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l'intervista
Il presidente biancoviola a ruota libera: dall'Anco Marzio al suo ritorno fino al futuro del club
30 Maggio 2023
Il presidente dell'Ostiamare Di Paolo (Foto ©Spadolini)
La questione Anco Marzio
Presidente, inevitabile iniziare dal suo ritorno.
“Era meglio che non tornavo”.
Non è andata come si aspettava.
“Assolutamente no, fare calcio in determinate condizioni non è possibile, soprattutto in Serie D".
Un campionato dilettantistico solo sulla carta.
“Ha grandi spese, servono sforzi economici importanti. La situazione però non ha colpito solo la prima squadra, ma anche le giovanili. Ho messo tutto me stesso nel progetto Ostiamare, abbiamo subito rifatto il manto erboso investendo 400 mila euro, prima era un campo di patate. Poi gli spogliatoi, non avevano a norma neanche un rubinetto: ho dovuto rifare tutto”.
Ma non è servito a nulla, anzi.
“Sembra quasi un accanimento, in questo modo è impensabile andare avanti. Ma si possono far giocare i ragazzini a porte chiuse? Non è calcio. Ho cercato di comprendere le ragioni dell'Amministrazione, ma loro non vogliono ascoltare le nostre”.
Quella dell'Anco Marzio è una questione che non sembra vicina alla soluzione.
“Fosse stato un centro sportivo privato e realizzi qualcosa fuori norma, sono provvedimenti che ci possono anche stare. Ma qui parliamo di un impianto comunale, ho voluto migliorarlo e ho cercato di regolarizzarlo. Sottolineo che la precedente proprietà non ha mai avuto problemi, ha gestito l'Anco Marzio per vent'anni in grande libertà”.
Anche perché lei è disposto ad investire ulteriormente per renderlo ancora più funzionale.
“Non ho mai chiesto aiuti economici. Prima era tutto apposto, poi sono arrivato io e hanno chiuso. Quello che ho chiesto è un sostegno burocratico, un dialogo per cercare di risolvere la situazione. Una città come Ostia, perché la considero una città e non un Municipio, con lo stadio chiuso è una vergogna. Ma ripeto, non solo per la prima squadra, ma anche per le giovanili. I genitori che non possono stare in tribuna e seguire i figli... ma come si fa?”.
Le è venuta l'idea di mollare?
“Non sono uno che si arrende, ma da solo non posso farci niente. Spero ancora nel Comune, il Sindaco si è mostrato molto attento al nostro movimento... Non chiedo tanto, ma almeno l'attenzione e la voglia di riconsegnare il nostro stadio ai tifosi, ai genitori e ai ragazzi che vestono la nostra maglia”.
Che idea si è fatto?
“Viene quasi da pensare che ci sia un accanimento più che verso la mia persona, proprio verso la città di Ostia. Sono vent'anni che esistono questi abusi, ho dato la mia disponibilità a sanare tutto, ma non posso farlo senza i permessi. L'Anco Marzio non è una proprietà della famiglia Di Paolo, ma del Comune di Roma. Ci sono situazioni paradossali come quella del bar, prima veniva addirittura concesso in affitto poi, dopo aver speso 7000 euro per metterlo a norma seguendo tutte le indicazioni, viene chiuso non appena terminati i lavori. Voi cosa pensereste?”.
Difficile dare una risposta a chiunque orbiti intorno all'Ostiamare.
“Difficile perché neanche noi riusciamo a capire come possa essere accaduta una cosa del genere. Oltretutto penso di essere uno dei pochissimi gestori a non avere neanche un giorno di ritardo nei pagamenti eppure siamo in queste condizioni. Se do fastidio me lo dicessero, penso che tanti controlli come da quando ci sono io alla presidenza non ci sono mai stati. Non ho potuto migliorare neanche il parcheggio per non prendere una denuncia”.
All'inizio sembrava che la soluzione fosse smontare la tribuna.
“Mi avevano assicurato che sarebbe bastato quello per sistemare le cose e noi l'abbiamo smontata spendendo oltre 4000 euro, tutti a spese mie sia chiaro. Dopo averla smantellata non abbiamo comunque avuto risposte. Mi sento preso in giro e vorrei ricordare a tutti come il calcio per me sia pura passione. Con l'Ostiamare io non ci guadagno, ci rimetto, pensare di andare in attivo con una squadra di Serie D è pura utopia”.
Quale potrebbe essere la soluzione?
“Potrebbero concedermi una deroga, sono ancora pronto ad investire per rimettere le cose apposto e migliorare ulteriormente l'Anco Marzio. Il contenzioso con la vecchia proprietà è un altro discorso, i problemi ora derivano dal rapporto con l'Amministrazione”.
Problemi sorti sin da subito.
“Mai visto una cosa del genere: alle 10.30 firmi il rogito e alle 18 è tutto abusivo... Una settimana prima di chiudere la compravendita del club sono venuto allo stadio e le tribune erano stracolme, c'era entusiasmo per il nostro ingresso. Poi ho saputo che la Federazione aveva documenti falsi, la questura aveva documenti falsi e così via: se ne fossi stato a conoscenza non avrei mai rilevato l'Ostiamare, non credete? Ma la domanda che mi pongo ogni giorno è un'altra”.
Quale?
“Come è stato possibile concedere l'ultimo rinnovo della concessione alla vecchia proprietà? C'era un progetto, è stato analizzato e sicuramente si saranno accorti già al tempo delle criticità, invece è stata prolungata. Poi, fatalità, appena ho versato i soldi sono venuti alla luce tutti i problemi. Evidentemente c'è qualcosa che non quadra”.
Sembra di capire che se non cambierà la situazione potrebbe fare un passo indietro.
“Se non si sistemano le cose entro la fine della stagione riconsegnerò l'impianto al comune. Verserò gli assegni per iscrivere tutte le squadre, dalla Serie D a quelle delle giovanili e poi restituirò le chiavi a chi di dovere: all'Assessore di competenza, al Sindaco, poi decidessero loro”.
Impossibile così andare avanti.
“Come facciamo. Non ho spogliatoi, non ho tribune e non possiamo neanche continuare a girare per il Lazio. Ringrazio Ladispoli e Aranova per l'ospitalità e la grande disponibilità dimostrata, ma una stagione come questa non è pensabile. Quando è troppo è troppo”.
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