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l'intervista
Il presidente del Giardinetti a tutto tondo dopo le ultime vicende che hanno investito i play off di Under 17 ed Under 15, ma non solo...
17 Maggio 2023
Antonio Ranieri, presidente del Giardinetti (Foto ©GazReg)
Un finale di stagione sicuramente caldo, dove non sono mancati contrasti e polemiche. Un finale di stagione che non è piaciuto al Presidente del Giardinetti Antonio Ranieri, che esprime il suo rammarico e i suoi pensieri ai nostri microfoni: "Ho visto un'esasperazione dei toni che sicuramente non fa bene al movimento e ai ragazzi – esordisce il numero uno biancorosso – Il risultato del campo sembra avere sempre meno importanza e lascia spazio a veleni e discussioni. Ci appelliamo sempre ai valori dello sport, poi tutto decade al primo episodio dubbio, si mette tutto in discussione pur di arrivare alla vittoria. Una volta c'era il terzo tempo, ora si parla per lo più di torti arbitrali, ricorsi e carte bollate". Un inasprimento legato al deterioramento dei rapporti tra società, sempre più tesi e al fumo gettato negli occhi di giovani e genitori: "C'è un mercato di giocatori che è aperto tutto l'anno, ricco di promesse, illusioni e provini per le professioniste. Di questi ultimi ne vediamo tanti fatti, ma a cosa servono? Alcune società, anche di Serie A, non hanno nemmeno i convitti per ospitare i ragazzi, quindi io perché dovrei mandare un mio giocatore in prova? Alcuni vengono abbindolati da promesse incredibili e, spesso, dietro un club professionistico si nascondono procuratori che pensano esclusivamente al proprio interesse. Non so se poi dietro queste operazioni c'è anche un esborso da parte dei genitori per la procura, però è una cosa che penso possa accadere. E il mercato delle dilettanti è ancora più agguerrito, è un mondo in cui io faccio sempre più fatica". Ranieri continua: "Alcuni club, anche di vertice, del calcio laziale, fanno lezioni sull'etica sportiva, poi assumono comportamenti fuori da ogni logica. I giovani, già nella scuola calcio, vengono contattati costantemente con offerte di ogni tipo, dai benefit extracampo, che comprendono anche i genitori, alle promesse di un futuro roseo, arrivano anche a fargli scegliere il numero di maglia. Ed è uno tsunami che ti travolge, devi adeguarti a queste regole sennò la tua società viene distrutta. Io sento di essere diverso da tutto quello che mi circonda, credo di essere una persona con determinati valori e vedo intorno a me tutto il contrario. Ho visto alcune società che cercano di portar via giocatori ad altre, la nostra compresa, spesso solamente per far numero, per poi eventualmente trarne un vantaggio con una futura vendita. Io mi chiedo: ma perché fare rose di 30 giocatori con alcuni che poi non giocheranno mai? Ci sono tante dinamiche che stanno portando questo calcio ad un lotta senza quartiere, al togliere l'uno all'altro questo o quel giocatore" Il patron della compagine di via dei Ruderi di Torrenova precisa: "La motivazione sta tutta nel costruire rose ipoteticamente competitive per poi vincere. Mi sta anche bene, nessuno partecipa per perdere, ma è il percorso che una società fa per raggiungere un determinato obiettivo che va controllato. Manca spesso un progetto tecnico, conta vincere e guadagnare con future rivendite. Purtroppo la dinamica degli eventi dimostra che questo processo sta andando verso un peggioramento e negli ultimi giorni abbiamo assistito proprio a questo". Difficile vedere una soluzione, una fine a questo clima: "Io non so se si possa creare un codice etico, però credo che serva confrontarsi e far intervenire le istituzioni, che di alcune dinamiche magari non sono nemmeno a conoscenza . Sicuramente c'è bisogno di accorgimenti che si affianchino al cambiamento dei tempi, ma dal mio punto di vista c'è anche la necessità di regole precise, al momento è un “tutti contro tutti”, poi da un lato ci abbracciamo e dall'altro invece ci facciamo la guerra".
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