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l'intervista

Massimiliano Monnanni "Montespaccato più indipendente. L'azionariato avrà oltre i 500 soci"

Il presidente di Asilo Savoia descrive il suo nuovo ruolo nella Polisportiva e come con la nuova iniziativa la managerialità sarà completata e rafforzata oltre a parlare a tutto tondo del calcio laziale

14 Giugno 2023

Massimiliano Monnani "Montespaccato più indipendente. L'azionariato avrà oltre i 500 soci"

Massimiliano Monnani (Foto ©GazReg)

Storie di campo ed azionariato popolare

In attesa della nuova governance che Montespaccato possiamo aspettarci nel 2023/2024?
“Sicuramente sarà un Montespaccato che rimarrà nel solco di Talento & Tenacia, vanno preservati tutti i valori e tutte le attività di inclusione nel territorio, è solo per questo che Asilo Savoia ha acquistato la società. Per quello che riguarda la sfera tecnica, se rimarrà nel campionato di Eccellenza, verrà allestita una squadra per ottenere un risultato agonistico da protagonisti”.
 
Intanto la squadra Femminile ha vinto il campionato e ha conquistato la Serie C.
“E ha vinto per il secondo anno consecutivo anche la Coppa Lazio. Un risultato che ci dà grande soddisfazione ed è utile, perché l'elemento dell'affermazione sportiva è importante per l'ottenimento e il conseguimento degli scopi sociale del progetto. Martedì mattina alcune nostre ragazze sono state invitate nelle scuole del quartiere a presentare le attività di calcio femminile. Siamo fiduciosi che questo consentirà di incrementare il coinvolgimento delle bambine e delle ragazze di Montespaccato che vorranno fare calcio proprio grazie all'apprezzamento del risultato ottenuto dalla squadra”.

E nella prima squadra ce ne sono già diverse che vivono a Montespaccato, giusto?
“Si assolutamente, una di loro è la nipote di uno dei quattro fondatori del club a cui abbiamo anche voluto dedicare un memorial. La squadra è stata costruita dall'analisi identitaria del quartiere. Certo più si sale più sarà difficile, però finché è possibile avere la presenza di giovani atleti, siano donne o uomini non importa, che vivono nel quartiere e partecipano alla vita della società è gratificante quanto importante”.
 
A che punto siete con l'azionariato?
“Non abbiamo ancora fatto il giro dei 15 esercenti autorizzati alla vendita delle quote sociali, eccetto uno. Al netto dei commercianti a oggi siamo ampiamente oltre i 400 soci, pensiamo di poter agevolmente superare i 500 soci. Poi ci sono una serie di realtà che si stanno interessando gradualmente che sono piccole e medie imprese, o enti del terzo settore”.
 
Anche tante associazioni ed enti.
“Si, è importante avere realtà come il Telefono Rosa o il Telefono Azzurro, significa avere un presidio riconosciuto e indipendente rispetto alla gestione di tutta una serie di problematiche che possono insorgere, legate al bullismo o alla violenza, anche noi abbiamo avuto un caso recentemente...”.
 
Parli di quanto accaduto in Under 18 contro la Boreale?
“Si esattamente, abbiamo ritenuto necessario intervenire tempestivamente. Speravo che questo intervento potesse servire anche da esempio ma mi pare di capire che resteremo in perfetta solitudine. Abbiamo sospeso immediatamente i ragazzi dagli allenamenti e dalle partite. Abbiamo parlato tanto con loro, organizzato un ciclo di incontri tra cui uno con Diego Gambale, ex nostro calciatore, che gli ha spiegato cosa significhi essere un calciatore professionista e che quanto accaduto è la cosa più distante dall'essere un atleta. Mi sembra che la scelta di intervenire con rigore e tempestività sia servita. Gli stessi ragazzi hanno vinto la Coppa Lazio e il Comitato regionale durante la premiazione ci ha fatto i complimenti per il fair play mostrato durante tutta la finale”.
 
E non solo...
“Abbiamo definito delle sanzioni rieducative. Dopo alcune iniziative adesso frequenteranno il corso con il Moige per diventare ambasciatori contro il bullismo. Siccome il progetto del Moige coinvolge anche la Boreale, abbiamo invitato il club a far partecipare i loro ragazzi che sono stati sanzionati dal giudice sportivo, starà alla dirigenza decidere se aderire o meno. Non vogliamo essere i primi della classe, ma abbiamo il dovere di preservare i valori del nostro progetto e pertanto essere inflessibili davanti a queste situazioni. Ogni tipo di giustificazione va ad autorizzare il retro pensiero dei ragazzi”.
 
Non capita spesso però che le società puniscano i propri tesserati anche in casi di violenza.
“Dal mio punto di vista è dovere di un dirigente sportivo intervenire comunque anche se la si tratta di reazioni a fronte di comportamenti provocatori. Queste situazioni non devono essere mai validate dalla società sportiva, altrimenti quel comportamento si consolida, anziché minarlo lo si rafforza con il rischio della ripetizione del gesto”.

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