l'intervista
Pres, puntata numero 6: Raffaele Perna e il progetto de La Pelota
L'ex Lazio ha incentrato i suoi sforzi, insieme al suo staff, sul settore non agonistico in attesa di nuovi sviluppi
Il calcio di una volta, riveduto e corretto ai tempi moderni. Guardare al passato non è sinonimo di mera nostalgia o di volontà di affermare concetti ritenuti imprescindibili per questo gioco ma al giorno d'oggi è un'operazione necessaria perché ciò di cui il calcio italiano risente ormai da tempo, e per estensione anche quello internazionale, è un ritorno allo studio e al perfezionamento della tecnica di base, caratteristica che se fatta evolvere nella maniera più corretta possibile può portare a risultati incredibili, fotografia ne è quella che ormai da più di un decennio viene descritta come la migliore scuola di calcio al mondo ovvero la Masia del Barcellona, fucina (enorme) di talenti. Con occhi, mezzi e, soprattutto, impianti diversi l'avventura racchiusa nel nome de La Pelota (e forse lo spagnolo non è soltanto un caso) fondata e presieduta da Raffaele Perna punta proprio a ri-creare le condizioni per cui un giovane calciatore sia in grado di far evolvere al meglio il talento di ogni singolo iscritto, dandogli modo di costruire un bagaglio di colpi tale da poter essere poi utilizzato fino al livello più alto possibile. Un po' come lo stesso Raffaele Perna, che è figlio di un calcio dal sapore antico, ma tremendamente tecnico e che sulla sua strada ha incontrato maestri tali che gli hanno infuso nozioni che lui, insieme al suo staff, sta riportando ad Aprilia nel suo club, dedicato solo al settore di base.
La scelta di avere soltanto scuola calcio da cosa deriva? "Inizialmente avevamo anche noi il settore agonistico, poi per una questione legata all'impiantistica abbiamo deciso di puntare esclusivamente sulla scuola calcio. Ed è un settore che ci piace. Da anni stiamo cercando una nuova sistemazione, perché vorremmo anche allargare la nostra utenza, già comunque ampia (al di sopra delle 100 unità) e dare poi un seguito al lavoro che facciamo settimanalmente con questi ragazzi. E' comunque gratificante vedere che tanti dei nostri allievi siano poi parte integrante di squadre del circondario, però ci piacerebbe in futuro riuscire a riprendere il discorso col settore agonistico. La situazione ad Aprilia per quel che riguarda questo frangente è abbastanza difficile, abbiamo provato più volte con diversi interlocutori a trovare un accordo ma per ora non se ne è fatto nulla".
Anche perché il vostro lavoro è puramente tecnico e quindi il rischio è quello di disperdere un patrimonio... "Assolutamente sì. Non vogliamo vantarci, ma il lavoro che svolgiamo sin dai primi calci è legato prettamente al gesto tecnico, che è la nostra idea fondante ed è per noi la prerogativa di ogni ottimo calciatore. Non vogliamo avere subito dei campioni ed ovviamente il risultato che viene ottenuto nei diversi campionati non ci interessa minimamente, il nostro lavoro è finalizzato solamente alla loro crescita tecnica. In 20 anni di attività siamo riusciti a far intraprendere un percorso importante a diversi nostri ragazzi e a tutt'oggi in tanti giocano tra la Serie D e l'Eccellenza, anche lontano da Aprilia se non dalla Capitale. Il nostro è un programma legato alle fasce d'età. In quelle più giovani c'è ovviamente un percorso motorio-coordinativo e poi col trascorrere della crescita il lavoro di coordinazione viene sempre più affiancato a quello tecnico sotto ogni suo aspetto. E' una sorta di puzzle. Non facciamo schede, ma riunioni su quello su cui bisogna lavorare principalmente su ogni singolo ragazzo. Fare delle schede o dei programmi potrebbe essere limitativo, perché ci sono alcuni ragazzi più pronti, altri meno e poi va sempre considerato l'aspetto psicologico: potrebbe esserci un ragazzo che ha avuto una brutta giornata a scuola e senza dubbio non sarebbe così sereno nell'affrontare un altro test. L'obiettivo è quello di riuscire sempre a tenere alto il livello di divertimento".
La sua è una scuola che si basava proprio su questo... "Sono cresciuto con tecnici di spessore come Giancarlo Morrone, che poi ha avuto tra le mani ragazzi come Di Canio, Rizzolo e Saurini che sono riusciti ad esplodere nel grande calcio. Ai miei tempi si faceva "il muro" che ti aiutava in maniera determinante per il controllo della palla. Ora è una cosa che si è persa, quasi fosse screditante agli occhi della gente, ma in realtà sono in auge le cosiddette paretine. In fondo, è la stessa cosa (sorride, ndr). E' un calcio che noi coltiviamo ancora al La Pelota, i ragazzi si divertono e per noi questo è ciò che conta di più".
Se dovesse citare un modello prendendolo dalla sua esperienza quale sceglierebbe? "Penso alla Lodigiani, quella in cui ho giocato e con la quale sfiorammo la promozione in Serie B. In biancorosso sono stato per sei anni e devo dire che la gestione di quel club mi ha molto ispirato. E' una realtà che seguo con molta simpatia, anche se adesso è ovviamente tutto molto cambiato. Il presidente all'epoca era Malvicini, fondatore di un club che ha fatto la storia e che per tanto tempo è stato realmente la terza squadra della Capitale. Ero circondato da tante persone che sapevano di calcio e questo mi ha dato tutte le basi necessarie per poter intraprendere una sfida come quella che stiamo vivendo qui ad Aprilia. Mi auguro in futuro di poter raggiungere risultati sempre più importanti con la mia società, cercando di dare spazio al talento di tanti giovani calciatori".