l'intervista
PRES, puntata numero 3: Federico Dionisi e la Nuova Rieti, un calcio senza pressioni
Ancora in campo con il Livorno in D, l'ex Frosinone è il fondatore della realtà sabina
Il tempo dell'addio per Federico Dionisi non è ancora arrivato. A 37 anni è ancora ben dentro l'azione con la maglia del Livorno in D, al comando in maniera indiscutibile del girone E e, quindi, un ritorno di una piazza storica all'interno del mondo dei Pro ormai sempre più prossimo. La storia del numero 9 (oggi) amaranto è quella che ricalca un copione ormai poco diffuso all'interno dei nostri confini, quello che racconta di una rincorsa dalla provincia fino a raggiungere i più importanti palcoscenici. E non solo italiani. Tra le esperienze infatti figura anche un toccata e fuga con l'Olhanese, prima di riallacciare i rapporti con il club labronico, una costante nella sua carriera. Dalla provincia e per la provincia. L'obiettivo dichiarato è quello di offrire alla sua terra natia e ai suoi ragazzi una nuova opportunità con la fondazione della Nuova Rieti. Il capoluogo sabino è stato sempre calcisticamente altalenante, con l'attuale realtà che gioca in Eccellenza che è riuscita solo dopo diverse vicissitudini a riappropriarsi di un logo storico e a provare a rilanciare una piazza in cui c'è fame di calcio. La stessa che hanno i piccoli talenti entrati a far parte del progetto di Dionisi, capace in tempi relativamente rapidi di emergere in un quella che, per numero di interpreti, è un affollatissima corsa verso il futuro dai contorni utopistici ma che, con le dovute accortezze, può trasformarsi in qualcosa di concreto. Dal sogno alla realtà, dalla provincia a San Siro: Federico Dionisi c'è riuscito e si augura che in tanti possano seguirlo.
E' ancora in campo, ma nel frattempo gli occhi vanno anche sulla sua creatura, che sensazione è? "La prima cosa che mi viene in mente da dire è che sono fortunato. Sono diversi anni che ho intrapreso questo percorso insieme ad uno staff che mi accompagna e nel quale ho la massima fiducia e col passare del tempo si è costruita una vera e propria famiglia. Piano piano sono anche arrivati i primi risultati e da quel giorno in cui avevamo iniziato il progetto si è ingrandito sempre di più e questo ci spinge a migliorarci ogni giorno".
Quale è stata l'idea che ha mosso tutto? "Principalmente volevo restituire qualcosa al territorio e quindi cercare di dare una nuova idea di calcio da sviluppare. Attualmente ci stiamo concentrando esclusivamente sui giovani dando loro la possibilità di fare calcio e per cercare di costruirsi un futuro. Quello che mi piace pensare è che questo progetto andrà avanti con o senza Federico Dionisi. Io sono ancora in attività e quindi devo necessariamente delegare alcune decisioni, poi quando smetterò vedremo cosa accadrà. La base è comunque molto solida ed i ragazzi che operano all'interno del progetto hanno un'organizzazione tale da avere la mia più totale fiducia. Quando poi la mia carriera sarà finita, un domani, mi dedicherò sicuramente di più alla Nuova Rieti di quanto non stia facendo adesso".
Rieti e la sua provincia sono un bacino d'utenza abbastanza limitato e senza grandi numeri il compito potrebbe essere più difficile, su cosa puntate quindi? "Cerchiamo soprattutto di fare un calcio di qualità. E' vero, rispetto ad altre zone ci sono meno ragazzi ma stiamo cercando di trovare degli accordi, anche con realtà limitrofe per riunire le forze e sviluppare insieme nuove idee attraverso il confronto. Rispetto a realtà come quella di Roma è ovviamente più complicato crescere ma siamo soddisfatti del nostro lavoro. Abbiamo una formazione Under 17 (classe 2008, ndr) che nel campionato Elite sta andando molto bene e questo risultato è soltanto uno dei frutti del lavoro svolto negli anni passati (il club è nato nel 2022). La crescita non è soltanto dei ragazzi ma anche degli allenatori e di tutte le altre figure che accompagnano i calciatori in questo percorso. La soddisfazione principale, però, oltre a vincere sul campo è quella di creare una vera opportunità per questi ragazzi".
Da calciatore, quindi, qual è il primo consiglio che ha dato loro? "Quello di divertirsi il più possibile. Guardandola sotto questo aspetto viene anche più semplice fare quel sacrificio in più durante gli allenamenti e le partite. Pensando al divertimento pesa tutto di meno e si lavora nel corso della settimana sicuramente meglio. La realtà, purtroppo, è che in pochi hanno questo tipo di impostazione perché al primo posto molto spesso c'è la fretta di ottenere dei risultati immediati, mentre se riuscissero ad affrontare il tutto con un sorriso, sia loro che in alcuni casi anche i loro genitori, riuscirebbe a godersi di più i singoli miglioramenti quotidiani. Rispetto a quando io facevo parte del settore giovanile adesso è tutto cambiato e si ha molta più possibilità di essere visionati e, quindi, se un ragazzo ha delle qualità è normale che poi venga fuori. Non nascondo, infatti, che anche come accade con la vostra testata, la nostra Under 17 è molto seguita".
Qual è il prossimo passo della Nuova Rieti? "Cercheremo di fare uno step ulteriore, provando di consolidare ancora di più il progetto magari conquistando nuovi campionati. Ovviamente siamo consapevoli delle difficoltà eventuali e di quanto sia già difficile ad oggi conquistarli. Questo senza strafare, ma mantenendo il massimo equilibrio tra la crescita della società e lo sviluppo dei ragazzi. Io sono cresciuto circondato da società come Tor Tre Teste e Savio, che lavorano come professionisti nel mondo dei Dilettanti, secondo me per alcuni aspetti sono una sorta di modello da seguire".