l'editoriale
Se la passione si trasforma in lacrime, avete molto da imparare
Lo schema è ormai solito, sedimentato negli anni con leggerissime variazioni sul tema. Dipende se si tratti di violenza fisica, verbale, insulti razziali o di genere. Un gigantesco calderone di inciviltà dal quale si cerca sempre di estrarre nell'ordine: un colpevole, una giustificazione e molto spesso anche un terzo elemento che possa rendere più plausibile, ammesso che sia possibile, atteggiamenti e comportamenti che trovano impunità solamente perché compiuti sugli spalti o sui campi di una società dilettantistica. Ma può essere il dilettantismo un limite alla giustizia? Può essere ancora tollerato chi sceglie, non inconsapevolmente, di far male con gesti, parole e azioni? No. Risposta ad una domanda retorica ma che, purtroppo, va messa nero su bianco. Ma dietro questo no, c'è un perché, ed il perché è nelle pieghe di una sfida tra Under 14 (ossia di ragazzi nati dal 2009 in giù) in cui dei calciatori che della vita hanno ancora tutto da apprendere, hanno trovato nei loro genitori (in tribuna ad assistere ci sono loro, non altri) il peggior esempio. Insulti e quant'altro rivolti ad una ragazza che sabato scorso era in campo con i loro figli per condividerne la passione. Era in campo con i loro figli per poter permettere loro di giocare, di provare a stare insieme e costruire qualcosa di sano. Ciò che lo sport fa di sua natura, ma che la frustrazione di molti porta ad invalidarne il risultato. E non stiamo qui a discutere se vostro figlio sia più o meno bravo, se (come in molti sognano) giocherà in Serie A/B/C e probabilmente metterà a posto i conti. Stiamo, continuamente, discutendo del fatto che per diversi tra voi quel arco di tempo in cui vostro figlio è in campo è il momento per dimostrare tutto il vostro peggio, piuttosto che incitarlo (positivamente) ed educarlo: prima, durante, e dopo la partita. Se invece di Elisa Minciotti a dover fuggire tra le lacrime per quanto accaduto, perché la tua passione è stata ignorata e vilipesa (ed è questo che è accaduto) fosse stato un qualsiasi ragazzo con il numero dietro la maglia, cosa sarebbe successo? Stando a quanto abbiamo troppo spesso raccontato non vogliamo nemmeno immaginarlo. Se la passione si trasforma in lacrime c'è qualcosa di puramente sbagliato. Se una ragazza è costretta ancora, nel 2023, a vivere sotto la lente del pregiudizio, c'è qualcosa di maledettamente sbagliato. Intollerabile. Se non siete in grado di reprimere i vostri peggiori istinti, se pensate che un arbitro donna o un ragazzo dalla pelle diversa da quella di vostro figlio sia da condannare durante una partita di calcio, permetteteci: come genitori avete molto da imparare.