L'intervista

Atletico Raike Morena, Armeni: "Qui ambiente top. Giovanili? Sempre le stesse storie!"

Una nuova e stimolante avventura per l'ex Df Academy che, come sempre senza filtri, ha parlato di alcuni temi caldi relativi al nostro calcio

“Rieccoci qui per un’altra stagione di fuoco, certo gli anni passano ma devo dire che all’Atletico Raike Morena ho riacquisito quella carica e quella voglia di fare calcio che forse stavo perdendo - esordisce così Paolo Armeni, pronto per un’altra avventura in quel del Fabrizi - Il merito? Senza alcun dubbio del neo presidente Federico Macrì e in generale di una società giovane ma con tanti buoni propositi e una professionalità fuori dal normale visto che parliamo di dilettantismo. Colgo l’occasione per augurargli il meglio, oggi si sposa”.

Partiamo da una panoramica sul lavoro svolto nel corso dell’estate
“Sono subentrato a maggio in una società che stava cambiando pelle, si stava rinnovando in tutto e per tutto, dalla struttura all’assetto societario. Ho visto nel presidente una figura giovane e incredibilmente competente, è riuscito a creare un feeling importante con ragazzi e famiglie. Poi ho la fortuna di lavorare a stretto contatto con un top come Giovanni Mazzamati, che ricopre il ruolo di Responsabile Organizzativo. Senza dimenticare Emiliano Leva, una figura di grandissimo spessore. Ho trovato un ambiente professionale e giovanissimo che come dicevo mi ha dato tanta carica per continuare a divertirmi nel mondo del calcio, anche se le difficoltà chiaramente non mancano, anzi…”

Cosa intendi?
“È sempre più complicato portare avanti la gestione di un club, avere a che fare con circa 300 persone tra genitori e mettiamoci pure i nonni, c’è sempre qualcuno che si lamenta per un motivo o per l’altro. Io che faccio? Rido, come sempre. La vita è bella”.

Non ti sei spiegato poi così bene…
“Faccio un esempio. Con l’Under 15 abbiamo l’Elite, eppure facciamo fatica a completare la rosa, com’è possibile? Non credo sia manifesta incapacità di tutti noi piccoli direttori a prendere giocatori. Credo che, ad esempio, bisognerebbe forse capire perché le grandi società abbiano squadre da 30 se non 35 giocatori, li tengono lì, li fanno allenare, non li mandano via e aspettano che a stufarsi siano i genitori. Non fanno nulla di male, ci mancherebbe, non voglio far passare un messaggio sbagliato, ma questo è sicuramente una delle caratteristiche di questo calcio che va di moda adesso. C’è esasperazione e pressione, continua, incessante, ma non è una novità, lo dicevamo anche dieci anni fa, ma quello che mi preoccupa è che si sta andando in una direzione sempre più preoccupante. Ieri mi ha chiamato un genitore di un ragazzo che fa parte di una rosa di 33 giocatori in Serie D, mi ha chiesto consigli… Ho risposto dicendo che la colpa è la loro, lasciandosi abbindolare in questo modo è assurdo”.

Alla luce di queste difficoltà, sei soddisfatto del lavoro svolto?
“Abbiamo tesserato 80 giocatori nuovi, numeri che in pochi sanno fare. Per quanto riguarda la formazione delle squadre anche nei Provinciali e nei Regionali è dura, 15 anni fa a metà luglio andavo in ferie perché avevo chiuso già tutte le rose, quest’anno ho dovuto posticipare di una settimana e non sono riuscito neanche a finire, ho completato a settembre. Questo sempre perché la magia dell’Elite continua ad avere il suo fascino. Vogliamo portare più in alto possibile l’Under 14 e l’Under 16 Provinciale, che sono le due matricole dell’Atletico Raike Morena. Abbiamo allestito due ottime squadre, speriamo di essere tra i protagonisti del campionato, poi si vedrà. Non dimentichiamo però Under 19 e Under 15 Elite, così come l’Under 16 Regionale, a cui teniamo ovviamente tantissimo perché fanno parte della grande famiglia del Morena, anche lì ci sono risorse importanti a disposizione dei tecnici”.

Oramai anche nelle giovanili si tratta di vero e proprio calciomercato, ti chiedo quindi se e come è cambiata la figura del Direttore Sportivo.
“Intanto, e lo dico a malincuore, si è inserita la figura dello scout, prima c’erano i collaboratori del direttore. Si fanno chiamare così ma sono veri e propri affaristi che propongono giocatori a destra e a manca, un tempo erano gli allenatori a portare la dote, ora c’è lo scouting. Questo secondo me ha un po’ alterato alcune dinamiche. Io dico a tutti i ragazzi che nessuno farà il calciatore, questa è la nuda e cruda realtà, lo confermano i numeri. Molti genitori ci rimangono male, ho saputo che ne ho persi alcuni perché non sono riuscito a vendere il prodotto. Per me va benissimo così, io non illudo, nè le famiglie nè tantomeno i ragazzi. Non sono un venditore di sogni. Prima si cercava di fare calcio molto più semplice, sicuramente si pubblicizzava la società, ma ora anche in questo caso è tutto molto esagerato. Tutti cercano di far apparire il proprio club come bellissimo: pensiamo alle affiliazioni, alle academy, ai poli e tutte queste cose che alla fine sono vuote di contenuti”.

Quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati come club?
“Mi piacerebbe tanto lavorare per il futuro con una progettualità definita, ma ormai mi sono rassegnato all’idea che questo concetto così tanto importante non esiste più. Preferisco dire che vivo giorno dopo giorno, sono stato in società in cui ho sentito parlare di progetti di tre anni ma dopo due mesi si è dimenticato tutto. Pensiamo comunque che bisogna fare del bene ai ragazzi ma senza pensare ai progetti. Speriamo di salvare le due squadre Elite, perché le cinque retrocessioni creeranno un danno a tutto il movimento: 8 squadre in lotta per la salvezza, 6 per i playoff, solo una sarà serena, ci saranno tante pressioni, chi per vincere e chi per non soccombere. Sarà un dramma sportivo, magari si potevano ridurre pian piano i gironi, non con questa rapidità, non è bello. Già ci sono pressioni con l’Elite in generale, in più ora 24 squadre che dovranno fare i conti con cocenti delusioni”.

E sul ritorno ai due gironi di Elite cosa ne pensi?
“Se esiste l’Elite è giusto che sia tale, ogni anno ci sono almeno due squadre che fanno pochissimi punti nei tre gironi. Non sono d’accordo invece sull’Elite in Under 14, è un danno formativo. E non sono per niente d’accordo sull’Under 13 a 9, perché già da novembre si fanno amichevoli a 11, quindi è inutile… A questo punto conviene rimettere l’Under 14 Sperimentale, con arbitro della società ospitante, e campo a 11, almeno è regolarizzata e per chiunque vale lo stesso. Posso dire senza alcun timore di smentita che tantissime società giocano a 11 con le Under 13, di nascosto, ma lo fanno!”

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