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L'intervista
Così l'ex tecnico dei 2009 biancorossi
04 Luglio 2024
Raffaele Fossi (Foto ©Quartapelle)
L’ormai ex tecnico del Monterosi parla della stagione conclusa, del suo futuro e analizza il movimento calcistico in Italia.
Avete concluso il campionato in terza posizione e siete usciti dalle finali con un doppio pareggio contro il Francavilla. Che stagione è stata?
“E’ stato un anno entusiasmante. Sicuramente una delle stagioni più belle da quando alleno sia per caratura del campionato che per l’alchimia instaurata con i ragazzi. E’ una di quelle esperienza che porterò per sempre nel mio cuore. Abbiamo giocato 28 partite e due finali, siamo poi stati eliminati per una regola beffarda. Il doppio pareggio con il Francavilla infatti non ci è bastato per passare il turno. Nonostante ciò, abbiamo espresso il massimo delle nostre potenzialità. Per arrivare fino in fondo serve più blasone e soprattutto più tempo. D’altronde, ho preso questa squadra a meno di un mese dall’inizio del campionato”.
Siete stati una delle miglior difese dell’intera categoria. E’ stato il vostro punto di forza?
“Nei campionati giovanili non prendere gol fa parte anche un po' del caso. Avevo comunque una difesa organizzata, improntata nell’andare a prendere alti gli avversari, questo era il nostro sistema di gioco. Ho lavorato intensamente su tutti i reparti, ma sono stato anche aiutato dal fatto che avevo a disposizione eccellenti individualità. Il gioco, nella maggior parte dei casi, lo conducevamo noi. Quando hai sempre palla ovviamente subisci molto di meno. Magari c’è mancato qualcosa sotto porta. Costruivamo tanto nel corso della gara ed i gol sono pochi rispetto alle occasioni create. Ho lavorato molto sull’1vs1, lasciando ai miei giocatori spazio alla creatività, è questo che deve fare un allenatore del settore giovanile”.
Il suo futuro?
“Non sarò più l’allenatore del Monterosi. E’ un peccato che la Prima Squadra sia retrocessa, questo gruppo l’anno prossimo avrebbe dato parecchio filo da torcere alle big. Mi prendo 6 mesi di tempo per sistemare delle cose personali, poi a gennaio vedrò cosa fare. Ho ricevuto tante proposte ma ormai ho già deciso. In più, voglio togliermi almeno per un po' da tutto il sistema calcistico, soprattutto da quello laziale. Qui c’è pressione e tante cose extracampo che non fanno bene al calcio. Ho allenato anche nelle Marche e in Emilia Romagna, il calcio è diverso. Qui le persone lo vivono come se fosse un amore possessivo. Questo va a danneggiare lo sport e purtroppo, spesso ti lasci travolgere anche tu”.
In vista del fallimento della Nazionale agli Europei, qual è il problema principale del calcio italiano?
“La colpa è della Federazione. Da qui poi, scaturiscono una serie di meccanismi. Uno su tutti è la mancanza di benefit e agevolazioni che fornisce alle scuole calcio e alle strutture. Perché in sé per sé, le scuole calcio non sono il problema. Oggi non si può più giocare in strada come facevamo una volta, non è più sicuro. Quindi il genitore, giustamente, iscrive il bambino alla scuola calcio. Il fatto è che le società sono gestite da persone che pensano solo al lucro. Ad oggi, le persone che veramente vogliono il bene di questo sport sono veramente poche. Interessa il risultato momentaneo, quindi vincere tornei importanti o campionati, piuttosto che guardare realmente le caratteristiche del giocatore. Oggi se sei un bambino con poca fisicità le squadre neanche ti guardano. Sai quanti ragazzi forti ho visto esser scartati per la loro fisicità? Tantissimi. Proprio per un fatto biologico, il ragazzo sviluppa intorno ai 14 anni, ed è per questo che io personalmente farei iniziare l’attività agonistica l’anno successivo, per aspettare tutti i ragazzi. Inoltre, aumenterei il prestigio e darei più spazio agli under 18, perché il salto dall’under 17 alla juniores, fa rinunciare tanti ragazzi. Noi, come tante altre Nazioni, abbiamo la genetica dalla nostra parte, siamo nati con il pallone tra i piedi. Tutto il marcio che gira dentro le scuole calcio e i procuratori, stanno rendendo questo sport esclusivamente per ricchi”.
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