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Arbitri, genitori ed i grandi passi in avanti che ancora dobbiamo fare

Ieri all'Academy Sport Center un episodio tutt'altro che edificante che ha legato la direttrice di gara ed i genitori in tribuna, è intervenuto però il mister dell'Accademia Calcio Roma Simone Santoloci a dare esempio di sportività e civiltà. 

12 Febbraio 2024

Arbitri, genitori ed i grandi passi in avanti che ancora dobbiamo fare

(Foto ©DeCesaris)

Soli contro tutti. Gli arbitri rappresentano una parte del gioco, sono per certi versi una squadra a sé i cui elementi si allenano, si aggiornano e si preparano insieme, in campo però non fanno parte della compagine di casa né di quella ospite, non hanno nessuno sugli spalti se non l'osservatore della loro Sezione o un coraggioso genitore che sceglie di seguirli, pur consapevole di andare incontro, con tutta probabilità, ad uno spettacolo indecoroso.

Gli arbitri sbagliano, come sbagliano i giocatori. E quando addetti ai lavori, genitori e perché no, anche noi giornalisti, parliamo di quanto nel calcio giovanile sia importante la crescita ancor più del risultato, dovremmo ricordarci che anche per i componenti di quella "terza squadra" in campo, gli arbitri, il discorso è pressoché uguale. E allora la cosa stride con ciò a cui si assiste di domenica in domenica, perché se è giusto non inveire contro i ragazzi in campo, per quanto goffo, evitabile o grave sia un loro errore, è altrettanto sbagliato scagliarsi con rabbia contro un arbitro di pochi anni più grande, il più delle volte ancora in età scolare, che si trova su quel campo esattamente per lo stesso motivo che muove noi ed i nostri figli: la passione.

Quell'arbitro però in campo è solo, è diverso da me ed è diverso dagli avversari, la mia voce può fargli male ma nascondersi in mezzo a tutte le altre, senza che nessuno prenda le sue difese, ed anche per questo prendermela con lui (o lei) è così facile. 

Per quanto ad alti livelli si faccia fatica a comprendere certi episodi arbitrali senza pensar male, nel calcio giovanile dilettantistico possiamo convenire che nessun fischietto abbia alcun interesse a favorire una squadra o l'altra, e allora di passi in avanti da fare ce ne sono a migliaia, perché se alla luce di tutto questo si pensa ancora che gridare per 70, 80 o 90 minuti contro un arbitro si confaccia ad un contesto civile adeguato al nostro, c'è qualcosa che evidentemente non va.

L'esempio di mister Santoloci

L'alternativa positiva, però, la scorsa domenica ce l'ha offerta Simone Santoloci, tecnico dell'Accademia Calcio Roma Under 15. Tra le mura amiche i nerazzurri sfidavano i pari età dell'Atletico 2000, un match delicato in ottica classifica e terminato 1-1, la cui conduzione arbitrale, gestita da una giovane ragazza alle prime partite ufficiali, ha fatto discutere sugli spalti sino a provocare una serie di proteste, espresse in maniera tutt'altro che educata, che hanno esasperato la giovane fino alle lacrime. 
Non importa quanto sensibili, esperti o abituati alle pressioni si possa essere, di fatto resta che gli spettatori della gara hanno fatto scoppiare in lacrime una ragazza.
Se n'è accorto subito mister Santoloci, che ha messo da parte lo scontento per un risultato tutt'altro che favorevole ai propri interessi sportivi per far spazio al senso civico ed umano, andando a consolarla ed accompagnandola sotto gli spalti, da dove poi i genitori presenti, richiamati dallo stesso allenatore, si sono scusati per l'accaduto con un applauso a lei rivolto. 

A volte basta poco, ma quel poco, purtroppo, arriva sempre ad aggiustare qualcosa che sin dal principio non si dovrebbe rompere.

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