L'intervista
Jem's, Perrotta: "Una grande responsabilità nella formazione umana e sportiva dei ragazzi"
“La crescita sportiva deve andare di pari passo con quella umana. Se il bambino è libero di osare e viene accolto per quelle che sono le sue capacità riesce ad esprimersi meglio anche a livello tecnico”. Quella che traspare dalle parole di Simone Perrotta, coordinatore della scuola calcio e pilastro della Jem’s Soccer Academy, è una vera e propria dichiarazione d’intenti, che rispecchia nel migliore dei modi la filosofia che guida da sempre il club biancorosso. “Si possono curare al meglio questi due aspetti, raggiungendo poi risultati sportivi importanti. Solo pochi giorni fa due nostri ragazzi, passati in estate alla Roma, hanno vinto lo Scudetto Under 15 e rappresentano la dimostrazione migliore di questo nostro modo di vedere lo sport”.
Quello appena trascorso è stato il primo anno di Perrotta lontano dalla panchina nel nuovo ruolo di coordinatore dell’attività di base: “La stagione è andata molto bene. Non mi piace parlare di risultati sportivi, ma solo della crescita umana dei ragazzi, che rappresenta la mission principale per la quale è nata questa società. Credo che lo sport debba dare la possibilità ai bambini, a prescindere dalle proprie qualità, di vivere un’esperienza positiva nella quale trovare delle soddisfazioni da portare poi nella vita di tutti i giorni. Le società, al di là della disciplina praticata, hanno la responsabilità di far crescere i ragazzi. Noi speriamo di poter dare le basi per aiutarli a coronare il sogno di diventare professionisti, ma non deve essere questo l’obiettivo dei club. Il focus deve rimanere la crescita tecnica ed umana, indipendentemente dalle qualità. Noi con coraggio, passione, forza ed anche qualche difficoltà lo facciamo sin dall’inizio”.
Anche se non più da tecnico di una squadra, Simone Perrotta ha comunque potuto vivere il campo portando avanti una nuova iniziativa della Jem’s. Un allenamento settimanale assieme a Max Tonetto per curare la tecnica degli Esordienti. Un’esperienza certamente unica per dei bambini prossimi al salto nell’agonistica: “Per me non stare in campo quotidianamente con un gruppo ha pesato. Mi è mancato stare in contatto con loro, conoscere le loro storie, trasferire la mia esperienza, non solo sportiva ma anche umana. Il calcio mi ha fatto maturare e diventare quello che sono ed il mio compito era anche di far capire loro che lo sport deve rappresentare un luogo di crescita, amicizia, formazione, socialità, inclusione e tutto ciò porta ad essere una persona migliore. Questo lo vogliamo far capire anche ai nostri tecnici. La loro responsabilità deve andare al di là dell’aspetto tecnico o tattico. Devono capire che il loro ruolo, a volte, è anche più forte di quello dei genitori e che noi dobbiamo assumerci questa responsabilità. Anche per questo siamo sempre alla ricerca di persone perbene e di valore che prendano coscienza del ruolo che ricoprono. Oggi ci sono tutti i mezzi per capire il modo di pensare di un bambino di otto anni, se egocentrico o pronto a collaborare e portare quindi avanti un lavoro mirato. Noi, inoltre, abbiamo una programmazione per fasce d’età che va ad incidere ulteriormente su ogni ragazzo”.
Per il futuro ci sono tante novità in cantiere, la più grande riguarda il vivaio femminile, che renderà la Jem’s ancora più un punto di riferimento della Capitale. “Questo settore è stato sempre predominante nella nostra società – spiega Simone Perrotta – Dal nostro secondo anno ci siamo dotati subito di una prima squadra femminile per dare la possibilità alle bambine di poter continuare il loro percorso, senza dover abbandonare il calcio. Quando abbiamo iniziato non c’erano squadre e invece di optare per una Terza Categoria maschile, abbiamo preferito creare una prima squadra femminile. Avevamo pensato anche di creare tutto il settore giovanile, ma in zona c’era un’altra realtà che lavorava molto bene e non ci siamo riusciti. Ora questo club ha deciso di fare un passo indietro ed abbiamo accolto con felicità la possibilità di iniziare noi. Stiamo strutturando tutto il settore in rosa perché siamo convinti che si debba dare a tutti le stesse opportunità. Il tema femminile è sempre molto delicato, ma ci sono tante bambine che hanno voglia di giocare. Bisogna dire anche che è cambiata la mentalità dei genitori. Una volta il calcio femminile veniva visto con una disciplina che toglieva un po’ di femminilità. Ora c’è un approccio completamente diverso. Penso che un grande impulso sia arrivato anche dalla nascita del professionismo in rosa, le società che si sono dotate tutte di una squadra femminile e la Roma, ad esempio, ha vinto due scudetti consecutivi. Tutti aspetti che hanno dato un nuovo slancio ed eliminato i vecchi preconcetti. Ci siamo affidati ad una figura di grande esperienza come Roberto Amore, che lavora nel femminile da tanti anni. Questo è un universo a parte rispetto al maschile. C’è necessità di lavorare in maniera differente e ci stiamo quindi dotando di tutte quelle figure che abbiamo le giuste competenze. Siamo contenti, ma anche curiosi di capire come riusciremo a sviluppare queste nuove dinamiche”.