L'intervista

Jem's, Alfonso Lo Monaco: "Il bambino deve sentirsi libero"

Ufficio Stampa Jem's

Le attività della Jem’s Soccer Academy abbracciano tutto il percorso dei ragazzi, accompagnandoli dai loro primi passi in campo, fino all’Under 19, quando completano un percorso lungo. Un cammino ricco di emozioni, gioco, divertimento, gioie e anche qualche delusione, come è giusto che sia nel mondo dello sport. Nel club di Casal Palocco, Alfonso Lo Monaco lavora in prima linea come istruttore dei 2017, ma anche come coordinatore della fascia d’età 2017-2019, proprio quella che vede i piccoli biancorossi esordire in questa disciplina. “Il nostro lavoro parte sempre dalla metodologia AIC Junior che seguiamo scrupolosamente – spiega Alfonso Lo Monaco – In campo iniziamo sempre con dei giochi, perché l’importante è il divertimento. Poi passiamo ad una fase analitica, nella quale ad esempio curiamo la postura, l’uso del piede e così via. Quindi andiamo avanti con delle esercitazioni durante le quali usiamo molto l’uno contro uno. L’insegnamento è che non devono aver paura di provare a superare l’avversario. Devono prendere l’iniziativa e trovare la soluzione. Devono sentirsi liberi e affrontare i problemi, scegliendo il modo per superarli, anche sbagliando. Se commettono errori imparano, se invece fossimo noi a dare loro gli input, allora non servirebbe alla loro crescita. Infine spazio alle partitelle, che permettono di allenare tutti gli aspetti. In generale, i bambini apprendono e crescono e questo vuol dire che siamo sulla buona strada”.
Vista la giovane età, non è facile rapportarsi con bambini così piccoli, ma Alfonso Lo Monaco ha la ricetta giusta: “Devi dare tanto amore e tanto gioco. Devi farli sentire come a casa. Se sono tranquilli e sicuri giocano e si divertono. Qui vengono accolti in maniera tranquilla e stiamo attenti a tutte le dinamiche che si presentano perché naturalmente, i bambini non sono tutti uguali”.
Obiettivi chiari e metodi di lavoro professionali: “Vogliamo formare giovani calciatori e prepararli per il passaggio alle categorie successive. Questa è la fase egocentrica del loro sviluppo e la collaborazione a volte viene meno. Noi, come già detto, gli diamo l’input di cercare la soluzione ad un problema e a volta la trovano nel passaggio al compagno. Rimaniamo sorpresi perché lo fanno senza bisogno di nostre indicazioni e questo ci riempie il cuore di gioia. L’obiettivo è migliorare la capacità di stare in gruppo e di esprimersi liberamente in campo nel rispetto dell’avversario, dei compagni del materiale e della struttura. Il nostro lavoro è a stretto contatto con famiglia e scuola che, assieme allo sport, devono remare tutte nella stessa direzione”.

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