpresa che nel 2022, ancora, ci sia qualcuno così ignorante da pensare che un offesa del genere possa passare inosservata, che possa addirittura scatenare l'ilarità dei "compagni di spalti". Non è stata una settimana semplice per il calcio laziale, di conseguenza per noi di Gazzetta Regionale. Un match di Eccellenza sospeso, un genitore che irrompe in campo durante un match per "discutere" con un quindicenne, un'aggressione ad un arbitro giovanissimo in Prima Categoria, con il peggio evitato solamente dall'intervento di qualcuno che fortunatamente ha mantenuto il senso della ragione. 

Il primo caso, durante un match di Under 19 Regionali, ci è stato raccontato dalla mamma del ragazzo offeso. Come vi abbiamo anticipato in apertura dal suo racconto non si evince rabbia o senso di rivalsa, ma tanta delusione di vedere come oggi, dopo tanti sforzi, ci si trovi ancora a dover affrontare un argomento del genere. Non deve essere semplice per un genitore starsene zitto ad ascoltare, evitando di intervenire per non alimentare ulteriormente la tensione in tribuna e sul terreno di gioco, come non deve essere semplice il viaggio di ritorno a casa, cercando di spiegare a un minorenne che il mondo è anche questo. La seconda segnalazione è di un allenatore di Under 19 Provinciale, con la "colpa" di allenare una squadra composta da tesserati di origine tunisina, marocchina e capoverdiana. Nell'ultimo match di campionato all'ennesimo insulto, anche in questo caso per evitare che la situazione degenerasse ulteriormente, ha deciso di ritirare la squadra dal campo. Non parliamo di una reazione rabbiosa e scomposta ma, come nel caso della mamma, di un'analisi lucida, che va oltre il risultato sportivo e lascia esterrefatti. Perché pensare che essere originari di un'altra nazione possa essere "motivo" di offese la dice lunga su quanta strada dobbiamo ancora fare per raggiungere un buon grado di civiltà anche nei centri sportivi, luoghi che dovrebbero abbattere ogni tipo di divisioni e differenze. 

Chi ci segue da anni, senza la superficialità dell'utente occasionale pronto solo a sprigionare odio ad ogni suo commento sotto qualsiasi notizia pubblicata sui nostri canali social, conosce alla perfezione il nostro impegno contro episodi che con lo sport non hanno nulla a che fare. Anche tramite iniziative concrete, come "L'altra metà del calcio", laboratorio educativo itinerante all'interno delle scuole calcio laziali contro gli stereotipi di genere o la nostra inchiesta "Essere Arbitro", quando denunciammo un incremento vertiginoso delle aggressioni contro i direttori di gara durante la stagione 2017/2018. Ma non solo, perché crediamo nel valore educativo dello sport, crediamo nei valori che i nostri ragazzi possono ereditare praticando qualsiasi disciplina. Continueremo a fare la nostra parte, anche se la voglia di raccontare, alcune domeniche, viene meno e solo il senso del dovere che piano piano prende il sopravvento ci aiuta a stringere i denti, mettere da parte le gesta sportive e andare avanti con il nostro lavoro

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