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Corto circuito playout: la formula che non torna
Tanti punti non sono stati sinonimo di salvezza: nelle gare uniche qualcuno ci ha rimesso l'Elite
Che sarebbe stata una stagione complessa e fuori dal normale lo sapevamo da tempo. La riforma che prevedeva il passaggio da tre a due gironi con conseguente aumento delle retrocessioni da 9 a 15 era stata accolta con umori contrastanti: tra chi era favorevole per puntare a rendere sempre più competitivi i campionati, e chi, invece, presentava qualche perplessità sulle troppe squadre che avrebbero rischiato di perdere la categoria immeritatamente. I dubbi di questi ultimi si sono tramutati in realtà quando, a pochi giorni dall’inizio della stagione, la LND ha reso ufficiale il regolamento: 2 retrocessioni dirette più 3 playout da giocare per ogni girone tra squadre dalla 7^ alla 13^ posizione, senza possibilità di evitare tutto ciò in caso di ampio distacco di punti in classifica, né di avere il doppio risultato a disposizione per le meglio qualificate in caso di parità. Una scelta molto, forse troppo azzardata, che ha messo a rischio squadre attrezzate per fare un buon campionato di centro classifica che si sono dovute giocare tutta la stagione in un unico match da dentro o fuori in cui non avevano a disposizione nessun vantaggio se non quello di giocare in casa. Questo porta ad aumentare ancor di più la tensione di una partita che già di suo è carica di significato mostrando scene che con il calcio hanno poco a che fare. Sono tante le compagini che sono rimaste scottate dai calci di rigore, una lotteria che soprattutto in queste età mette ancor di più sullo stesso piano due squadre che hanno avuto percorsi totalmente opposti. C’erano altre strade da poter percorrere per far valere maggiormente i punti accumulati nella regular season, che in quei 70’, 80’, 90’ minuti finali hanno perso quasi totalmente il loro valore. Lo speciale nell'edizione di lunedì 2 giugno, disponibile anche nella nostra edicola digitale