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L'intervista

Fabrizio Piccareta: "A Roma sono stato benissimo. Vi racconto la mia storia"

L'ex tecnico della Primavera della SPAL, sollevato dall'incarico da poche settimane, ha parlato della sua esperienza nella Capitale

18 Febbraio 2022

Fabrizio Piccareta e lo staff dopo lo Scudetto (©De Cesaris)

Fabrizio Piccareta e lo staff dopo lo Scudetto (©De Cesaris)

"I 2003 spesso sottovalutati. Con i 2004 una grandissima gioia"

Nel 2019 Sebastiano Esposito ti ha negato lo Scudetto e nel 2020 la pandemia. Nel 2021, però, con l'Under 17 non c'è stata storia
"Abbiamo scritto una bellissima storia, ma non è stato facile. Mentre quello dei 2002 era un gruppo che non aveva mai vinto nulla, nonostante fossero tutti molto forti, i 2004 avevano già vinto uno Scudetto in Under 15 ed erano considerati il fiore all'occhiello del settore giovanile, tutt'ora è così. Quindi con i 2003 ho dovuto rafforzare l'autostima, con loro invece il lavoro è stato al contrario. Sin dal primo giorno ho cercato di far capire che il confine tra consapevolezza e presunzione è molto labile. Inizialmente qualcuno non aveva capito e sono intervenuto in maniera più dura. Intrapresa la strada giusta, quella è una squadra che va da sola. Giocatori come Faticanti e Missori, allenatori in campo, fanno la differenza per personalità e intelligenza fuori dal comune. E poi Pagano, Cherubini (che tornò per le fasi finali dopo la regular season disputata da sotto età in Under 18). Si tratta di un gruppo di ragazzi a cui sono molto legato, ancora adesso. Mi fa piacere vedere che molti di loro si stanno ritagliando uno spazio in Primavera".

Domenica c'è il derby al Tre Fontane. Quello dello scorso anno fu il punto di svolta della stagione...
"Il derby della scorsa stagione ha dato vita ad una querelle che ci siamo portati dietro fino alla finale. Io sono sempre stato un allenatore da giacca a cravatta, ma nella stagione passata ci fu un momento di flessione dei ragazzi. Perdemmo in casa con l'Empoli ed una settimana più tardi avremmo affrontato la Lazio. Ho cambiato completamente outfit indossando la tuta e, soprattutto, il modo di vivere le partite. Qualche urlo in più, qualche strigliata in più servivano in un momento del genere. Può sembrare banale ma volevo dare uno shock psicologico con quella tuta. Dovevo farmi sentire più del solito in campo. Allora questa situazione si è prolungata fino alla semifinale con la SPAL. Prima della finale con il Genoa scendo nella hall dell'albergo in giacca e cravatta. I ragazzi diedero vita ad un vero e proprio summit insieme al vice Maurizio Andreoli. Chiedevano di intercedere e farmi mettere la tuta. Tutto molto simpatico e allegro, fino all'arrivo negli spogliatoi. Spiegai ai ragazzi che il dodicesimo uomo in campo non serviva più, non avevano più bisogno di me e per l'occasione avevo messo giacca e cravatta come per andare a teatro. Loro erano gli unici protagonisti, io mi godevo lo spettacolo. Sappiamo bene com'è andata a finire".

Come tutte le cose belle che poi finiscono, in estate hai lasciato la Roma. Qual è stato il motivo di questa scelta?
"Sicuramente non stavo male a Roma, anzi, mi trovavo benissimo lì, tanto è che già avevo preso accordi con Morgan De Sanctis per allenare i 2005. Poi però è arrivata la proposta della SPAL che mi avrebbe permesso di allenare la Primavera e compiere un ulteriore scatto in avanti, magari non per blasone del club ma certamente per categoria. Purtroppo a Ferrara le cose non sono andate come volevo, ma fa tutto parte del gioco. Tornerei a Roma. Ho lasciato buoni ricordi come quell'ambiente li ha lasciati a me".

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