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L'Intervista

Elis, Catena: "Educazione alla basse di tutto. Importante anche la tecnica"

L'analisi del tecnico dei Pulcini classe 2015 dei biancazzurri

25 Marzo 2025

Elis, Catena: "Educazione alla basse di tutto. Importante anche la tecnica"

Daniele Catena, tecnico dei Pulcini dell'Elis (Foto©Elis)

Continuiamo a scoprire l’architettura della Scuola Calcio dell’Elis, centro fondamentale per una società che punta all’educazione dei bambini e ad affiancarli nella loro crescita sportiva e umana. Proprio con questa missione Daniele Catena ha accettato di entrare a far parte della famiglia biancazzurra come allenatore dei classe 2015, al primo anno della categoria Pulcini.

Iniziamo dal metodo che utilizzi per impostare il lavoro al meglio: su cosa ti soffermi maggiormente?

La base è l’educazione. Per me è il primo anno qui, ma ti posso assicurare che rispetto ad altre società in cui sono stato curano molto i bambini sotto l’aspetto educativo, fondamentale anche e soprattutto per il tipo di società che è. In secondo luogo, cerchiamo di far crescere questi ragazzi anche sul piano tecnico, aspetto che si sta trascurando moltissimo. Lavoriamo sui ragazzi sia per quanto riguarda comportamenti e atteggiamenti, che poi su quel che concerne la parte tecnica: guardiamo tutto, anche ad esempio i falli laterali, che sono una cosa banale, ma va affrontata per evitare che arrivino poi in agonistica senza le basi. Dobbiamo anche iniziare ad abituarli alla competizione, ma non in maniera esagerata. L’importante resta la prestazione ed il percorso dei ragazzi, davanti al risultato. Quando arrivano ragazzi che partono da zero e dopo 5 mesi di lavoro inizi a vedere determinati miglioramenti è molto appagante.

Stai riscontrando una crescita negli obiettivi che vi eravate preposti? Ci sono anche degli aspetti cresciuti inaspettatamente?

Posso dire che stiamo avendo dei buoni riscontri, i ragazzi si applicano tutti al massimo. Poi è normale che ci siano alcuni che facciano più fatica, il cui percorso è più lento, ma non per questo è peggiore. Il nostro compito è renderli partecipi per evitare di perdere la loro attenzione e il loro interesse. Per quanto riguarda il mio gruppo sono rimasto molto contento dell’adattamento che i ragazzi hanno avuto allo spazio in campo. Sono tutti elementi che vengono dal Calcio a 5, che hanno praticato fino alla scorsa stagione, quindi per essere il primo anno a 7 sono veramente soddisfatto di come abbiano subito recepito l’impostazione e l’occupazione dello spazio. Mi aspettavo maggiori difficoltà, invece sono rimasto meravigliato. Ogni tanto c’è qualche blackout in cui si fanno prendere troppo dal pallone, però non posso che essere soddisfatto.

Cosa significa per te fare parte di una società come l’Elis?

Ho trovato delle persone favolose, a partire dai guardiani che ti consegnano le chiavi dello spogliatoio, proseguendo con i direttori sportivi per Agonistica e Scuola Calcio. Siamo pienamente in sintonia con tutto lo staff, lavoriamo e cerchiamo di stare il più possibile a contatto per cercare di capire se ci sono problemi e come risolverli. Il tutto è finalizzato al miglioramento collettivo, si curano diversi aspetti, sono molto contento. Ormai per il risultato si vedono cose brutte sui campi. Alcuni bambini fanno degli interventi che non capisco neanche come siano arrivati a pensarli. Dopo tantissimi anni, sinceramente, volevo smettere proprio perché i bambini sono diventati delle quote: quello bravo si porta avanti, mentre quello meno bravo viene un po’ trascurato e mi rattrista molto vedere che si va sempre peggiorando. Però, sono sincero, questa società mi sorprende ogni giorno. Si fonda su valori importanti e non è scontato. Sono stato fortunato con il gruppo che ho trovato, sia per i bambini che per i genitori, con cui mi sto trovando bene.

In quali aspetti credi che la società stia crescendo maggiormente?

Parlo da persona che si trova qui da poco tempo per avere una giusta visione complessiva, e ringrazio Mauro (Balducci, Responsabile della Scuola Calcio ndr) che mi ha chiamato, ti dico che l’ambiente che ho trovato è pazzesco e molto professionale. Secondo me bisogna migliorare ancora sull’aspetto agonistico e crescere sempre di più per poi riuscire a puntare a qualcosa di importante; in questo caso però il problema è che siamo circondati dalle big del calcio laziale che osservano e, appena vedono un ragazzo un po’ più preparato lo chiamano. Molti però restano proprio per l’ambiente di cui parlavo prima, per gli amici, per le persone. Per il resto la crescita societaria è evidente. Un esempio forse banale in cui possiamo individuarla sono i tornei a cui cerchiamo di partecipare. Questo è il primo anno in cui alcuni gruppi andranno fuori Roma ed è un fattore forse marginale ad un occhio poco attento, ma da non sottovalutare: è un’esperienza in più per dei ragazzi che hanno l’occasione di crescere anche come gruppo. Lo reputo un aspetto positivo. Dà la sensazione di cambiamento che la società ha voluto intraprendere. 

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