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L'INTERVISTA
26 Giugno 2025
Francesco Bellinati (Foto ©Cardini)
Possiamo chiamarla una scelta coraggiosa? Scegliere il Tor di Quinto proprio in questo momento delicato, con le incognite che lascia l'addio di Massimo Testa, non è scontato.
"Credo che alcune volte i cambiamenti sono necessari e possono far bene a tutti. Non nascondo che è dura, ma quando ci penso credo di aver fatto una scelta particolare, ma non coraggiosa. Dietro questo club c'è un progetto importante, che le persone ancora non hanno capito. C'è da ricostruire sì, ma c'è solidità, c'è la voglia di fare le cose in un certo modo, in maniera diversa".
Un esempio di questa "maniera diversa"?
"Qui non c'è un vero e proprio DS, non c'è la necessità. La proprietà vuole solo gente di campo e penso che per i ragazzi non ci sia niente di meglio per crescere. Poi ci sono persone di spessore come Tafani e Basili, che fino ad oggi conoscevo solo come avversario: ecco credo che i ragazzi che sceglieranno Tor di Quinto difficilmente poi lo lasceranno, perché qui troveranno competenze che molto spesso non si trovano da altre parti".
Negli anni anche tu, come altri avversari, hai sempre ammirato il senso di appartenenza che si respirava in via del Baiardo. Come si percepisce questa sensazione da dentro?
"Quando sei dentro lo senti ancora di più. Un particolare che ho sempre cercato di rubare quando lavoravo da altre parti. Non si può spiegare, non ci sono le parole giuste. Abbiamo fatto la finale Under 18 e c'erano non so quanti calciatori ex Tor di Quinto a tifare i ragazzi. È una cosa irrazionale e le cose irrazionali non si possono liquidare con due parole. Magari anche la mia scelta è stata irrazionale, ma attenzione: qui c'è una solidità e un progetto importante, non mi sento un matto nell'intraprendere questa strada, anzi ne sono ogni giorno più convinto. Magari ci metteremo un po' di tempo in più di altre strutture più consolidate, ma sono sicuro che il Tor di Quinto tornerà ad essere il Tor di Quinto che abbiamo conosciuto tutti, anche io da calciatore quando ero ragazzino".
Qualche anno fa scegliesti di allenare la Juniores perché volevi sfidare Paolo Testa, lo dichiarasti ad inizio stagione senza mezzi termini. Volevi confrontarti con il migliore: che effetto fa essere al suo posto oggi? C'è del romantico in tutto questo, non puoi negarlo.
"Scelgo di sfidarlo e lui se ne va a metà anno, se in finale ci fosse stato Paolo in panchina non so se avremmo vinto. C'è del romantico sì, però Paolo Testa è insostituibile. Non solo a Tor di Quinto, ma nel calcio laziale. Non si troverà più una persona così, sia a livello tecnico che umano. Io sono diverso da lui, quello che posso fare e ispirarmi a lui e mettermi al servizio del club con quelle che sono le mie caratteristiche".
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