Cerca
NAZIONALE UNDER 20
In Argentina trionfa la Celeste con un colpo di testa nel finale di Luciano Rodriguez: una sconfitta che però non intacca il magnifico viaggio degli Azzurri
12 Giugno 2023
L'Italia si arrende in finale contro l'Uruguay ©FIGC
FINALE MONDIALE UNDER 20
URUGUAY – ITALIA 1-0
URUGUAY R. Rodriguez, Chagas, Boselli, Fa. Gonzalez, Matturro, Diaz, Garcia Grana, L. Rodriguez (51'st Homenchenko). Fr. Gonzalez, De los Santos (46'st Sosa), Duarte (17'st Ferrari) PANCHINA Machado, Arbio, Antoni Pavon, Ponte, De Ritis, Abaldo, Siri ALLENATORE Broli
ITALIA Desplanches, Giovane (46'st Giovane), Guarino, Ghilardi, Turricchia. Faticanti (1'st Zanotti), Casadei, Prati, Baldanzi (46'st Lipani), Ambrosino (11'st Montevago), Pafundi (11'st Esposito) PANCHINA Zacchi, Sassi, Fiumano, Fontanarosa, Degli Innocenti ALLENATORE Nunziata
MARCATORI L. Rodriguez 40'st
ARBITRO Nyberg (Svezia)
NOTE Ammoniti Guarino, Ambrosino, Prati, Zanotti Angoli 5-1 Rec. 3'pt, 11'st
Se è vero che nel calcio conta più la destinazione che il percorso, noi stavolta il concetto vogliamo rovesciarlo. Perché il cammino dell'Italia in Argentina ci ha svegliato da un torpore fatto di frasi trite e ritrite, di convinzioni stantie, un piccolo e intenso viaggio che ha messo in imbarazzo quelli che “In Italia non coltiviamo più il talento” e che potrebbe (anzi, dovrebbe) rappresentare un anno zero. A La Plata ha vinto meritatamente l'Uruguay, pronto a godersi una generazione di fenomeni e che si prende il primo Mondiale Under 20 della sua storia dopo due tentativi andati a vuoto. Il tutto contro l'Italia meno bella e più timida del torneo. Peccato. Nei nostri occhi rimane la grinta e la forza degli avversari, ma anche le lacrime e la bellezza dei nostri talenti. E li ringraziamo per una cosa: ci hanno regalato la possibilità di credere in un futuro più roseo per il nostro calcio. Ripartiamo da qua.
LA GARA La Celeste ci mette subito abbastanza paura: con l'innata grinta, ma anche con tecnica. Un tiro da fuori, poi un altro e un altro ancora, l'ultimo con Diaz, il più pericoloso, che accarezza con un bolide l'esterno della rete. Dopo lo sfogo del centrocampista del Liverpool Montevideo gli azzurri rialzano la testa, iniziano a ragionare e cominciano a giocare. O meglio: ci provano. Perché sorvolare l'oceano, arrivare in finale e poi restare a guardare non è la migliore delle idee. Su un campaccio per niente degno di una finale Mondiale, gli strappi di Baldanzi e Pafundi però durano poco, Casadei fa fatica ad entrare in partita e commettiamo anche il pessimo errore di ricordare all'Uruguay che in porta abbiamo uno forte come Desplanches: l'estremo difensore del Vicenza al 23' vola su colpo di testa quasi a botta sicura di Duarte e con un miracolo mantiene tutto in un equilibrio che però tutto sembra tranne che stabile. Perché i quasi-padroni di casa non mollano di un centimetro, non ci fanno respirare e ragionare con la palla a terra come piace a noi diventa difficile, quasi impossibile. A farci riprendere fiato ci pensa l'arbitro che fischia la fine del primo tempo dopo 48 minuti vissuti praticamente in apnea.
Nella ripresa gli Azzurri provano a tenere il pallone per evitare le sgroppate furiose dell'Uruguay, ma il compito riesce a metà, perché i ragazzi di Broli quando riescono ad andare in profondità fanno sempre tanto paura. Solo un eroico Desplanches in un paio di occasioni evita il peggio in uscita bassa. La fase di stallo dura per tanti minuti poi all'improvviso la Celeste ci riprova da fuori e l'Italia riesce a guadagnarsi un calcio d'angolo, una rara opportunità che però non viene sfruttata a dovere. La finale continua così, con poche carezze e tanti spigoli. Su uno di questi rischia di sbatterci Prati che prima rimedia il rosso per un'entrata al limite a gamba alta, cartellino poi tramutato in giallo dal controllo VAR. Neanche il tempo di tirare un sospiro di sollievo che l'Uruguay all'85' in mischia su corner trova la chiave di volta: la palla schizza sul secondo palo e Luciano Rodriguez schiaccia in rete. Un vantaggio meritato. Difficile organizzare una reazione: subiamo il contraccolpo psicologico, il tempo non è dalla nostra parte e la Celeste alza con merito la Coppa al cielo. È tempo di fare le valigie per i nostri, con un trofeo in meno nel borsone, ma con tanta consapevolezza. Si torna in Italia, il viaggio però per questi ragazzi è appena iniziato. Ne siamo certi.
EDICOLA DIGITALE
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni
Dalle altre sezioni